Sul banco degli imputati i mercati con lo spettro di una bolla AI. Ma il Rapporto di stabilità finanziaria della BCE presenta anche altri motivi di ansia.
Bolla AI, debiti troppo alti e anche altro. Diversi i motivi di ansia presentati oggi dalla BCE di Christine Lagarde, tutti incisi nell’attesissimo Rapporto sulla Stabilità finanziaria dell’area euro, “Financial Stability Review November 2025”, che è stato pubblicato oggi, mercoledì 26 novembre 2025.
Il rapporto, il cui contenuto è stato in parte anticipato nei giorni scorsi con vari alert lanciati dalla Banca centrale europea, si è focalizzato su tutti i fattori che minacciano la stabilità finanziaria del blocco, ma anche su alcuni punti di forza, come la solidità delle banche dell’Eurozona.
Nell’analisi si legge infatti che “il settore bancario dell’area euro rimane resiliente, caratterizzato da una forte redditività e da ampi cuscinetti di capitale e di liquidità”.
Non che le minacce anche in questo comparto non esistano, ma la debolezza del passato degli istituti di credito europei sembra alle spalle, almeno per quanto attiene ai fondamentali e a quanto emerge dai rispettivi bilanci.
Rapporto stabilità finanziaria BCE, sul banco degli imputati i mercati e la paura di una bolla AI
A spaventare la BCE sono però alcuni fenomeni che rischiano, a suo avviso, di mandare in tilt il contesto attuale di stabilità finanziaria.
Sul banco degli imputati ci sono anche e soprattutto i mercati, che continuano a presentare valutazioni eccessivamente alte, alimentando la paura dell’arrivo o dell’esplosione di una bolla speculativa.
Anche la BCE di Lagarde teme insomma lo scoppio di una bolla AI, a causa dei valori delle azioni delle aziende attive nel settore dell’intelligenza artificiale, che sono schizzati a livelli record, e che secondo alcuni esperti, non sono ormai più sostenibili.
Nel rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato oggi la preoccupazione è lampante: “Le valutazioni tirate in mercati di asset sempre più concentrati aumentano il rischio di forti aggiustamenti dei prezzi”. Tradotto: l’Eurotower teme una forte correzione dei titoli azionari delle aziende attive nell’AI, che finisca per tradursi in una pioggia generalizzata di sell sui mercati che a sua volta scateni una crisi di fiducia tale da dispiegare i suoi effetti anche sulle istituzioni finanziarie e dunque sull’economia, così come è stato sempre in passato in occasione delle varie crisi finanziarie che hanno fatto la storia.
“Dal mese di aprile, i mercati azionari hanno raggiunto nuovi valori massimi della storia e gli spread creditizi sono al momento contenuti, in base agli standard storici. Tuttavia, i mercati finanziari - e soprattutto i mercati azionari - rimangono vulnerabili a forti aggiustamenti, a causa di valutazioni che continuano a essere elevate e a una concentrazione in crescita sul mercato azionario”.
Tutto questo implica che “ il sentiment di mercato potrebbe cambiare bruscamente , in caso di deterioramento delle prospettive di crescita, per esempio, o di notizie deludenti che riguardino l’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) ”.
La bolla AI spaventa insomma anche la BCE, e la rivelazione di questa grande fonte di preoccupazione non stupisce chi segue da tempo i vari allarmi snocciolati dall’Eurotower.
Già all’inizio di quest’anno 2025 la Banca centrale europea aveva storto il naso di fronte ai rally scatenati che già avevano interessato il club delle cosiddette Magnifiche 7 di Wall Street, ovvero le azioni Apple, Tesla, Alphabet-Google, Microsoft, Meta, Nvidia, Amazon: praticamente le azioni che dettano legge a Wall Street.
La BCE aveva di fatto lanciato un allarme bolla su questi titoli, paventando un bagno di realtà, ovvero l’esplosione di questa bolla speculativa.
Era quello il periodo in cui Nvidia aveva fatto notizia per avere raggiunto una capitalizzazione di mercato pari a ben 4 trilioni di dollari.
Capitalizzazione che, nei mesi successivi e a parte la parentesi dello shock delle vendite che si sono abbattute in tutto il mondo a seguito dell’annuncio dei dazi reciproci dal presidente Donald Trump, ha continuato a balzare, fino a testare addirittura quota $5 trilioni qualche settimana fa, rinfocolando ulteriormente il timore di una bolla AI, di cui non si smette ormai di parlare.
