Dazi, boomerang per Trump? Ecco cosa succede negli USA

Violetta Silvestri

30 Luglio 2025 - 12:28

La politica dei dazi voluta da Trump sta colpendo grandi aziende e consumatori USA. Ecco come le tariffe sono un boomerang.

Dazi, boomerang per Trump? Ecco cosa succede negli USA

L’altra faccia dei dazi sta diventando sempre più chiara, soprattutto negli Stati Uniti. Se, infatti, Trump insiste con la politica tariffaria - pur concedendo dei discutibili accordi - in nome del “Make America Great Again”, la realtà svela che merci importate più costose significano prezzi maggiori per i beni venduti.
È la logica del mercato.

In sintesi, le aziende stanno ormai mostrando senza veli come intendono gestire le tariffe: scaricandole sui consumatori americani. Per tutta la primavera, i grandi rivenditori e i produttori di beni di consumo hanno avvertito che le imposte sui beni importati avrebbero messo in difficoltà le loro attività, costringendoli a scegliere tra minori guadagni e il trasferimento di costi più elevati ai clienti.

I distributori di beni e le grandi società in generale dovranno affrontare sfide enormi nei prossimi trimestri e, costretti a comprare merci importate a costi aggravati dai dazi, probabilmente aumenteranno il prezzo diretto ai consumatori. Procter & Gamble, per esempio, ha dichiarato che aumenterà i prezzi di circa un quarto dei suoi prodotti negli Stati Uniti per compensare il costo dei nuovi dazi.

Mentre quest’anno gli indici azionari statunitensi hanno raggiunto livelli record, grazie a massicci investimenti in azioni tecnologiche, molti indicatori di consumo hanno incontrato difficoltà. Il boomerang tariffe si sta per scagliare su Trump?

Così i dazi affondano anche le grandi aziende USA

Dopo l’annuncio dei dazi del 2 aprile da parte di Trump in occasione del “Giorno della Liberazione”, le azioni P&G sono diminuite del 19%. Nestlé è in calo del 20% e Kimberly-Clark ha perso l’11% e PepsiCo è sceso di quasi il 7%, mentre il benchmark S&P 500 ha guadagnato più del 13%.

Le aziende di beni di consumo, alimenti e bevande hanno dovuto fare i conti con vendite fiacche dall’inizio della pandemia, poiché gli acquirenti si sono rifiutati di acquistare prodotti alimentari confezionati di marca, sempre più costosi. La scorsa settimana Nestlé ha dichiarato che i consumatori in Nord America sono diffidenti nel pagare di più alla cassa.

Ulteriori aumenti dei prezzi accresceranno le preoccupazioni degli investitori su come i grandi marchi stanno affrontando la sfida combinata dei consumatori parsimoniosi e degli elevati costi creati dalla guerra commerciale di Trump.

“Vedremo aziende come Walmart, Amazon e Best Buy costrette a trasferire gli aumenti dei prezzi ai consumatori”, ha affermato Bill George, ex presidente e CEO di Medtronic e membro del programma Executive Education presso la Harvard Business School.

Tra il 16 e il 25 luglio, le aziende presenti nel Reuters Global Dating Tracker hanno dichiarato di aspettarsi una perdita complessiva compresa tra 7,1 e 8,3 miliardi di dollari per l’intero anno.

Molte imprese hanno spedito più beni e materie prime negli Stati Uniti prima dell’entrata in vigore dei dazi. Economisti e analisti ritengono che l’accaparramento abbia contribuito a ritardare l’aumento dei prezzi, il che spiega perché i dazi non siano ancora comparsi nei dati sull’inflazione statunitense.

Andrew Wilson, vicesegretario generale della Camera di commercio internazionale, stima che l’inflazione si farà sentire quando le aziende avranno esaurito le scorte, ma ciò potrebbe non avvenire prima del quarto o del primo trimestre del prossimo anno.

Il 2026 potrebbe ancora riservare brutte sorprese ai consumatori. È l’effetto dazi.

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