Reso noto il dato relativo all’inflazione dell’area euro. Fiammata inflazione core, tagli Lagarde a rischio?
Le notizie che sono arrivate oggi dal fronte dell’inflazione dell’area euro non promettono bene per la platea sempre più affollata delle colombe, convinte che la prudenza della BCE di Christine Lagarde nel tagliare i tassi dell’area euro dovrà alla fine capitolare, di fronte all’evidenza di un PIL del blocco a rischio di recessione.
Peccato che il dato appena pubblicato dia più ragione a Lagarde che alle scommesse super dovish sui tassi, così come agli appelli in alcuni casi decisamente disperati che vengono lanciati dagli economisti di turno, al fine di convincere la Banca centrale europea ad allentare in modo più incisivo la politica monetaria dell’Eurozona.
Tassi BCE, dato inflazione euro torna ad affondare scommesse dovish, fiammata per il CPI core
Oggi l’Eurostat ha di nuovo spiazzato tutti annunciando che, nel mese di aprile, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona è salita su base annua del 2,2%, così come nel mese di marzo, a fronte del +2,1% atteso dagli analisti.
Peggio l’inflazione core, balzata dal 2,4% precedente al +2,7%, rispetto al +2,5% previsto. Gli economisti e i mercati si rimetteranno a questo punto a rifare i loro conti, dopo quegli appelli accorati lanciati a Lagarde, incluso quello che ha citato anche la situazione apparentemente inaccettabile in cui versano le economie di Italia e Francia?
Euro area #inflation expected to be 2.2% in April 2025, stable compared to March 2025. Components: services +3.9%, food, alcohol & tobacco +3.0%, other goods +0.6%, energy -3.5% - flash estimate https://t.co/O5sMdGDKle pic.twitter.com/0awQdXo4Vs
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) May 2, 2025
Inflazione euro al 2,2%, processo disinflazionistico si ferma. Alert servizi, motivo di angoscia noto di Lagarde
Il dato relativo all’inflazione dell’area euro pubblicato dall’Eurostat, va sottolineato, ha indicato la stima preliminare, che sarà soggetta dunque a una revisione.
La delusione è tuttavia evidente. L’inflazione del blocco, a quanto pare, ha messo infatti un freno alla sua traiettoria ribassista e la notizia, ironia della sorte, è arrivata nel giorno stesso in cui la BCE di Christine Lagarde, nel pubblicare il suo terzo bollettino del 2025, ha confermato il processo disinflazionistico in atto.
Nello specifico l’inflazione headline misurata dall’indice dei prezzi al consumo è rimasta stabile, confermando un tasso annuo di crescita pari a +2,2% ad aprile. Occhio però ad alcune componenti, che sono tornate a puntare verso l’alto.
Guardando alle “principali componenti dell’inflazione annua dell’area euro, si prevede che i servizi siano stati quelli a riportare il tasso più alto di crescita, pari a ben +3,9%, rispetto al +3,5% di marzo, seguiti dai prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacco (+3%, rispetto al +2,9% di marzo), dai prezzi dei beni industriali non energetici (+0,6%, stabili rispetto a marzo)”.
In calo invece la componente dei prezzi dei beni energetici (-3,5%, rispetto al -1% di marzo) che stavolta, tuttavia, non è riuscita a far rallentare il ritmo di crescita dell’inflazione.
A spaventare le colombe è stata soprattutto la componente dell’inflazione core, misurata dall’indice Core CPI, che ha segnato un balzo su base annua pari a +2,7%, accelerando in modo deciso il passo rispetto al +2,4% precedente, e salendo a un ritmo decisamente più importante rispetto al +2,5% atteso dal consensus degli analisti.
In evidenza per l’appunto tra le varie componenti del dato, quella dei servizi, la stessa che più volte Lagarde ha citato nel motivare la sua cautela, quando più volte ha parlato della ostinazione dei prezzi del comparto.
I dati appena pubblicati non sono affatto di buon auspicio per le colombe che, paventando l’effetto recessivo dei dazi annunciati dall’amministrazione di Donald Trump - dazi per ora messi solo in pausa -, hanno sottolineato più volte come la BCE debba dare maggiore prova di coraggio.
Qualcuno di recente ha chiaramente sventolato l’alert sul rischio che nell’area euro si manifesti uno shock disinflazionistico, motivando l’avvertimento con il rafforzamento improvviso che l’euro ha riportato nei confronti del dollaro USA subito dopo l’annuncio dei dazi di Trump.
Ma Lagarde, nel corso dell’ultima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea che pur si è tradotta nel settimo taglio dei tassi in meno di un anno, ha tenuto il punto, presentando altri fattori che potrebbero dare una spinta all’inflazione: le spese per le infrastrutture che l’Unione europea, Germania in primis con il suo bazoola fiscale, si appresta a varare, e che, sostenendo la crescita dell’area, inevitabilmente a suo avviso sosterranno anche i prezzi dell’Eurozona, dunque l’inflazione.
Lagarde ha detto anche che la “la BCE sarà estremamente dipendente dai dati (macro)”. E certo il dato di oggi, se unito ai dati appena annunciati questa settimana relativi al PIL dell’area euro - che indicano una crescita per il blocco nel primo trimestre del 2025, pari a +0,4% su base trimestrale, più alta del +0,2% atteso e del +0,2% archiviato nell’ultimo trimestre del 2024 - non dà per ora ragione alle colombe più convinte.
