Richiesta ufficiale dei commercialisti: spesometro sperimentale e senza sanzioni. Intanto monta il caso privacy e tutela dei dati.
Lo spesometro 2017 - elenco fatture emesse e ricevute relative al primo semestre dell’anno - è diventato una vera e propria farsa.
Si tratta di un adempimento di cui si discute la reale utilità, anzi da più parti se ne chiede l’abolizione sin da quando era annuale (cioé sino allo scorso anno; successivamente è diventato trimestrale, salvo per il 2017 in cui è ammesso l’invio semestrale). Come se ciò non bastasse, la struttura dell’Agenzia delle Entrate si è fatta trovare totalmente impreparata all’appuntamento. La nuova piattaforma web fatture e corrispettivi non funziona correttamente e addirittura in questi ultimi giorni è venuta fuori anche la questione della violazione della privacy dei contribuenti (su questo punto si veda l’articolo di Italia Oggi “Spesometro, dati fiscali senza protezioni”).
Per questo motivo il Consiglio nazionale dei commercialisti ha chiesto ufficialmente la proroga della scadenza dello spesometro.
Proroga scadenza spesometro 2017 chiesta dai commercialisti
Nonostante siano intervenute già tre proroghe, lo spesometro relativo al primo semestre 2017 potrebbe ulteriormente essere oggetto di proroga.
Almeno questo è quello che chiede il presidente del Cndcec Massimo Miani:
“Considerare questo primo invio di natura sperimentale, con conseguente disapplicazione delle sanzioni per le violazioni eventualmente commesso, con la possibilità di effettuare correzioni.
Abbiamo sottolineato, a più riprese, l’estrema complessità e gravosità del nuovo adempimento in termini di costi e di tempi necessari, nonché la sua singolarità nel panorama normativo dei Paesi ad economia avanzata.
Per questo abbiamo apprezzato le recenti dichiarazioni del viceministro all’Economia, Luigi Casero, che, nel riconoscere le difficoltà di applicazione di questo nuovo strumento, ha dichiarato che gli errori non dolosi saranno perdonati e stiamo intervenendo per contenere i casi di rifiuto”
Sanzioni spesometro 2017
In caso di omissione, errori o incompletezza di dati nell’invio telematico dello spesometro 2017 sono previste sanzioni che vanno da un minimo di 2 euro per ciascuna fattura non comunicata ad un massimo di 1.000 euro a semestre.
Le violazioni potranno essere sanate con ravvedimento operoso mediante sanzioni modulate sulla base del ritardo con cui si procede all’integrazione di dati omessi o trasmessi in maniera inesatta:
- 1/9 di 500 euro se lo spesometro è inviato entro 15 giorni dalla scadenza originaria;
- 1/9 di 1.000 euro se la correzione avviene entro 90 giorni dalla scadenza originaria;
- 1/8 di 1.000 euro se il modello è presentato oltre 90 giorni ma entro un anno dalla scadenza;
- 1/7 di 1.000 euro se la regolarizzazione avviene entro due anni;
- 1/6 di 1.000 euro se la regolarizzazione avviene oltre due anni;
- 1/5 di 1.000 euro se la regolarizzazione è effettuata dopo la constatazione della violazione.
Quindi niente sanzioni per questo primo invio telematico dello spesometro?
Questo è quello che attualmente prevede la legge.
Qualora passasse l’idea del viceministro Casero, poi rilanciata dal presidente Miani, occorrerebbe un provvedimento normativo ad hoc che vada a riformare quanto previsto dal DL 78/2010 e dal DL 193/2016. Provvedimento in assenza del quale non si capisce come possano essere “tollerati” comportamenti che la norma prevede come sanzionabili.
A meno che non si voglia proseguire nel pericoloso percorso che sta avvicinando sempre di più l’Agenzia delle Entrate ad un ruolo di “legislatore occulto non autorizzato”.
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