Assegno di inclusione dimezzato, come cambia l’importo dall’1 gennaio 2026

Simone Micocci

15 Dicembre 2025 - 11:19

Assegno di inclusione, pessime notizie in legge di Bilancio. L’importo viene dimezzato dal 2026, ma solo per la prima mensilità successiva al rinnovo.

Assegno di inclusione dimezzato, come cambia l’importo dall’1 gennaio 2026

Ci sono brutte notizie per chi prende l’Assegno di inclusione: dal prossimo anno l’importo, seppure per una sola mensilità, si dimezza. Non è ancora una conferma, ma il rischio che sia davvero così è alto.

A prevederlo, infatti, è un emendamento alla legge di Bilancio 2026 presentato direttamente dal governo: basti questo per capire quanto siano alte le probabilità che questo entri a far parte del testo definitivo della Manovra, comportando così una vera e propria beffa per chi prende l’Assegno di inclusione che si andrà ad aggiungere alle altre cattive notizie attese per il prossimo anno.

Perché se da una parte è vero che il testo della Manovra consente di rinnovare l’Assegno di inclusione scaduto tutte le volte che si vuole, dall’altra toglie il bonus da 500 euro introdotto quest’anno. E se a questo aggiungiamo che la prima mensilità successiva al rinnovo potrebbe anche essere dimezzata, è facile capire quanto davvero per l’Assegno di inclusione il prossimo rischi di non essere un anno fortunato.

Assegno di inclusione dimezzato dal 2026? Ecco cosa c’è di vero

Oggi la regola prevede che l’Assegno di inclusione si possa rinnovare alla scadenza dei 18 mesi, attendendo però un mese di sospensione. Questo significa che tra l’ultima mensilità di un periodo e la prima del successivo c’è un mese in cui non si riceve nulla. Per far fronte a questa mancanza nel 2025 è stato introdotto un bonus fino a 500 euro: di fatto, la prima mensilità veniva raddoppiata, in quanto spetta un contributo aggiuntivo pari al valore della ricarica stessa, fino a un massimo di 500 euro appunto.

Ora questo bonus non è stato confermato per il 2026 e non è tutto: perché la prima mensilità successiva al rinnovo rischia di essere ancora più bassa. Se dovesse passare l’emendamento governativo - fatto appositamente per garantire un risparmio di 100 milioni di euro da poter utilizzare su altre misure - una volta rinnovato l’Assegno di inclusione bisognerà tener conto non solo del mese di sospensione, ma anche di una mensilità - la prima - dimezzata.

Rispetto a oggi, quindi, si passa da 1.100 euro di ricarica (600 euro più il bonus di 500 euro) a 300 euro, una differenza negativa di ben 800 euro per le famiglie che pertanto guardano con preoccupazione a un emendamento che potrebbe sfavorire chi prende l’Assegno di inclusione, considerando anche che d’ora in avanti i rinnovi si faranno sempre più frequenti.

Assegno di inclusione, dal prossimo anno spettano solo 11 mensilità

Ricordiamo che, dopo il primo ciclo di fruizione che può durare fino a 18 mesi consecutivi, l’Assegno di inclusione entra in una nuova fase: tutti i rinnovi successivi hanno infatti una durata massima di 12 mesi. Questo dettaglio, apparentemente tecnico, produce un effetto particolare sui pagamenti, perché il mese di sospensione previsto dalla legge finisce per ripetersi ogni anno.
Il meccanismo funziona sempre allo stesso modo. Al termine delle 12 mensilità, il diritto all’assegno decade automaticamente. La famiglia può presentare una nuova domanda solo dal mese successivo all’ultimo pagamento e l’erogazione riparte dal mese seguente ancora. In mezzo resta quindi un mese “vuoto”, in cui l’assegno non viene corrisposto.

Facciamo un esempio. Supponiamo che una famiglia concluda un ciclo di 18 mesi a dicembre 2026, ricevendo l’ultima mensilità a fine anno. La domanda di rinnovo potrà essere presentata a gennaio 2027, ma il nuovo pagamento scatterà soltanto da febbraio. Il mese di gennaio resta scoperto: nessun assegno, né tantomeno un recupero successivo. Nell’anno solare 2027, quindi, quella famiglia incasserà l’Assegno di inclusione solo per 11 mesi, da febbraio a dicembre.

La stessa dinamica si ripeterà puntualmente ogni anno. Ogni ciclo di 12 mesi sarà seguito da una sospensione obbligatoria di un mese, che non rappresenta più un evento eccezionale ma una componente strutturale della misura. Con l’eliminazione del bonus compensativo da 500 euro, questo “buco” non verrà più colmato in alcun modo: la perdita della mensilità sarà definitiva e si ripresenterà a ogni rinnovo, e anzi rischia di essere ancora più severa in caso di riduzione della prima mensilità, incidendo in modo stabile sul reddito annuale delle famiglie beneficiarie.

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