Buone notizie per i lavoratori pubblici e privati. Nel 2025 la direzione sembra giusta, tra aumenti in busta paga e rinnovi più veloci, anche se la strada è ancora lunga.
Gli stipendi aumentano, “finalmente” sarebbe il caso di dire. Come certificato dall’Istat, infatti, nell’ultimo semestre sono stati rinnovati ben 10 contratti collettivi, con un aumento medio della retribuzione oraria del 3,5%.
Possono così cominciare le trattative per la nuova stagione contrattuale, per quanto tuttavia 5,7 milioni di dipendenti restano ancora in attesa di un’intesa. A confermarlo è l’ultima rilevazione periodica dell’Istat, che evidenzia anche un accorciamento dei tempi. Si passa da 2 anni e 3 mesi a poco più di 2 anni per arrivare al rinnovo e si registra un complessivo miglioramento del trattamento in busta paga, anche se il margine di evoluzione è ancora ampio.
Le tempistiche sono ancora troppo dilatate e gli aumenti non colmano affatto la perdita del potere d’acquisto subita negli ultimi anni, ma nell’insieme la tendenza è positiva.
D’altronde, proprio in questi giorni è stata siglata all’Aran l’ipotesi di rinnovo del Ccnl dell’Area funzioni centrali per il triennio 2022-2024, con un aumento medio generale di 558 euro lordi mensili per 13 mensilità (e quasi 10.000 euro di arretrati). Come vedremo, tuttavia, il quadro è piuttosto disomogeneo e gli aumenti sono molto differenti a seconda del settore.
Quali buste paga cambiano e come
Come evidenziato dall’Istat il secondo trimestre del 2025 ha segnato un cambiamento positivo nella gestione dell’attività negoziale, portando al recepimento di ben 10 accordi di rinnovo.
La retribuzione oraria del primo semestre dell’anno vede un aumento medio del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma come anticipato ancora insufficiente. Le retribuzioni contrattuali in termini reali sono ancora inferiori del 9% rispetto al 2021, avvertendo il peso dell’inflazione. Nonostante ciò, l’Istat conferma comunque un andamento tendenziale “robusto” delle retribuzioni contrattuali, seppur in rallentamento. L’indice a giugno 2025 ha subito un aumento dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 2,7% rispetto a giugno 2024. In particolare l’aumento tendenziale è stato del:
- 2,3% per l’industria;
- 2,7% per i servizi privati;
- 2,9% per la Pubblica amministrazione.
Gli aumenti tendenziali più elevati sono stati:
- +6,9% ministeri;
- +6,7% militari, Difesa ed energia elettrica;
- +5,8% Forze dell’ordine.
Non si può invece neanche parlare di aumenti più bassi, in quanto all’ultimo posto si trovano i dipendenti di farmacie e telecomunicazioni con un incremento nullo.
Quanto aumentano gli stipendi a seconda del settore
La rilevazione periodica dell’Istat consente anche di mettere a confronto gli aumenti, congiunturali e tendenziali, dei principali settori contrattuali. Vediamo di seguito gli aumenti della retribuzione oraria (in media) per i più importanti raggruppamenti di settore, in base alla differenza tra giugno 2024 e giugno 2025.
Cominciamo con il settore privato, che nel complesso ha registrato un aumento del 2,6%. In particolare, gli aumenti sono stati del:
- agricoltura: +5,7%;
- estrazione minerali: +5,2%;
- alimentari: +4,2%;
- tessili, abbigliamento e lavorazione pelli: +4,8%;
- legno, carta e stampa: +1,6%;
- energia e petroli: +5,2%;
- chimiche: +1%;
- gomma, plastica, minerali non metalliferi: +2,5%;
- settore metalmeccanico: +1,3%;
- energia elettrica: +6,7%;
- gas e acqua: +3,6%;
- servizi di smaltimento rifiuti: +1,3%;
- edilizia: +4,7%;
- commercio: +1,8%;
- distribuzione moderna organizzata: +1,7%;
- farmacie private: 0;
- trasporti, servizi postali e attività connesse: +2,8%;
- pubblici esercizi e alberghi: +4,4%;
- servizi di informazione e comunicazione: +1,7%;
- telecomunicazioni: 0;
- credito e assicurazioni: +5,1%;
- altri servizi privati: +2,9%.
La Pubblica amministrazione ha invece registrato un aumento generale del 2,9%, grazie all’aumento del 2,1% per i comparti di contrattazione collettiva e al +6,9% dei ministeri. Si hanno poi:
- +0,6% per Regioni e autonomie locali;
- +0,5% Ssn;
- + 2,8% Scuola;
- +5,8% Forze dell’ordine;
- +6,7% militari e Difesa;
- +2,6% Vigili del fuoco.
L’indice generale totale, invece, è aumentato del 2,7%. Tutti i dipendenti pubblici, come pure 3 dipendenti su 10 del settore privato, restano comunque in attesa del rinnovo, avendo siglato gli accordi per il triennio 2022-2024.
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