Detto questo, va precisato che il dato aannunciato dall’Eurostat relativo al PIL dell’area euro si riferisce ai primi tre mesi del 2025, dunque al periodo precedente la raffica di dazi annunciata dal presidente americano Donald Trump lo scorso 2 aprile. Si tratta dunque di numeri che appaiono agli occhi di molti già vecchi.
Inflazione euro avrà scioccato anche Lagarde?
Allo stesso tempo, dopo i numeri di oggi, Lagarde potrà continuare a dire quanto affermato la scorsa settimana ai microfoni della CNBC, ovvero che “nel corso del 2025 ci avvicineremo al nostro target (di inflazione)” e, anche, che “ il processo di disinflazione è così avviato al punto che siamo vicini al suo completamento ?”
Il timore è che l’indice dei prezzi al consumi appena diffuso possa avere scioccato la stessa Lagarde, nota per la sua prudenza proverbiale, anche se - come emerge dal bollettino economico pubblicato dalla Banca centrale europea nella giornata di oggi - l’effetto inflazionistico delle spese per la difesa e per le spese per le infrastrutture che l’intera UE si appresta a varare è stato messo in conto dalla istituzione. D’altronde, quelle spese per la difesa e per le infrastrutture UE esistono per ora solo sulla carta, e il loro effetto sull’espansione del PIL e dunque sull’inflazione può essere dunque soltanto immaginato. Come possono essere anche soltanto immaginate, per ora, le ripercussioni che i dazi di Trump avranno sull’inflazione. Nonostante ciò, l’inflazione core si è già riaccesa, complice l’incremento dei prezzi dei servizi e dei prezzi dei beni alimentari, così come di altre componenti.
Tassi BCE, a che punto siamo dopo 7° taglio tassi in meno di un anno. Cosa ha detto Lagarde
L’ultima e settima volta in poco meno di un anno in cui la BCE ha tagliato i tassi di interesse dell’area euro è stato lo scorso 17 aprile quando, al termine della riunione del Consiglio direttivo la Banca centrale europea ha fatto quanto chiesto dai mercati, sforbiciando il costo del denaro dell’Eurozona di 25 punti base.
Il tasso sui depositi presso la BCE è così sceso dal 2,5% al 2,25%, mentre i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati abbassati rispettivamente al 2,40% e al 2,65%.
“Non c’è momento migliore di continuare a dipendere dai dati macroeconomici”, ha detto Lagarde, prendendo la parola nella conferenza stampa indetta per commentare la decisione sui tassi. “Non c’è dubbio sul fatto che ci troviamo di fronte a uno shock negativo sulla domanda”, ha aggiunto Lagarde, ma “ci troviamo anche di fronte alla prospettiva che la Commissione (europea) dia una risposta forte”.
Ancora, la presidente della BCE: “Sappiamo che l’impatto (dei dazi di Trump) sarà di uno shock per la domanda, tuttavia ci sono opinioni divergenti tra gli impatti che le tariffe potrebbero avere nel breve e nel lungo termine”. E ancora: “ci sono molte incertezze tuttora” sui dazi, e “l’impatto su base netta delle tariffe diventerà più chiaro nel corso del tempo”. Dopo tutto, quel consiglio del Fondo Monetario Internazionale, che ha suggerito alla BCE di non tagliare i tassi al di sotto di una soglia ben precisa, ha senso?
Inflazione, quadro fortemente disomogeneo. Olanda +4,1%, Francia +0,8%
Il dubbio che la cautela manifestata da Christine Lagarde sia giustificata è stato alimentato anche dalle recenti stime che sono state elaborate dai previsori che sono stati interpellati dalla Banca centrale europea. Il nuovo outlook diffuso qualche giorno fa aveva fatto sorgere già qualche sospetto.
Detto questo, il quadro rimane fortemente disomogeneo in Eurozona, se si considera che in Estonia il tasso di inflazione viaggia addirittura al 4,4%, così come l’inflazione risulta decisamente elevata in Olanda e in Lettonia, con tassi di crescita su base annua pari a +4,1%.
Dal canto suo, la Francia registra una inflazione pari ad appena +0,8%. Occhio anche a cosa è successo in Italia.
La BCE ha per caso tagliato troppo i tassi?
Qualcuno intanto si chiede se per caso la BCE non abbia addirittura esagerato a tagliare ancora i tassi di interesse, nella riunione di aprile.
Daniela Sabin Hathorn, analista dei mercati senior di Capital.com, ha per esempio fatto notare che aprile si è confermato il sesto mese consecutivo in cui il tasso di inflazione dell’Eurozona è rimasto ostinatamente al di sopra del target del 2% fissato dalla Banca centrale europea.
Certo, i mercati continuano a prezzare un nuovo taglio dei tassi nella prossima riunione di giugno, pari a 25 punti base, con una probabilità decisamente elevata, pari all’86%.
E tuttavia, secondo l’analista, il dato di oggi potrebbe portare gli investitori a rifare qualche calcolo, chiedendosi davvero se sia il caso che l’Eurotower si imbarchi in altre continue sforbiciate fino alla fine del 2025.
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