Cina e crisi in Ucraina: perché il piano di 12 punti non funzionerà

Claudia Cervi

24 Febbraio 2023 - 11:36

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La Cina è alla ricerca di una soluzione per la crisi in Ucraina, ma il piano di 12 punti non sembra sufficiente. Tutti i motivi dietro questo fallimento.

Cina e crisi in Ucraina: perché il piano di 12 punti non funzionerà

La Cina propone un piano di 12 punti per risolvere la crisi in Ucraina, che include la richiesta di un cessate il fuoco e la fine delle sanzioni occidentali contro la Russia. Il documento, pubblicato dalla Cina a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, sottolinea l’opposizione dell’uso di armi nucleari e la necessità di evacuare i civili attraverso corridoi umanitari. Tuttavia, la Cina evita di definire l’invasione russa come tale e si presenta come un mediatore di pace neutrale. Gli Stati Uniti e gli alleati occidentali criticano la posizione ambigua della Cina, che potrebbe compromettere la sua credibilità come mediatore neutrale. Per tale ragione l’intervento della Cina potrebbe non funzionare. Vediamo di seguito tutti i dettagli.

La posizione ambigua della Cina

La Cina ha cercato di presentarsi come un mediatore neutrale nel conflitto tra Russia e Ucraina, ma allo stesso tempo ha stretto relazioni economiche e diplomatiche con la Russia. Questa posizione ambigua riflette la difficoltà della Cina di bilanciare i propri interessi tra i rapporti con la Russia e quelli con l’Occidente, senza schierarsi apertamente con una delle due parti. Tuttavia, la mancata definizione dell’invasione russa dell’Ucraina come tale ha suscitato critiche da parte degli Stati Uniti e degli alleati occidentali.

La risoluzione dell’Onu per porre fine alle ostilità in Ucraina

La risoluzione non vincolante delle Nazioni Unite, che chiedeva alla Russia di porre fine alle ostilità in Ucraina e ritirare le sue forze, è stata adottata dall’Assemblea generale con 141 voti favorevoli e 32 astenuti.
Sette paesi hanno votato contro la risoluzione Onu per una pace giusta in Ucraina: Russia, Siria, Bielorussia, Eritrea, Nord Corea, Nicaragua e Mali. Cina e India si sono astenuti dal voto insieme ad altri 6 paesi. Un risultato in ogni caso migliore di quello dello scorso anno quando 94 Paesi hanno votato a favore.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha richiesto una pace autentica e duratura basata sul rispetto della Carta delle Nazioni unite, del diritto internazionale e dei confini nazionali. La Russia ha convocato i suoi alleati a votare contro la risoluzione, accusando l’Occidente di alimentare la «guerra per procura». L’Italia ha dichiarato il suo sostegno per la pace in Ucraina.

Tuttavia, la Cina ha pubblicato un proprio documento con 12 punti, che non è una proposta di pace, ma una dichiarazione di posizione, chiedendo un cessate il fuoco e l’allentamento graduale della situazione per favorire i colloqui di pace. La proposta è stata accolta positivamente dall’Ucraina, che spera che la Cina solleciti anche la Russia a fermare la guerra. L’UE ha dichiarato che il documento cinese non è una proposta di pace e ha chiesto alla Cina di fare di più per porre fine al conflitto.

Il piano della Cina in 12 punti per risolvere la crisi in Ucraina

Il documento consiste di 12 punti, tra cui:

  1. Rispetto della sovranità, indipendenza e integrità territoriale dei Paesi secondo le leggi internazionali riconosciute;
  2. Abbandono della mentalità della Guerra Fredda e il sostegno di un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile;
  3. Cessate il fuoco e stop ai combattimenti, con il sostegno alla Russia e all’Ucraina affinché si incontrino;
  4. L’unica via d’uscita praticabile sono i colloqui e i negoziati;
  5. Protezione dei civili e creazione di corridoi umanitari per l’evacuazione dalle zone di guerra;
  6. Rispetto rigoroso del diritto umanitario internazionale, astenendosi dall’attacco ai civili e a strutture civili;
  7. Mantenimento della sicurezza delle centrali nucleari e il ruolo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica;
  8. Rigetto delle armi nucleari e delle armi biologiche e chimiche;
  9. Attuazione equilibrata, completa ed efficace dell’accordo per l’export di cereali;
  10. Stop alle sanzioni unilaterali e alle pressioni che creano nuovi problemi;
  11. Promozione della stabilità delle filiere industriali e di approvvigionamento;
  12. Promozione della ricostruzione postbellica.

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