Crisi USA-Iran: Teheran alza la voce e minaccia sul nucleare

Violetta Silvestri

17/01/2020

18/01/2020 - 17:58

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Crisi USA-Iran: Teheran mantiene alta la tensione dopo le parole della Guida suprema. E il nucleare continua a essere una minaccia

Crisi USA-Iran: Teheran alza la voce e minaccia sul nucleare

La crisi USA-Iran è tutt’altro che spenta. L’aver scongiurato l’esplosione di una vera e propria guerra dopo giorni di massimo allarme, infatti, non ha smorzato la forte rivalità tra i due Stati.

A testimonianza di un clima teso e pronto a esplodere in una nuova escalation - soprattutto sul nucleare - sono arrivate le dure parole della Guida suprema iraniana.

L’Ayatollah Ali Khamenei ha tenuto oggi, venerdì 17 dicembre, il sermone nel giorno della preghiera sacra, dopo 8 anni di assenza. L’occasione è stata sfruttata in modo strategico per ribadire profonda avversione nei confronti della politica statunitense.

Trump e l’Occidente tutto - Europa compresa - continuano ad essere disegnati come i nemici da combattere. Sottovalutando le proteste interne contro il regime, Teheran ha di nuovo puntato il dito sulla prepotenza dei rivali in tema nucleare.

Proprio gli armamenti atomici, infatti, restano il nodo cruciale della crisi USA-Iran. Nella quale l’Europa potrebbe giocare un ruolo importante. O entrare a pieno titolo tra i nemici della Repubblica Islamica, come minacciato dallo stesso Khameini.

Crisi USA-Iran: per Khamenei Trump è un “pagliaccio”

La nazione iraniana è riuscita a “dare uno schiaffo agli Stati Uniti”: questa è stata l’espressione usata dalla Guida suprema di Teheran durante il sermone.

Con l’intenzione di ribadire l’avversione nei confronti del nemico americano, Khamenei non ha esitato a definire il Presidente USA “un pagliaccio”, che si dichiara a favore del popolo iraniano appoggiando le proteste di piazza, ma che sarebbe pronto a “pugnalare alle spalle” lo stesso popolo della Repubblica islamica.

La crisi USA-Iran non è affatto risolta. Nonostante dopo l’inizio infuocato di gennaio le relazioni tra le due potenze non siano degenerate, la guerra di parole e dichiarazioni non è mai veramente cessata.

Gli Stati Uniti restano “terroristi”, secondo le ultime dichiarazioni del leader supremo e una distensione reale appare, quindi, piuttosto difficile. Lo status quo attuale, in realtà, non promette nulla di rincuorante e mantiene alta l’allerta tra i due Paesi. E, di conseguenza, nel mondo intero.

L’uccisione del generale Soleimani, l’attacco vendicativo dei missili sulle basi USa in Iraq, l’esplosione del Boeing ad opera dei razzi iraniani e le proteste di piazza del popolo della Repubblica Islamica - contro il regime - hanno riportato Teheran al centro del mondo.

Le autorità, tra le quali Khamenei, continuano a puntare il dito su tutti gli attori esterni, responsabili, a loro avviso, anche dell’esplosione della piazza che ha rivendicato un cambiamento totale al potere.

Intanto, però, la nazione islamica rischia di perdere il controllo su più fronti. Le richieste inascoltate di riforme costituzionali e economiche potrebbero essere un boomerang per il Paese, soprattutto in vista delle elezioni legislative di febbraio.

Teheran e la minaccia nucleare: il ruolo dell’Europa

Le parole sferzanti e decise di Khamenei nel suo sermone non hanno risparmiato i Paesi europei. Già il Presidente Rouhani aveva messo in guardia le truppe erupee presenti nel territorio iraniano.

Il tema al centro delle preoccupazioni e delle minaccce è cruciale: l’accordo sul nucleare.

Mantenere in vita l’intesa è considerato un obiettivo fondamentale per scongiurare rischi gravi alla sicurezza internazionale. L’uscita unilaterale degli USA, quindi, chiama in causa soprattutto gli Stati europei e la loro capacità negoziale.

Nel discorso odierno la Guida suprema ha espresso sfiducia verso Regno Unito, Francia e Germania - fimatarie del patto - dopo che i tre Paesi hanno deciso di attivare il meccanismo di risoluzione delle dispute.

La presa di posizione degli Stati europei è scattata a seguito della constatazione di violazioni sull’arricchimento dell’uranio da parte iraniana. Il sistema avviato consente di risolvere la disputa in corso nel tempo di un mese. Tra le conseguenze dirette verso la controparte iraniana c’è anche l’ipotesi di introdurre sanzioni tramite le Nazioni Unite.

L’indebolimento dell’accordo sul nucleare anche con i partner dell’Europa sarebbe un grave rischio per il mondo.

Fare in modo che si riprenda la collaborazione sull’energia atomica è fondamentale. Non soltanto per evitare un’escalation nella crisi USA-Iran, ma anche per evitare nuovi venti di guerra.

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