Chi andrebbe in guerra con la nuova legge sui riservisti militari?

Simone Micocci

18 Giugno 2025 - 18:00

Ecco cosa prevede la nuova legge sui riservisti militari in Italia e chi andrebbe in guerra in caso di necessità.

Chi andrebbe in guerra con la nuova legge sui riservisti militari?

Presto inizieranno i lavori parlamentari per una nuova legge sui riservisti militari. In caso di emergenza, come un’ipotetica terza guerra mondiale, sarebbero richiamati alle armi per difendere la nazione.

È quindi fondamentale capire come sarebbe formata la riserva, un dubbio che in queste ore attanaglia molti cittadini. Di fatto, non ci sono indizi di conflitti imminenti, ma la situazione geopolitica non è certo delle più stabili.

Ecco cosa sappiamo.

La nuova legge sui riservisti militari per far fronte ai conflitti

Lo scenario internazionale attuale ha imposto a Paesi come l’Italia una brusca accelerata nel potenziamento della Difesa, a lungo trascurata. Una delle problematiche più importanti è quella quantitativa. Il numero di militari italiani, per quanto dediti e preparati, non è sufficiente rispetto alle necessità della Nazione.

Ecco perché da qualche tempo si discute di una legge sui riservisti militari che, seguendo l’esempio di altri Stati comunitari, permetterebbe di far fronte alle necessità. Al contempo, è necessario intervenire anche per l’aumento dell’organico di tutte le Forze armate italiane. Da questo punto di vista, le sfide sono molteplici: il calo demografico, la carenza di risorse e le numerose criticità che rendono la professione militare meno attrattiva per i giovani.

Di conseguenza, mentre si lavora sul riarmo europeo, si pensa alla costituzione di una riserva militare su cui contare all’occorrenza. Questo è il contenuto della proposta di legge del presidente della commissione Difesa della Camera, Nino Minardo. Un’iniziativa che sembrerebbe trovare l’appoggio anche del Pd, con un analogo testo presentato dal deputato Stefano Graziano che dovrebbe essere unificato in un’unica proposta condivisa.

L’idea di una riserva militare, tuttavia, in parte rassicura e in parte preoccupa i cittadini. L’eventuale scoppio di una guerra, un’eventualità che oggi non appare più remota come un tempo, richiederebbe infatti una mobilitazione massiccia. Di fatto, l’onorevole Minardo considera opportuno implementare le strategie di sicurezza nazionale, tra le quali la riserva militare appare oggi come lo strumento più opportuno e urgente.

Chi andrebbe in guerra?

La proposta di legge Minardo, che dovrebbe essere unificata a quella Graziano, prevede l’istituzione di una riserva da almeno 10.000 unità.

Tutti i riservisti dovranno essere ex militari, congedati senza demerito e aderenti su base volontaria. L’obiettivo è chiaramente poter contare su un bacino di militari addestrati da richiamare tempestivamente in caso di necessità. Chi sarà disposto a far parte della riserva dovrà infatti garantire una reperibilità costante, con l’obbligo di comunicare tempestivamente ogni cambio di domicilio. I riservisti dovranno inoltre partecipare a corsi di addestramento periodici dalla durata di almeno due settimane l’anno sottoporsi ogni anno a controlli medici. I corsi saranno necessari anche all’aggiornamento e al mantenimento delle qualifiche acquisite nel corso del servizio. Si assicura così la piena idoneità psicofisica del personale, che dovrà rappresentare una forza di intervento già pronta e formata in caso di gravi urgenze.

Ribadiamo che la riserva ausiliaria dello Stato, attivabile in circostanze di necessità eccezionale, sarà in ogni caso composta da volontari. Secondo la proposta dell’onorevole Minardo, in particolare, i riservisti potranno essere scelti tra i cittadini italiani in congedo volontario con esperienza di ferma triennale o iniziale ed eventualmente anche tra ex membri delle Forze dell’ordine.

Quanto guadagnano i riservisti?

Durante i lavori parlamentari, che dovrebbero iniziare l’8 luglio, saranno poi definite delle regole più precise, anche per quanto riguarda la retribuzione dei riservisti.

Il modello austriaco, che è evidentemente quello di maggior riferimento in tal senso, prevede per esempio un compenso di 6.000 euro l’anno per i riservisti. Si tratta nel dettaglio di ben 35.000 unità, chiamati a seguire corsi di addestramento da almeno 30 giorni per un periodo continuativo di almeno 5 anni. Anche nella proposta italiana si pensa a un periodo di 5 anni dal congedo, eventualmente prorogabili.

Ovviamente, dovrà essere definito anche il richiamo alle armi. In merito, la proposta di legge prevede che: “in tempo di conflitto o in situazioni di grave crisi suscettibili di ripercuotersi sulla sicurezza dello Stato, per la difesa dei confini nazionali, oppure in caso di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale da parte del Consiglio dei ministri”.

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