Tra le principali paure della BCE c’è anche il possibile scoppio di una bolla AI
La bolla AI si conferma tra i fattori che, secondo la BCE, rischiano di minare la stabilità finanziaria dell'area euro (Fonte BCE).
Non solo la bolla AI, BCE spaventata dalla piaga dei debiti sovrani troppo alti di alcune economie
Oltre alla bolla AI, la BCE ha paura tuttavia ancora dei debiti sovrani fin troppo elevati di alcune economie avanzate.
Il timore è che le preoccupazioni dei mercati sulle finanze pubbliche di alcuni Paesi finiscano per creare ansia sui mercati mondiali dei bond, e per intaccare la stessa stabilità finanziaria dell’area euro.
In che modo? Attraverso, risponde la BCE, “ spostamenti di flussi internazionali di capitali e oscillazioni dei rapporti di cambio, che diminuiscano la competitività dei beni dell’area euro, creando fluttuazioni nei costi della raccolta della regione”.
La BCE teme insomma che il blocco torni a scontare di nuovo i timori degli operatori per alcuni debiti sovrani dell’Eurozona.
Sono due, in particolare, gli elementi che potrebbero tra l’altro erodere e peggiorare ulteriormente i conti pubblici di alcune economie, nel medio termine, e che rischiano di far alzare sia il costo delle emissioni dei Titoli di Stato che i costi della raccolta in generale: il primo è l’espansione fiscale prevista in parte per finanziare le “spese necessarie per la difesa”.
Il secondo è rappresentato dalle “ sfide strutturali persistenti , che includono la digitalizzazione, il basso livello di produttività, l’invecchiamento della popolazione e i cambiamenti climatici”. Tutto mentre, “allo stesso tempo, la debolezza che caratterizza i fondamentali fiscali di alcuni Paesi dell’area euro e i rischi esterni di un contagio potrebbero testare la fiducia degli investitori ”.
L’altro fattore che sta mettendo in guardia la BCE è “ l’esposizione (delle banche) ad aziende sensibili ai dazi e i forti legami di finanziamento con istituzioni finanziarie non bancarie”: elementi che potrebbero mettere a dura prova gli istituti di credito dell’area euro in periodi di stress dell’economia e dei mercati.
Non solo attenti, i consigli della BCE per scongiurare il peggio
La Banca centrale europea non si è limitata a presentare le minacce a cui fa fronte la stabilità finanziaria dell’Eurozona, cercando di individuare, anche, il modo migliore per scongiurare il concretizzarsi di questi pericoli.
Il consiglio a tutti i player del mercato e alle stesse autorità è stato il seguente:
“Nell’attuale contesto macro-finanziario e politico altamente incerto, preservare e rafforzare questa resilienza del sistema finanziario è il fattore chiave. In questa situazione, le autorità macroprudenziali dovrebbero confermare i requisiti esistenti dei cuscinetti di capitale e le misure basate sui debitori, al fine di preservare gli standard solidi per l’erogazione dei prestiti”.
Evidente, insomma, la preoccupazione della BCE che alcuni debitori possano ritrovarsi in una situazione tale da non riuscire a rimborsare i crediti ricevuti, così tornando a riaccendere il problema che ha afflitto per tanto tempo le banche dell’Eurozona, ovvero quello dei crediti deteriorati o anche NPL-Non Performing Loans.
Ancora, “la crescente presenza sul mercato e l’interconnessione degli operatori non bancari (con le banche) richiedono un insieme di misure politiche volte ad aumentare la resilienza del settore della intermediazione finanziaria non bancaria (NFBI). Una tale resilienza contribuirebbe a promuovere anche “l’integrazione dei mercati dei capitali dell’area euro”.
In generale, il contesto di grave incertezza scatenato dai dazi imposti dall’amministrazione USA di Donald Trump richiede grande attenzione, come ha avvertito il vicepresidente della BCE, Luis de Guindos: Sebbene i parametri che misurano l’incertezza delle politiche commerciali si siano “allentati in modo notevole dai massimi di aprile, l’incertezza continua a persistere, con il rischio di improvvise impennate”, ha fatto notare il numero due di Christine Lagarde.
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