Dazi Trump entrano in vigore, mentre arriva un dato macro tedesco da pelle d’oca

Laura Naka Antonelli

7 Agosto 2025 - 12:23

Il dato macro arrivato dalla Germania fa accapponare la pelle all’Europa, mentre oggi entrano in vigore i dazi di Trump in più di 90 Paesi.

Dazi Trump entrano in vigore, mentre arriva un dato macro tedesco da pelle d’oca

Un dato che fa accapponare la pelle, e che è piombato in Europa oggi, giovedì 7 agosto 2025, lo stesso giorno in cui i dazi decisi dall’amministrazione USA, sferrati contro più di 90 Paesi al mondo, sono entrati in vigore, e all’indomani delle dichiarazioni trionfanti del presidente americano Donald Trump, che ha garantito agli Stati Uniti, grazie alle tariffe, saranno inondati dall’arrivo di miliardi di dollari.

Trump, in queste ultime ore, ha anche azzannato ulteriormente l’India, annunciando dazi al 50%, che diventeranno effettivi a partire dal prossimo 27 agosto, a meno che New Delhi non smetterà di acquistare petrolio dalla Russia.

La reazione dell’India alla minaccia del presidente americano, va sottolineato, non si è fatta attendere, in una fase storica in cui non mancano alcuni paradossi e contraddizioni nelle politiche commerciali che vedono protagonisti le varie economie mondiali.

Produzione industriale Germania -1,9% a giugno, ai minimi da maggio 2020

Nel frattempo, il dato macro da pelle d’oca che ha gelato l’Europa è quello relativo alla produzione industriale della Germania che, stando a quanto reso noto stamattina dall’agenzia statistica del Paese Destatis, ha segnato un tonfo nel mese di giugno pari a -1,9%, decisamente peggio della flessione dello 0,5% attesa.

Il calo ha fatto capitolare la produzione industriale tedesca al livello minimo dal maggio del 2020, ovvero da quando nel mondo infuriava la pandemia Covid-19.

Non solo. La Germania è stata costretta a rivedere al ribasso anche i numeri precedenti di maggio, e in modo alquanto brusco, rendendo noto che la performance della produzione industriale, quel mese, non è stata di una crescita pari a +1,2%, ma di una ritirata dello 0,1%.

Tutto mentre il mondo intero trema, nel cercare di calcolare quello che sarà l’effetto dei dazi di Trump.

Trump tra l’altro non ha ’solo’ gongolato, nella giornata di ieri, agli effetti benefici, a suo dire, che i dazi avranno sull’economia USA. Il presidente USA ha anche minacciato di imporre dazi pari a ben il 100% sui chip che vengono importati dagli Stati Uniti e che vengono dunque prodotti all’estero.

Produzione industriale tedesca, il calcolo sull’impatto negativo sul PIL

Tornando al dato tedesco, in evidenza non solo la performance della produzione industriale di giugno, ma dell’intero secondo trimestre 2025, pari a una flessione dell’1% su base trimestrale.

Un dietrofront, quello dell’indicatore, che ha affossato l’impressione di un recupero della produzione industriale in Germania dopo il forte calo sofferto nel 2024.

Interpellata dall’agenzia di stampa Reuters, Franziska Palmas, economista senior della divisione di Capital Economics dedicata all’Europa, ha detto infatti che le informazioni che arrivano dal fronte macro tedesco stanno confermando piuttosto che l’erosione dell’economia teutonica sta proseguendo anche in questo 2025.

“L’outlook di medio termine per l’industria tedesca rimane debole, considerata la crescita debole sia in Europa che in Asia, e il fatto che la competizione più agguerrita da parte dei produttori cinesi probabilmente peserà in modo significativo sulla domanda dei beni industriali tedeschi”.

Inoltre, ha aggiunto Palmas, la ritirata della produzione industriale tedesca, pari a -1% nel secondo trimestre su base trimestrale, indica che l’industria ha sottratto dal PIL della Germania, in quel trimestre, una crescita pari a 0,3% circa.

Come se non bastasse, il dato annunciato oggi da Berlino ha fatto seguito a quello annunciato ieri, relativo agli ordini all’industria, che hanno segnato anch’essi una flessione inattesa, arretrando a giugno dell’1%, e riportando così il secondo mese consecutivo di ribassi.

Il risultato, secondo Carsten Brzeski, responsabile globale della divisione macro di ING, è che Berlino potrebbe essere costretta a rivedere al ribasso il dato relativo al PIL tedesco del secondo trimestre che, secondo i dati preliminari, sarebbe sceso dello 0,1% (come in Italia), a causa del rallentamento della domanda di beni tedeschi da parte degli Stati Uniti, dopo la corsa agli acquisti lanciata dalle aziende americane nei mesi precedenti, prima dell’entrata in vigore dei dazi di Trump.

Dazi USA entrati in vigore oggi 7 agosto, Trump gongola

I dazi di Trump che sono scattati oggi alla mezzanotte ora di New York, le 6 ora italiana, sono stati inaugurati dal presidente americano con un post pubblicato sul suo social Truth, con il capo della Casa Bianca che ha preannunciato l’arrivo negli States di “ miliardi di dollari, provenienti in gran parte da Paesi che hanno approfittato per anni degli Stati Uniti ”.

Nel caso dell’UE, a seguito dell’accordo raggiunto con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, così come del Giappone e della Corea del Sud, le tariffe saranno pari al 15%.

Non va dimenticata però la minaccia lanciata dallo stesso presidente USA giorni fa di dazi contro l’Europa che potrebbero balzare anche fino al 35%, nel caso in cui il continente non effettuasse investimenti negli USA, come promesso, pari a $600 miliardi.

Dazi più pesanti contro Siria, Svizzera, Brasile. Il caso dell’India

Tra i dazi più alti decisi da Trump, quelli contro la Siria (41%), il Laos e il Myanmar (in entrambi in casi al 40%), mentre la Svizzera è stata colpita da tariffe pari al 39%.

Il Brasile e l’India sono le economie che sono state maggiormente colpite dalla furia di Trump, con dazi pari al 50% anche se va precisato che, se in Brasile le tariffe sono entrate in vigore oggi, al momento l’India fa i conti con dazi del 25% che tuttavia, in base alle minacce di Trump, potrebbero essere portate al 50%, se il Paese non smetterà di acquistare il petrolio dalla Russia.

A Taiwan le tariffe diventate effettive in vigore a partire dalla giornata di oggi sono pari al 20%, anche se il presidente Lai Ching-te ha parlato di un dazio temporaneo, visto che le trattative con gli Stati Uniti vanno avanti, mentre la scorsa settimana gli Stati Uniti hanno mollato uno schiaffo deciso contro il Canada, alzando i dazi dal 25% al 35%.

Il Regno Unito farà invece fronte a dazi pari al 10%. Rimane poco chiara l’entità delle misure punitive che Trump ha deciso di adottare contro la Cina e il Messico.

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