Perché dopo il voto in Emilia Romagna può cadere il governo

Alessandro Cipolla

29 Ottobre 2019 - 11:25

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Il 26 gennaio si terranno le elezioni regionali in Emilia Romagna: a differenza dell’Umbria questo voto potrebbe portare alla caduta del Conte bis, anche se appare difficile l’ipotesi di elezioni anticipate nell’immediato.

Perché dopo il voto in Emilia Romagna può cadere il governo

Acque agitate all’interno della maggioranza giallorossa. I risultati delle elezioni in Umbria hanno portato a un irrigidimento da parte di Luigi Di Maio, che senza usare mezzi termini ha dichiarato come non ci saranno più alleanze locali tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico.

Una presa di posizione che rende di conseguenza quasi impossibile un’asse anche alle prossime regionali, dove fino a qualche giorno fa si parlava di una spartizione con il candidato in Calabria che sarebbe spettato ai pentastellati e quello in Emilia Romagna al PD.

Secondo il proprio capo politico i 5 Stelle alle urne torneranno a correre per conto proprio, magari facendo squadra soltanto con liste puramente civiche. Il prossimo 26 gennaio c’è quindi la concreta possibilità che il centrodestra possa mettere la propria bandierina anche in Emilia Romagna, cosa che provocherebbe un autentico terremoto politico.

Più che all’approvazione della legge di Bilancio, il futuro del governo Conte bis appare quindi appeso all’esito del voto in Emilia Romagna, anche se le elezioni anticipate invocate da Lega e Fratelli d’Italia sono una opzione che rimarrebbe in ogni caso improbabile.

Il bivio delle elezioni in Emilia Romagna

In Emilia Romagna le urne si apriranno domenica 26 gennaio. Al momento i candidati sono il governatore uscente Stefano Bonaccini per il centrosinistra e Lucia Borgonzoni, senatrice della Lega che guiderà l’assalto del centrodestra.

Dopo il patto sancito in Umbria, si parlava di un apparentamento tra PD e Movimento 5 Stelle anche in questo voto. Adesso però tutto sembrerebbe essere rimesso in discussione, con i grillini che dovrebbero presentare un proprio candidato.

L’Emilia Romagna così come l’Umbria è una storica “regione rossa”, con Bonaccini che viene dato nei sondaggi di poco avanti rispetto alla Borgonzoni. Un’alleanza con i 5 Stelle sarebbe quindi molto importante per il governatore.

Dopo le parole di Luigi Di Maio sarà però difficile vedere i giallorossi ancora insieme alle urne. In questo scenario di nuovo tripolare, il prossimo 26 gennaio tutto farebbe pensare a un serratissimo testa a testa tra Bonaccini e la Borgonzoni.

Se il centrodestra dovesse riuscire a espugnare anche questa roccaforte del centrosinistra, ci potrebbero essere forti ripercussioni pure a livello nazionale con il governo Conte bis che a quel punto diventerebbe più che traballante.

Niente elezioni anticipate

Matteo Salvini è dallo scorso agosto che sta chiedendo a gran voce un ritorno alle urne. L’aver fatto cadere il primo governo Conte ha prodotto però soltanto la nascita della nuova maggioranza giallorossa.

Adesso che il centrodestra ha vinto in Umbria il Carroccio è tornato all’assalto chiedendo delle elezioni anticipate, ma l’appuntamento cerchiato con il circoletto rosso è quello dell’Emilia Romagna.

Una spallata anche il 26 gennaio potrebbe però portare “soltanto” alla caduta di questo governo. In caso di successo di Lucia Borgonzoni, la permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi diventerebbe a quel punto molto in bilico.

I quattro partiti che reggono l’esecutivo potrebbero quindi operare un rimpasto di governo a partire dal premier, ma non è da escludere anche che possano nascere nuove maggioranze come un ritorno dell’alleanza gialloverde già rimpianta sia da molti leghisti che dai grillini.

Improbabile invece che ci possano essere delle elezioni anticipate. Luigi Di Maio e Matteo Renzi pur di evitare il voto hanno sancito un patto di governo dopo essersi insultati per anni, mentre La Sinistra terminata questa legislatura rischia seriamente di rimanere fuori dal prossimo Parlamento.

Con il 5% attestato dai sondaggi Renzi non è ancora pronto per misurarsi alle urne, mentre Di Maio così come tutta l’attuale classe dirigente 5 Stelle non sarebbe più ricandidabile per la regola dei due mandati.

C’è poi in ballo la questione del Presidente della Repubblica da eleggere a inizio 2022, così come una legge elettorale da dover modificare a seguito dell’approvazione della riforma del taglio dei parlamentari.

Soprattutto c’è la ferma volontà dei tanti peones di non abbandonare la bambagia romana neanche a metà legislatura, cosa che toglierebbe a chi è al primo mandato di maturare i requisiti per la pensione parlamentare.

Le elezioni in Emilia Romagna senza dubbio potrebbero segnare, nel bene o nel male, il futuro del Conte bis, ma per delle nuove elezioni il sentore è che si dovrà aspettare almeno il 2022 ovvero quando il Parlamento sarà chiamato a eleggere il successore al Colle di Sergio Mattarella.

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