Brexit, UE concede la proroga. Ma è fino al 22 maggio

Mario D’Angelo

21/03/2019

21/03/2019 - 19:34

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Più che una proroga, una beffa. May aveva chiesto il 30 giugno, ben oltre le elezioni europee. Invece ha tempo fino al 22 maggio, e solo se il deal passa in Parlamento. La terza volta sarà quella buona?

Brexit, UE concede la proroga. Ma è fino al 22 maggio

Il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea entro e non oltre il 22 maggio, non un giorno di più. Questa è la volontà del Consiglio europeo, esposta in seguito al pitch di 104 minuti in cui Theresa May chiedeva, con voce roca, di estendere il termine ultimo della Brexit per altri tre mesi.

May chiede estensione termine Brexit

“Non usciremo il 29 marzo”, aveva detto la leader dei Tory ieri, nel discorso alla nazione. E in effetti un po’ di vero, in queste parole, c’era. Ma probabilmente non abbastanza da fare la differenza.

May ha esposto questo pomeriggio agli altri leader delle 27 nazioni europee le ragioni per cui il Regno Unito, per concludere il divorzio, aveva bisogno di altri tre mesi. La richiesta della prima ministra è stata quella di arrivare al 30 giugno, ben oltre, quindi, la data delle elezioni europee (dal 23 al 26 maggio). Un’eventualità contro cui si era già scagliata la Commissione Europea.

UE concede proroga, ma condizionata

Il processo di risposta dovrebbe durare qualche ora, ma intanto il presidente Donald Tusk ha già anticipato una proposta. Per attuare la Brexit, il governo di Theresa May ha tempo fino al 22 maggio, il giorno prima dell’apertura dei seggi. Altrimenti, anche il Regno Unito dovrà eleggere i propri rappresentanti in Europarlamento. La proroga al 22 maggio non è ancora ufficiale, e la data potrebbe ancora cambiare. Ma a questo punto è chiaro che la proposta del 30 giugno sarà rigettata.

Ma non è tutto. L’estensione, infatti, sarà concessa soltanto se May riuscirà ad ottenere l’approvazione della House of Commons dell’accordo con l’UE, la prossima settimana. Già in mattinata, infatti, Tusk aveva definito possibile la proroga, ma condizionata “a un positivo sostegno del Parlamento britannico”. Un voto per nulla scontato: già due volte il deal è stato bocciato, e gli animi dei parlamentari britannici non sono per nulla ben disposti nei confronti dell’esecutivo. Giusto qualche giorno fa May ha incolpato loro della crisi diplomatica.

A rendere l’esito positivo ancora più difficile, è il fatto che ormai il Parlamento dovrà comunque tener conto della petizione per il Remain, firmata in massa dai cittadini britannici. La soglia minima era di 100.000 mila firme, dopo qualche ora quelle raccolte erano 10 volte tante.

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