Fisco, basta dichiarazione dei redditi entro 5 anni. Bufala o realtà?

Francesco Oliva

11/11/2017

Dichiarazione dei redditi: secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini entro cinque anni non esisterà più... occorre credergli?

Fisco, basta dichiarazione dei redditi entro 5 anni. Bufala o realtà?

In un’intervista di oggi a Repubblica.it il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini ha dichiarato che fra cinque anni la dichiarazione dei redditi non esisterà più. Si tratta di una bufala o è la realtà? I cittadini devono credergli?

A modesto avviso di chi scrive si tratta di una boutade, anche abbastanza grave. O forse si tratta di una dichiarazione di intenti sincera, ma quantomeno irrealistica.

Il fisco italiano è malato e questo lo sanno tutti, anche i non addetti ai lavori. Imposizione fiscale troppo alta, troppe regole e spesso poco chiare. Quindi tutti sappiamo che questo sistema deve cambiare, anche perché si tratta di un fattore fondamentale per la competitività delle imprese, sia sul piano interno che internazionale.

La parola chiave degli ultimi tre anni - considerano il 2014 come anno spartiacque - è semplificazione. Il legislatore fiscale ha avviato la dichiarazione dei redditi precompilata, il modello 730 disponibile direttamente dal servizio Fisconline dell’Agenzia delle Entrate. Successivamente si è andati ancora avanti con la fattura elettronica, oggi obbligatoria nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, fra poco anche fra privati.

La direzione quindi è quella giusta ma... per adesso la realtà non è quella che si lascia intendere da più parti.

Il modello 730 precompilato sinora è stato un mezzo disastro. Nei primi tre anni lo hanno utilizzato mediamente meno di due cittadini su dieci, spesso supportati dal proprio commercialista. Ciò in quanto la dichiarazione dei redditi precompilata troppo spesso manca di dati importanti, legati soprattutto agli immobili ed alle spese sanitarie. Con questo non si vuole criticare l’impostazione, che è assolutamente corretta. Ma non si può accettare che lo si faccia passare come un successo. Il sito dell’Agenzia delle Entrate - ed i relativi servizi online - devono essere ancora molto migliorati. Con il tempo che servirà, ma evitando falsi trionfalismi.

Passiamo alle imprese. Qui le false semplificazioni sono davvero numerose.

Si pensi, a titolo di esempio, ai seguenti adempimenti: split payment IVA, reverse charge, comunicazioni IVA delle liquidazioni periodiche e spesometro. Quest’ultimo, in particolare, dimostra come la realtà sia ben lontana dai proclami fatti dall’Agenzia delle Entrate e da una parte della politica. Soprattutto lo spesometro e le comunicazioni IVA appaiono più come strumenti idonei ad inserire ipotetiche poste finanziarie nel bilancio dello Stato (sotto la voce recupero dell’evasione fiscale...) piuttosto che adempimenti realmente utili per il fisco. Soprattutto per quanto concerne lo spesosometro ovvero l’elenco fatture emesse e ricevute. Quest’anno la relativa scadenza è stata prorogata ben cinque volte (5!!), ha generato seri problemi di privacy per le aziende e, per non farsi mancare nulla, si è rivelato totalmente inutile data la mole impressionante di dati che l’Agenzia delle Entrate ha ricevuto.

Queste brevi considerazioni per affermare due concetti. Il primo è che le istituzioni dovrebbero essere sincere, raccontando sempre la verità ed evitando di lanciare messaggi che fanno solo danni (perché non dire ai cittadini del carico di lavoro non pagato che lo Stato sta dando ai commercialisti, unico vero baluardo della legalità fiscale nel nostro Paese?!). In secondo luogo occorre evidenziare come la direzione di un fisco più semplice e più digitale sia comunque quella corretta, purché fatta nei modi e nei tempi corretti. Senza lanciare provocazioni poco serie, proprio come quella dell’abrogazione della dichiarazione dei redditi fra cinque anni.

A proposito, Dottor Ruffini, ma i dati per fare le dichiarazioni precompilate chi ve li invia...?

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