Aumento di stipendio per i lavoratori con almeno 2 figli: cosa può succedere in busta paga con il piano Meloni

Simone Micocci

20 Aprile 2023 - 11:59

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Aumenta lo stipendio per chi ha almeno due figli? Per il momento il piano è ancora in fase di valutazione, ma grazie alle prime indiscrezioni possiamo farci un’idea sui nuovi importi delle buste paga.

Aumento di stipendio per i lavoratori con almeno 2 figli: cosa può succedere in busta paga con il piano Meloni

Oltre allo sgravio contributivo - che verrà presto potenziato grazie a un provvedimento di prossima emanazione - c’è un’altra ragione per cui gli stipendi degli italiani sono destinati ad aumentare: la riforma fiscale in arrivo nel 2024, con la quale il governo Meloni dovrebbe reintrodurre le detrazioni per figli a carico.

Detrazioni che non vengono più riconosciute in busta paga da marzo 2022, quando sono state assorbite dall’assegno unico per figli a carico. Tuttavia, gli ultimi dati sulla natalità in Italia, che ha raggiunto il minimo storico, hanno spinto il governo Meloni a riflettere su nuove misure per il sostegno al reddito delle famiglie. A tal proposito, come anticipato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, al vaglio della Ragioneria di Stato vi è l’ipotesi di reintrodurre le detrazioni per figli a carico ma con percentuali ben più alte rispetto al passato.

A seconda del numero di figli, infatti, vi sarà la possibilità di godere di un taglio della quota Irpef dovuta sullo stipendio, fino ad arrivare all’esenzione totale dell’imposta sul reddito.

Ad aumentare sarebbe lo stipendio netto: una buona notizia quindi per le aziende che non dovranno farsi carico di un maggiore esborso. A tal proposito, le famiglie si chiedono di quanto potrebbero aumentare gli stipendi nel caso in cui il piano annunciato dal governo - che tuttavia verrebbe realizzato solamente nel 2024 - dovesse essere portato a compimento.

Fermo restando che per il momento ci sono solamente indiscrezioni riguardo alla misura dello sconto sull’Irpef, ecco una prima proiezione su quello che potrebbe essere il maxi risparmio per i lavoratori con figli.

Come funzionerà la detrazione per chi ha figli

A differenza dello sgravio introdotto dalla legge di Bilancio 2023, si interverrà sull’Irpef e non sui contributi, con il vantaggio che il risparmio si riverserà pienamente sullo stipendio netto.

Nel dettaglio, l’obiettivo è di favorire le famiglie numerose incentivando le nascite: a tal proposito, sempre secondo indiscrezioni, il taglio dell’Irpef dovuta (che tra l’altro nel 2024 dovrebbe essere rivista con il passaggio da 4 a 3 scaglioni) scatterà per i lavoratori con almeno due figli. Nel dettaglio, la detrazione sarebbe del 50%, o persino 60%, del totale, consentendo quindi di risparmiare più della metà dell’imposta dovuta.

Ancora meglio andrebbe alle famiglie con tre o più figli: in tal caso, infatti, la detrazione sarebbe del 100%, così che sullo stipendio non si pagherà più alcuna imposta.

Di questa detrazione, però, ne potrebbe godere un solo genitore: e nel caso di chi è divorziato a essere favorito sarebbe quello che risiede con i figli. Un risparmio che verrebbe riconosciuto non fino alla maggiore età, bensì fino al compimento dei 14 anni.

Questo per il momento è lo schema di decreto che sta valutando la Ragioneria di Stato. Probabile però che arrivino dei correttivi, specialmente laddove ci si rendesse conto che per attuare un tale piano servirebbero troppe risorse (di cui il governo non dispone).

Ad esempio, da parte del governo Meloni sembra esserci la disponibilità a rinunciare persino all’assegno unico pur di procedere con una tale riforma; da parte della Lega, invece, l’intenzione sembra essere quella di rimodulare la suddetta detrazione prevedendo un tetto massimo di 10.000 euro l’anno, mantenendo però l’assegno unico.

Di quanto possono aumentare gli stipendi?

Come visto sopra, la riforma è tutta da scrivere quindi è ancora presto per fare un bilancio di quanto potrebbero aumentare gli stipendi.

Per capire la portata del piano del governo Meloni, nonché se tali vantaggi potrebbero giustificare l’addio all’assegno unico, basti sapere ad esempio che su uno stipendio di 2.000 euro si paga circa 250 euro di Irpef (al netto delle detrazioni da lavoro dipendente), mentre chi guadagna 2.500 euro versa ogni mese circa 430 euro d’imposta. Con uno stipendio di 3.000 euro, invece, l’Irpef dovuta ogni mese è pari a 617 euro.

Quindi, laddove il lavoratore con busta paga di 2.000 euro dovesse avere due figli godrebbe di un risparmio mensile di 125 euro, mentre in presenza di tre o più figli la detrazione sarebbe del 100%, con un risparmio annuo quindi di 3.250 euro.

Perché dire addio all’assegno unico non è una possibilità

Ma sarebbe sufficiente da giustificare l’addio all’assegno unico? Ovviamente dipende da quanto prende la famiglia. Ricordiamo comunque che oggi l’importo massimo, spettante con Isee inferiore a 16.215 euro, è di 189 euro, quindi un lavoratore con due figli ha diritto ad almeno 378 euro al mese (più eventuali maggiorazioni).

Dire addio all’assegno unico quindi non sembra essere una buona idea, specialmente se l’intenzione del governo è quella di supportare maggiormente le famiglie. D’altronde oggi l’assegno unico tutela prettamente i redditi bassi, mentre con le detrazioni di cui sopra abbiamo visto che a godere di un risparmio maggiore sarebbero perlopiù i redditi medio alti.

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