Saranno i datori di lavoro a dover aumentare gli importi degli stipendi alla luce delle ultime novità introdotte dalla legge di Bilancio. A breve arriverà la guida dell’Agenzia delle Entrate.
Dal prossimo gennaio i datori di lavoro devono aggiornare gli importi delle buste paga.
Indicazione che verrà presto comunicata anche dall’Agenzia delle Entrate attraverso una guida sulle novità stipendiali introdotte dalla legge di Bilancio 2026, con l’obbligo per le aziende di adeguarsi al più presto così da riconoscere ai loro lavoratori uno stipendio più alto, almeno per quelli che beneficiano dei cambiamenti previsti.
Dalla nuova Irpef alle varie flat tax sui trattamenti accessori e sui rinnovi di contratto, sarà competenza dei datori di lavoro avere premura del fatto che il gestionale che calcola l’importo della busta paga sia aggiornato con le ultime novità.
In caso contrario sarà comunque obbligatorio riconoscere al dipendente gli arretrati previsti, fermo considerando che le nuove regole si applicano per tutti da gennaio 2026. È possibile, infatti, che per ragioni tecniche l’applicazione dei nuovi bonus slitti di uno o due mesi, ma questo non può comportare penalizzazioni per il lavoratore il quale dovrà recuperare le somme previste nella prima mensilità utile.
I datori di lavoro devono aumentare gli stipendi da gennaio
Così come fatto negli anni scorsi, nelle prossime settimane - non prima che il testo della legge di Bilancio venga definitivamente approvato dal Parlamento - l’Agenzia delle Entrate pubblicherà una guida riassuntiva di tutte le novità fiscali che hanno ripercussioni sugli stipendi dei lavoratori.
A differenza degli anni scorsi con la detassazione dei fringe benefit, confermata comunque anche per il 2026, questa volta i lavoratori non devono far nulla per farsi riconoscere gli aumenti in busta paga. Sarà compito delle aziende assicurarsi che le nuove regole, che agiscono tutte sull’Irpef calcolata tanto sulla parte fissa che su quella accessoria, vengano applicate il prima possibile.
Queste, come anticipato, decorrono da gennaio 2026: per questo motivo chi ne trae vantaggio lo farà già dal primo stipendio dell’anno prossimo (quello che, per intenderci, viene pagato a febbraio). Va detto che in genere questo processo è piuttosto immediato, specialmente quest’anno che si va a toccare solamente l’imposta sul reddito. Tuttavia, è possibile che - in base al gestionale utilizzato - ci vorrà qualche settimana in più, con lo stipendio di gennaio calcolato ancora con le regole di tassazione in vigore per il 2025 mentre in quello successivo verranno applicate le novità con il pagamento degli arretrati per la mensilità precedente.
Più lungo, invece, l’iter per i lavoratori del pubblico impiego, visto che NoiPa, come è stato anche in questi anni, impiega più tempo per l’applicazione delle nuove regole sul cedolino.
Per quali lavoratori va aumentato lo stipendio
Le novità in busta paga interessano tutti i lavoratori dipendenti, dal settore pubblico a quello privato.
La più importante è quella che taglia l’aliquota prevista per il secondo scaglione Irpef, quella che comprende i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Un taglio che garantisce un risparmio netto fino a 440 euro l’anno per coloro che guadagnano poco più di 28.000 euro (visto che va considerata la base imponibile) fino a un massimo di 200.000 euro. Il sistema di calcolo dell’imposta, infatti, garantirebbe un tale vantaggio anche sopra la soglia dei 200.000 euro, se non fosse che la legge di Bilancio stabilisce che oltre questa scatta una riduzione della detrazione da lavoro dipendente pari esattamente a 440 euro.
Per chi prende meno di 28.000 euro, invece, il taglio dell’Irpef non comporta alcuna differenza. Per questi bisogna spostarsi al trattamento accessorio, visto che per coloro che guadagnano meno di 40.000 euro si applica un’imposta ridotta sui compensi derivanti da indennità notturne, festive o di turno.
È previsto quindi un taglio dell’Irpef sui compensi accessori, esclusivamente per i servizi resi nel 2026, con vantaggi quindi a partire dallo stipendio di gennaio, con un’aliquota ridotta al 15% fino a un massimo però di 1.500 euro l’anno. Per gli aumenti riconosciuti da eventuali rinnovi di contratto sottoscritti tra il 2025 e il 2026, invece, la flat tax è persino al 5%: ma in questo caso solamente per i lavoratori che guadagnano al massimo 28.000 euro.
Nel caso dei dipendenti pubblici, invece, la detassazione si applica su tutti i compensi accessori e per tutti coloro che guadagnano al massimo 50.000 euro (con la sola esclusione di quel personale delle Forze Armate e di Polizia che già beneficiano del bonus defiscalizzazione). In questo caso la flat tax - pari al 15% - si applica fino a un massimo di 800 euro di compensi accessori eseguiti nel corso dell’anno.
Pertanto sarà premura dei datori di lavoro applicare le aliquote fiscali agevolate fino a quando non viene raggiunto il limite - 1.500 per il comparto privato, 800 euro per il pubblico - per poi riapplicare invece l’aliquota ordinaria.
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