Brexit: ministra del Lavoro si dimette in dissenso con Johnson, altri potrebbero seguirla

Mario D’Angelo

8 Settembre 2019 - 13:37

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La ministra del Lavoro Amber Rudd non crede più «che trovare un deal sia l’obiettivo principale del governo» di Boris Johnson

Brexit: ministra del Lavoro si dimette in dissenso con Johnson, altri potrebbero seguirla

La ministra del Lavoro e della Previdenza britannica, Amber Rudd, lascia. Una nuova tegola cade così sull’amministrazione di Boris Johnson, che ha affrontato forse la sua settimana peggiore di sempre. Il piano del neopremier per una rapida uscita dall’Unione Europea sembra non essere attuabile, dopo che parte della stessa maggioranza Tory gli si è rivoltata contro.

Brexit, governo Johnson perde pezzi

Johnson dice di voler attuare la Brexit il 31 Ottobre, con o senza deal. Ma gli accusatori gli rinfacciano di puntare soltanto al no deal. Un’eventualità che non tutto il partito conservatore è disposto ad accettare, per i rischi che ciò potrebbe avere sull’economia britannica.

La maggioranza parlamentare è stata già scossa questa settimana, con l’espulsione di 21 membri della House of Commons dal partito conservatore in seguito al supporto degli stessi a una legge che blocca il no deal.

UK, ministra: “Johnson punta a no deal”

Rudd è ex ministro dell’Interno che aveva votato Remain al referendum del 2016. Presentando le dimissioni ha detto che l’espulsione dei Tory ribelli, che ha incluso il nipote di Winston Churchill e due ex ministri delle Finanze, è stata un “assalto alla decenza e alla democrazia”.

“Mi sono dimessa dal Gabinetto e consegnato la frusta conservativa”, ha scritto Rudd sul suo profilo Twitter, con un’espressione che indica che non si sentirà più obbligata a votare in linea con il proprio partito. “Non posso stare ferma mentre bravi, leali e moderati Conservatori vengono espulsi”, ha aggiunto.

Nella sua lettera di dimissioni a Johnson, succeduto a Theresa May in Luglio, Rudd ha scritto di essersi unita all’esecutivo “in buona fede”. Rudd ha ammesso che la presenza del “no deal” sul tavolo era necessaria, ma solo come leva di negoziazione al fine di ottenere “un nuovo deal entro il 31 Ottobre”. “Tuttavia”, ha concluso, “non credo più che lasciare con un deal sia il principale obiettivo del governo”.

Secondo il Sunday Times, almeno altri 6 ministri condividono l’opinione di Rudd, e almeno uno sta già pensando di uscire dal governo. Rudd era già stata preceduta dal fratello del Primo Ministro, Jo Johnson, che giovedì scorso ha detto di essere “lacerato tra lealtà familiare e interesse nazionale”.

Nessuno si fida di Boris Johnson”, ha detto Ian Lavery dei Labour, “né il suo governo, né i suoi parlamentari, nemmeno suo fratello”.

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