Assegno di inclusione, dopo il rinnovo bisogna tornare dai servizi sociali del Comune?

Simone Micocci

16 Ottobre 2025 - 10:34

Dopo il rinnovo dell’Assegno di inclusione, bisogna ritornare dai servizi sociali del Comune? Risponde l’Inps.

Assegno di inclusione, dopo il rinnovo bisogna tornare dai servizi sociali del Comune?

Alla scadenza dei primi 18 mesi di fruizione, i beneficiari dell’Assegno di inclusione (Adi) possono presentare domanda di rinnovo per continuare a ricevere il sussidio per altri 12 mesi.

Una possibilità importante, che tuttavia è subordinata al rispetto di alcune regole precise: tra un periodo di percezione e l’altro deve trascorrere un mese di sospensione, durante il quale il beneficio viene interrotto. Il vuoto economico è comunque compensato dal riconoscimento di un bonus una tantum da 500 euro, pagato contestualmente alla prima ricarica successiva al rinnovo (una sola volta).

Molti nuclei familiari, però, una volta inoltrata la domanda di rinnovo, si chiedono cosa accada sul piano degli obblighi di inclusione sociale e lavorativa: occorre presentarsi nuovamente ai servizi sociali del Comune di residenza per confermare o aggiornare il Patto di inclusione? Entro quando va fatto? E, soprattutto, cosa si rischia se non si rispetta la convocazione?

A chiarire ogni dubbio è il messaggio Inps n. 3048 del 14 ottobre 2025, che aggiorna le regole operative e conferma l’obbligo di un nuovo incontro con i servizi sociali dopo la presentazione della domanda di rinnovo.

Quando e perché bisogna tornare ai Servizi Sociali dopo il rinnovo

Il messaggio Inps n. 3048 del 2025, quindi, chiarisce che anche dopo il rinnovo dell’Assegno di inclusione è obbligatorio ripresentarsi ai servizi sociali. L’incontro serve a verificare, aggiornare o confermare il percorso di inclusione sociale e lavorativa già definito nei mesi precedenti.

L’obbligo vale anche nel caso in cui la composizione del nucleo familiare non è cambiata: in tal caso, infatti, i servizi sociali devono comunque accertarsi che la situazione economica, abitativa e lavorativa sia rimasta invariata e che il Patto di inclusione sia ancora coerente con i bisogni del nucleo.

Nel dettaglio, durante questo nuovo colloquio, gli operatori comunali possono:

  • confermare il precedente piano di inclusione;
  • modificarlo o integrarlo con nuovi obiettivi;
  • oppure avviare una nuova analisi multidimensionale (cioè una valutazione completa del nucleo e delle sue esigenze).

Tale procedura è necessaria anche per “azzerare il contatore” dei 18 mesi e permettere all’Istituto di riattivare correttamente l’erogazione del beneficio per il nuovo periodo.

Entro quando bisogna presentarsi e cosa si rischia se non lo si fa

Il nuovo incontro con i servizi sociali deve avvenire entro 120 giorni dalla presentazione della domanda di rinnovo dell’Assegno di inclusione che coincide con la data di sottoscrizione del Patto di attivazione digitale. Chi non rispetta questa scadenza rischia la sospensione dell’erogazione dell’Adi, che potrà riprendere solo dopo la regolare convocazione o la presentazione spontanea al servizio sociale competente.

Nel caso in cui invece siano necessari ulteriori colloqui per completare l’aggiornamento, l’Inps stabilisce che le scadenze successive siano fissate ogni 90 giorni. In questo periodo il nucleo può essere convocato oppure presentarsi autonomamente, così da non incorrere in ulteriori sospensioni o ritardi.

Va ricordato che l’Inps, per tutelare i nuclei a cui la domanda viene accolta in prossimità della scadenza dei 120 giorni, ha introdotto una clausola di salvaguardia: in questi casi, l’Istituto garantisce comunque il pagamento delle prime tre mensilità dell’Adi, anche nel caso in cui il colloquio con i servizi sociali non si sia ancora svolto.

Cosa devono fare i componenti attivabili al lavoro

Per i membri del nucleo familiare attivabili al lavoro, il rinnovo dell’Assegno di inclusione comporta anche una serie di adempimenti presso i centri per l’impiego.

Secondo quanto precisato dall’Inps, entro 60 giorni dal riesame dell’analisi multidimensionale (quindi dopo il nuovo colloquio con i servizi sociali) i componenti tenuti all’attivazione devono:

  • sottoscrivere il Patto di attivazione digitale individuale, se non già firmato in precedenza;
  • presentarsi al centro per l’impiego per la firma o l’aggiornamento del Patto di servizio personalizzato, con il quale vengono definiti gli impegni in materia di formazione, ricerca attiva e reinserimento lavorativo.

Il mancato rispetto di questi obblighi può comportare la sospensione temporanea o la decadenza del beneficio economico. Inoltre, va sottolineato che se dopo la domanda di rinnovo il Cpi ha già registrato attività come la firma o l’aggiornamento del Patto di servizio personalizzato, la scadenza dei 60 giorni viene automaticamente rinviata alla successiva finestra di 90 giorni, purché l’analisi multidimensionale sia stata completata dai servizi sociali.

In questo modo, i percorsi di inclusione sociale e lavorativa possono proseguire in continuità, senza interrompere l’erogazione dell’Assegno di inclusione, anche laddove il nucleo abbia già intrapreso iniziative di attivazione lavorativa.

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