Pubblica amministrazione, l’Aran svela gli importi dell’aumento di stipendio riconosciuto a margine del rinnovo di contratto per il triennio 2022-2024.
Nel rapporto semestrale dell’Aran viene svelato l’importo del rinnovo di contratto della Pubblica amministrazione che già nelle prossime settimane dovrebbe vedere l’apertura dei primi tavoli della contrattazione, con precedenza ai comparti Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico.
Secondo quanto specificato dal rapporto realizzato dall’Agenzia che rappresenterà la Pubblica amministrazione nella trattativa che porterà al rinnovo di contratto per il triennio 2022-2024, sono 10 i miliardi a disposizione, il che fa stimare un aumento di circa il 6% dello stipendio tabellare.
Una buona notizia in quanto è molto di più di quanto è stato riconosciuto con gli ultimi rinnovi di contratto; d’altronde non poteva essere altrimenti vista l’elevata inflazione registrata in questi ultimi tre anni.
L’obiettivo è garantire ai dipendenti pubblici un aumento tale da rendere lo stipendio adeguato al costo della vita. Ed è proprio in ragione di un’inflazione che nell’ultimo triennio rischia di toccare picchi mai visti - l’IPCA stimato per il triennio contrattuale è pari al 16,1% - che l’aumento dovrebbe essere molto superiore rispetto a quanto garantito dagli ultimi rinnovi.
Anche perché bisogna considerare quanto già fatto da questo governo per sostenere gli stipendi dei lavoratori del pubblico impiego nell’attesa della formalizzazione del rinnovo di contratto: dopo il riconoscimento di un una tantum dell’1,5% calcolato sulla retribuzione tabellare, infatti, nel 2023 è stata incrementata l’indennità di vacanza contrattuale percepita nel corso dell’anno portandola dallo 0,5% al 3,35% (incremento di 6,7 volte).
Nel complesso, quindi, nel 2023 i dipendenti pubblici hanno già goduto di un aumento pari al 4,85% della retribuzione tabellare, al quale appunto se ne aggiungerà un altro più sostanzioso a decorrere dal 2024 (ma che per alcuni comparti potrebbe essere sbloccato solo nel 2025).
Di quanto aumenta lo stipendio dei dipendenti pubblici con il rinnovo di contratto
Ovviamente, trattandosi di un aumento percentuale (6%), l’incremento sarà tanto più rilevante quanto maggiore è lo stipendio percepito. Inoltre, come spiegato dall’Aran, ci saranno comparti a cui specifiche disposizioni di legge riservano un maggior numero di risorse, circa 700 milioni complessivi, il che permetterà all’incremento medio di raggiungere una percentuale del 6,2%.
In termini di importo, questa percentuale dovrebbe garantire in media un aumento di 160 euro lordi (tenendo conto di una base retributiva media di circa 36 mila euro lordi). Sarebbe molto di più di quanto era stato assicurato dai precedenti rinnovi: circa 90 euro (3,5% di incremento medio) per il triennio 2016-2018, 110 euro (4%) in quello del 2019-2021.
Più precisamente, per il comparto centrale, le cifre (annue) dell’aumento dovrebbero essere le seguenti:
- Area 1 F1: 971,67 euro
- Area 1 F2: 989,39 euro
- Area 1 F3: 1.021,33 euro
- Area 2 F1: 995,43 euro
- Area 2 F2: 1.033,82 euro
- Area 2 F3: 1.091,97 euro
- Area 2 F4: 1.191,72 euro
- Area 2 F5: 1.291,76 euro
- Area 2 F6: 1.318,83 euro
- Area 3 F1: 1.289,60 euro
- Area 3 F2: 1.319,08 euro
- Area 3 F3: 1.345,67 euro
- Area 3 F4: 1.471,18 euro
- Area 3 F5: 1.558,22 euro
- Area 3 F6: 1.646,65 euro
- Area 3 F7: 1.767,30 euro
Un punto di partenza che soddisfa Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, il quale ritiene che dare continuità alla contrattazione è fondamentale per “dare un segnale di riconoscimento per i tre milioni di dipendenti pubblici impegnati a fornire servizi a cittadini e imprese”.
Quando parte la trattativa per il rinnovo di contratto
Come spiegato da Antonio Naddeo, di fatto la trattativa è già stata avviata con la trasmissione della direttiva madre da parte del ministro della Funzione centrale, Paolo Zangrillo. Atto con il quale vengono fornite all’Aran le linee guida per la definizione delle trattative che porteranno al rinnovo, con particolare rilevanza alla valorizzazione economica dei dipendenti più meritevoli.
Nella direttiva, infatti, si legge che d’ora in avanti non bisognerà più riconoscere aumenti a pioggia, in quanto va tenuto conto dei risultati raggiunti dal personale con valutazioni che potranno essere effettuate anche individualmente.
Qualsiasi sistema di valutazione delle performance dovrà essere importato riconoscendo la massima attenzione verso i dipendenti, ritenuti il “fulcro” delle amministrazioni pubbliche. Bisogna partire dalle persone, “sviluppando contesti capaci di innescare meccanismi virtuosi alla cui base deve esserci il merito”.
L’obiettivo è rilanciare il lavoro pubblico.
Tuttavia, la strada che porterà alla definizione del nuovo contratto appare ancora lunga: a oggi, infatti, non sono state ancora avviate le trattative, neppure per quei comparti, come nel caso delle Forze dell’Ordine, che mesi fa hanno ottenuto la promessa della presidente del Consiglio riguardo al fatto che avranno la massima priorità.
La sensazione è che per i primi effetti in busta paga bisognerà attendere almeno fino al prossimo autunno.
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