Nuovo appello al debito comune europeo (eurobond) dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta. Tutti gli attenti nel mondo scosso da dazi Trump.
Il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha parlato oggi in occasione dell’appuntamento delle Considerazioni finali alla Relazione annuale dell’istituzione, focalizzando il suo discorso sulle sfide che si stagliano all’orizzonte dell’Italia e dell’economia mondiale.
In evidenza sia gli attenti che Panetta ha lanciato sia sulla direzione futura dei tassi di interesse dell’area euro decisa dalla BCE di Christine Lagarde, che sul debito pubblico, del mondo intero e dell’Italia.
Tassi BCE, tagli al capolinea? Panetta, spazio per ulteriori riduzioni si è assottigliato
Nel commentare la direzione dei tassi di interesse della BCE, che sono stati tagliati per ben 7 volte in un arco temporale inferiore a 1 anno, ovvero dal 6 giugno del 2024, Panetta ha ammesso che “ lo spazio per ulteriori riduzioni si è naturalmente assottigliato ”, facendo notare contestualmente che, “tuttavia, il quadro macroeconomico rimane debole e le tensioni commerciali potrebbero determinarne un deterioramento, con modalità e tempi difficili da prevedere”.
Il governatore della Banca d’Italia ha messo in evidenza dunque anche le sfide con cui è alle prese la stessa Banca centrale europea, che si prepara alla prossima riunione, ormai imminente, in calendario la prossima settimana, in data giovedì 5 giugno 2025: “Il percorso della politica monetaria nei prossimi mesi si prospetta tutt’altro che semplice”, ha ammesso Panetta che, in quanto numero uno di Bankitalia, siede nel Consiglio direttivo dell’istituzione di Francoforte.
Cosa dovrebbe fare dunque Christine Lagarde?
“Sarà essenziale mantenere un approccio pragmatico e flessibile, prestando attenzione all’evoluzione delle condizioni di liquidità e ai segnali provenienti dai mercati finanziari e creditizi. Il Consiglio direttivo della Bce ha già dimostrato di sapere agire con determinazione e prontezza per salvaguardare la stabilità monetaria e finanziaria, e continuerà a farlo anche in futuro”.
Inflazione euro, “certa persistenza nei servizi”. La frase di Panetta sull’ultimo miglio
Riguardo all’inflazione dell’area euro, Panetta ha fatto notare con le sue Considerazioni finali che “ i timori espressi in passato riguardo al processo di disinflazione si sono rivelati infondati ” e che “la credibilità dell’azione della Banca centrale europea ha contribuito a mantenere le aspettative ancorate all’obiettivo del 2 per cento, evitando che il fisiologico recupero delle retribuzioni reali innescasse la temuta spirale prezzi-salari ”.
Nello specifico, “l’inflazione di fondo è diminuita secondo tempi e modalità coerenti con l’esperienza passata, pur mostrando una certa persistenza nei servizi e anche il cosiddetto ultimo miglio non si è finora rivelato particolarmente problematico”.
Praticamente, ha sottolineato il governatore, “nel complesso, la disinflazione non ha comportato costi economici eccessivi ed è oggi vicina al completamento”.
L’effetto positivo dei sette tagli varati dalla BCE è stato rimarcato. Di fatto, “la riduzione del tasso di riferimento da parte della BCE, pari a 1,75 punti percentuali nell’ultimo anno, si sta trasmettendo alle condizioni finanziarie e sosterrà l’attività produttiva nei mesi a venire”.
Detto questo, in un mondo scosso dai dazi di Trump i pericoli per il PIL e per l’inflazione dell’Italia e dell’area euro sono evidenti: “ Un ulteriore apprezzamento dell’euro, un aumento dell’incertezza o condizioni finanziarie più restrittive potrebbero amplificare l’impatto recessivo dei dazi . Inoltre, un incremento maggiore del previsto delle esportazioni cinesi verso l’Europa potrebbe comprimere l’attività produttiva e l’inflazione”.
Debito Italia e nel mondo, attenti a esposizione economie a volatilià mercati Titoli di Stato
Sul fronte debito, Fabio Panetta ha ricordato che il problema è globale e sicuramente non circoscritto al caso dell’Italia: “ L’elevato livello del debito espone le economie alla volatilità dei mercati dei titoli sovrani e riduce i margini di manovra in caso di crisi”, ha sottolineato il numero uno di Palazzo Koch aggiungendo che, in questo contesto, “ ridurre il peso del debito sul PIL è fondamentale anche per le economie avanzate, al fine di liberare risorse da destinare allo sviluppo”.
