Il governo Starmer apre a una revisione delle restrizioni su studenti e lavoratori, segnando un possibile ripensamento post-Brexit nelle politiche di mobilità europea.
Parziale retromarcia del governo britannico in materia di immigrazione con finalità di studio/lavoro dopo la svolta restrittiva che era stata annunciata il 12 maggio scorso? Presto per dirlo con certezza, ma potrebbe anche essere.
Sicuramente, nove anni dopo il referendum che decise la Brexit, il Common Understanding firmato a Londra dal premier britannico, Keir Starmer, e dai presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione Europea, rispettivamente Antonio Costa e Ursula von der Leyen, rappresenta una novità di tutto rispetto sotto vari punti di vista.
Tra le questioni affrontate in quello che viene definito un “reset” di ampio respiro vi sono la sicurezza, le spese per il riarmo, il commercio di energia, i farmaci, la pesca, l’export di prodotti alimentari e, appunto, l’immigrazione e la mobilità dei cittadini, soprattutto studenti. Benché si tratti in larga parte solo di una dichiarazione d’intenti, da entrambe le sponde della Manica si evidenzia l’importanza dell’intesa, che secondo Starmer “segna una nuova era nelle nostre relazioni”, ed è “un accordo win-win”, mentre Ursula von der Leyen sottolinea che “stiamo voltando pagina e aprendo un nuovo capitolo”. [...]
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