Contratti a tempo determinato, cambiano le regole: le novità per 3 milioni di lavoratori

Giacomo Andreoli

27 Aprile 2023 - 17:22

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Con il nuovo decreto lavoro per 3 milioni di persone arrivano importanti novità: cambiano infatti i contratti a tempo determinato, con una nuova mini-liberalizzazione voluta dal governo Meloni.

Contratti a tempo determinato, cambiano le regole: le novità per 3 milioni di lavoratori

I contratti a tempo determinato stanno per cambiare, ancora. Il 1° maggio, in occasione della festa dei lavoratori e delle lavoratrici, il governo Meloni dovrebbe portare in Consiglio dei ministri un nuovo decreto per intervenire proprio sul tema lavoro. Per 3 milioni di persone, dunque, sono attese importanti novità.

Finora, con le regole previste dal decreto Dignità (varato nell’estate del 2018 dal governo Conte I), per i contratti a termine dopo 12 mesi scatta l’obbligo di inserire la causale. Su 3,59 milioni di contratti a tempo determinato attualmente in corso, sono 2,99 milioni quelli con una durata fino a un anno. Ora, per chi ha questi contratti, le cose stanno per cambiare.

Contratti a termine, cosa dice il decreto Dignità

Secondo l’attuale normativa il motivo da specificare per il nuovo contratto a tempo, dopo un periodo iniziale di 12 mesi, può essere: esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria, sostituzione di lavoratori, incrementi temporanei e significativi dell’attività. Queste clausole non valgono per il lavoro stagionale e per i contratti dei dirigenti, per cui non bisogna indicare causali.

Nel 2020 e nel 2021, a causa della pandemia da Covid-19, queste regole sono state sospese in via straordinaria. Quindi il governo Draghi, con il decreto Sostegni bis, aveva stabilito che oltre alle causali obbligatorie, potevano essere inserite delle altre per allungare i contratti a termine, ma dovevano essere individuate dalla contrattazione collettiva. La norma è stata valida fino allo scorso 30 settembre 2022 e non è stata rinnovata.

Contratti a termine, cosa prevede il decreto lavoro del governo Meloni

Con il decreto i datori di lavoro potranno non indicare le causali se lo prevede la contrattazione collettiva. Altrimenti, assieme ai lavoratori, potranno individuare “specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva” per ricorrere al lavoro a scadenza, facendo approvare le causali dalle commissioni di certificazione costituite presso enti bilaterali, università, ministero del Lavoro, direzioni provinciali o consigli provinciali dei consulenti del lavoro. Altra motivazione per ricorrere al contratto a tempo determinato è poi la sostituzione di altri lavoratori.

La soddisfazione dei consulenti del lavoro

Per i consulenti del lavoro si tratta di una novità positiva, per mediare tra “flessibilità del lavoro e i diritti del lavoratore”. In ogni caso, però, fare contratti a termine sarà più semplice del passato, con il rischio, secondo Pd, Alleanza Sinistra/Verdi e Movimento 5 Stelle, di aumentare la precarietà già dilagante.

Far “bollinare” le causali, spiega a Il Sole 24 Ore Luca De Compadri, componente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del Lavoro, “si tratta di una procedura riferita al singolo contratto a termine che presso i consulenti del lavoro richiede sette-otto giorni e può essere dunque attivata dalle aziende un paio di settimane prima di sottoscrivere il contratto di lavoro”. I costi, ammette però lo stesso Compadri, “sono contenuti, limitati ai diritti di segreteria”.

La reazione dei sindacati

Cgil e Uil rispondono negativamente, parlando di un decreto provocatorio che non aiuta i lavoratori. Più cauta la Cisl, che attende la versione finale della norma per esprimere una valutazione completa.

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