Un obiettivo, ha ammonito Panetta, che “richiede politiche in grado di rilanciare la crescita attraverso riforme, innovazione e istruzione ”.
“Parallelamente” - ha puntualizzato il governatore - è essenziale avviare un percorso di consolidamento fiscale che sia a un tempo credibile e graduale: credibile, per rinsaldare la fiducia nella sostenibilità delle finanze pubbliche; graduale, per evitare contraccolpi sulla crescita e prevenire costi sociali inaccettabili ”.
Non poteva mancare l’incitamento all’Eurozona affinché si decida a emettere finalmente gli eurobond o, comunque, strumenti di debito comune: “L’esperienza di Next Generation EU dimostra che è possibile emettere debito comune per finanziare un piano ambizioso di investimenti europei, senza dover creare un’Unione fiscale o istituire un Ministero delle Finanze europeo”.
Italia, progressi debito Italia confermati da agenzie rating. Ma “debito resta elevato”
Nel caso specifico dell’Italia e del suo debito pubblico, il numero uno di Bankitalia si è così espresso:
“Rispetto a quindici anni fa – quando le valutazioni delle agenzie di rating sul debito pubblico italiano iniziarono a peggiorare – i fondamentali della nostra economia sono nettamente migliorati. Il superamento delle crisi pandemica ed energetica ha consentito di chiudere la fase degli interventi straordinari, favorendo il miglioramento dei conti pubblici. Nel 2024 il disavanzo è sceso al 3,4 per cento del PIL e, per la prima volta dal 2019, è stato registrato un avanzo primario. Questi progressi si sono riflessi nei giudizi positivi espressi dalle agenzie di rating negli ultimi mesi”.
Detto questo, “ il percorso di risanamento dei conti pubblici è però solo all’inizio. Il debito resta elevato e, nei prossimi anni, la spesa sarà sottoposta a pressioni legate all’invecchiamento della popolazione, alle transizioni verde e digitale, al rafforzamento della capacità di difesa ”.
L’attenti di Panetta al messaggio dei mercati a dazi Trump. Il riferimento al dollaro USA
Panetta ha lanciato un avvertimento anche sul messaggio arrivato dalla reazione dei mercati all’annuncio dei dazi reciproci del presidente americano Donald Trump, arrivato lo scorso 2 aprile. Riferendosi al “rischio di guerre commerciali”, che “si è concretizzato il 2 aprile con l’introduzione da parte degli Stati Uniti di un forte e generalizzato aumento dei dazi, in parte sospeso nelle settimane successive”, il governatore della Banca d’Italia ha ricordato che “l’annuncio ha causato ampie oscillazioni sui mercati finanziari, penalizzando soprattutto le imprese più esposte a livello internazionale”, con “gli investitori che si sono spostati verso attività considerate più sicure, spingendo il prezzo dell’oro su nuovi massimi storici”.
Tuttavia, “diversamente da quanto accaduto in precedenti fasi di incertezza, i titoli pubblici statunitensi a lungo termine e il dollaro si sono deprezzati ” e “nelle settimane successive questa configurazione di mercato è rimasta invariata, nonostante il parziale rientro delle tensioni finanziarie e il recupero dei corsi azionari ”.
Una tale reazione, ha fatto notare Panetta, “ solleva interrogativi sull’assetto futuro del sistema monetario internazionale e sul ruolo centrale della divisa americana (dollaro USA, su cui di recente si è espressa anche la presidente della BCE Christine Lagarde) come valuta di riserva e di denominazione degli scambi commerciali”.
Praticamente, “ siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni. Le politiche dell’amministrazione statunitense ne rappresentano il principale fattore scatenante, ma si inseriscono in un contesto già in rapida trasformazione”.
Il governatore Fabio Panetta ha lanciato così un monito all’Europa, sottolineando che “ è necessario ripensare il modello di sviluppo che ha sostenuto il continente per decenni”.
Il punto, infatti, è che “l’economia europea mostra fragilità strutturali evidenti”, e che “la stagnazione della produttività e il ritardo nell’innovazione ne limitano il potenziale di crescita”. Ancora, la “ dipendenza dall’estero, per gli approvvigionamenti e per la vendita dei propri prodotti, ne aumenta la vulnerabilità in un contesto globale sempre più frammentato ”.
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