Cosa sta succedendo a Barcellona? La Spagna sempre più nel caos

Violetta Silvestri

18/10/2019

18/10/2019 - 15:21

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Non si fermano le proteste in Catalogna e in particolare a Barcellona dopo le sentenze di condanna ai leader indipendentisti. Cosa succederà adesso in Spagna con il Paese iberico prossimo alle quarte elezioni in quattro anni?

Cosa sta succedendo a Barcellona? La Spagna sempre più nel caos

Non si fermano le proteste in Catalogna, con ben cinque cortei previsti a Barcellona e il Clásico tra i blaugrana e il Real Madrid rinviato a data da destinarsi. Dopo la decisione della Corte suprema spagnola contro gli indipendentisti, è tornato infatti il clima di tensione sulla storica questione dell’autonomia di questa regione.

Cosa succederà in Spagna? Le prossime elezioni politiche, fissate per il 10 novembre, complicano ulteriormente uno scenario già non facile nello Stato iberico.

Il clima è incandescente. Tutto è iniziato lunedì scorso, quando la Corte suprema spagnola ha condannato 12 leader separatisti con l’accusa di sedizione, disobbedienza e abuso di fondi pubblici, infliggendo pene detentive fino a 13 anni.

Nel mirino dei giudici c’era la proclamazione dell’indipendenza della Catalogna avvenuta nell’ottobre 2017, dopo l’esito di un referendum molto contestato e considerato illegale dal governo spagnolo centrale.

La decisione della Corte ha fatto ripiombare nel caos e nell’incertezza l’intero Paese. Intanto a Madrid ci si prepara al voto dopo l’ennesima crisi di governo, ma cosa potrebbe succedere in Spagna in questo clima poco rassicurante è un autentico enigma.

Le proteste in Catalogna

Quando un problema non viene risolto, eccolo che puntualmente torna a fare capolino alla prima occasione. La questione indipendentista non è stata mai veramente affrontata dopo il Referendum del 2017, con tutta la Catalogna che adesso è ripiombata nel caos.

Quando il Tribunale Supremo ha pronunciato la sua sentenza di condanna nei confronti degli organizzatori del referendum, 100 anni di condanna in totale, subito sono iniziate di nuovo le proteste che sono sfociate anche in vere e proprie battaglie urbane.

Finora si contano quasi un centinaio di feriti e trenta arresti, ma questi numeri sono destinati ad aumentare visto lo sciopero generale proclamato in Catalogna e i cinque cortei previsti a Barcellona.

La situazione in tutta la regione è di forte instabilità, tanto che il Clásico tra Barcellona e il Real Madrid che si doveva disputare al Camp Nou è statp rinviato a data da destinarsi dopo che si era ipotizzata anche una possibile inversione di campo.

Verso le elezioni: i rischi per Sanchez

La Spagna è in pieno fermento tra le proteste in Catalogna - ancora calde ed imprevedibili negli esiti - e la preparazione alle prossime elezioni politiche di novembre.

Cosa succederà? La domanda è più che lecita e chiama in causa innanzitutto il Primo Ministro ad interim, Pedro Sanchez.

Quando è entrato in carica l’anno scorso, ha cercato di promuovere il dialogo con le autorità catalane, abbandonando la politica più dura ed intransigente della precedente amministrazione conservatrice di Mariano Rajoy.

Il punto di riferimento di Sanchez è sempre stato la Costituzione del Paese, secondo la quale non può esserci divisione. Il leader socialista, però, ha tentato di alternare toni severi e dichiarazioni concilianti per non esacerbare il clima. Alla luce della sentenza sull’indipendenza della Catalogna, Sanchez ha ribadito i concetti del rispetto della democrazia e della legge.

Come si comporterà in vista delle elezioni? La posizione di Sanchez non è facile, visto che il suo partito non è sempre stato unanime nel negare in modo netto la strada dell’indipendenza catalana. Trovare un equilibrio sulla questione nella campagna elettorale potrebbe essere difficile.

Le proteste favoriscono la destra?

Più lineare appare la reazione alla sentenza della Corte suprema dei partiti di destra spagnoli. Questi, infatti, tradizionalmente raccolgono il sostegno di coloro che difendono l’unità nazionale, sia all’interno della Catalogna che nel resto della Spagna.

Il Partito popolare conservatore, l’estrema destra Vox e il liberale Ciudadanos hanno insistito molto sulla faccenda della Catalogna per remare contro il Primo ministro, definendolo un traditore. In realtà, questa strategia politica non ha dato molti frutti.

I sondaggi, infatti, hanno indicato che la Catalogna non era tra le preoccupazioni più importanti per i cittadini. Ora, in vista delle elezioni di novembre, i partiti di destra potrebbero giocare di nuovo questa carta.

Tutto dipenderà da come si evolveranno le proteste, che ad oggi sembrano determinate e non accennano a placarsi dopo aver causato il caos anche all’aeroporto di Barcellona.

Se dovessero esserci scontri più violenti e la crisi sfuggire al controllo, Sanchez sarebbe il primo ad essere chiamato in causa. Soprattutto dagli avversari nelle elezioni di novembre.

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