“Gli anziani devono lavorare o niente pensione per i giovani”: FMI boccia la riforma dell’Italia

Simone Micocci

22/01/2019

22/01/2019 - 16:55

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L’invecchiamento della popolazione mette a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale: secondo FMI serve una riforma che allunghi la vita lavorativa degli anziani e che incentivi i giovani a ricorrere ai fondi pensione.

“Gli anziani devono lavorare o niente pensione per i giovani”: FMI boccia la riforma dell’Italia

C’è urgente bisogno di una nuova riforma delle pensioni”: a dirlo è il Fondo Monetario Internazionale nel report sull’invecchiamento della popolazione, bocciando di fatto la riforma previdenziale appena attuata dal Governo italiano.

Secondo il FMI, infatti, bisogna incoraggiare le persone ad “allungare le loro vite lavorative”, introducendo degli incentivi per far sì che gli anziani continuino a lavorare rimandando l’accesso alla pensione. Insomma, il contrario di quanto fatto con il decreto pensioni con il quale - grazie all’introduzione di Quota 100 e alla proroga di Opzione Donna - è stata data ai lavoratori la possibilità di anticipare di diversi anni l’uscita dal lavoro.

Il problema è che già prima di questa nuova riforma l’Italia era uno dei Paesi più esposti ai rischi dell’insostenibilità del sistema previdenziale, figuriamoci adesso che con Quota 100 potranno andare in pensione molti più lavoratori rispetto a quanto preventivato.

Se non si farà qualcosa nel breve termine, fanno sapere dal FMI, c’è il rischio concreto che il sistema previdenziale tra qualche anno non sia più in grado di garantire la pensione, con i giovani di oggi che rischiano concretamente di dover pagare di tasca loro per avere diritto ad un sussidio.

Italia: l’invecchiamento della popolazione e i rischi per la pensione

Il calo della fertilità da una parte, e l’allungamento delle speranze di vita dall’altro, stanno portando ad un invecchiamento della popolazione su scala mondiale, con l’Italia che è uno dei Paesi maggiormente interessati da questo fenomeno.

A rilevarlo è il Fondo Monetario Internazionale nel suo report sull’invecchiamento, aggiungendo che questa situazione potrebbe portare i vari Paesi ad attuare nuovi interventi sul fronte pensionistico. Interventi che - come anticipato - sono molto differenti da quelli approvati dal Governo italiano nel recente “decretone”.

L’invecchiamento della popolazione, infatti, porterà ad un aumento della spesa previdenziale di circa 2,5 punti percentuali entro il 2050, mettendo a serio rischio la stabilità dei conti pubblici. Nel report si legge anche che dall’analisi delle tendenze demografiche ne risulta che “molti Paesi a breve si troveranno ad affrontare una forza lavoro in declino che farà scendere il risparmio”.

L’Italia è tra i Paesi più esposti al rischio di insostenibilità del sistema previdenziale e provvedimenti come Quota 100 potrebbero persino peggiorare questa situazione con conseguenze drammatiche per i “pensionati di domani”.

Pensioni, rischio insostenibilità: cosa deve fare il Governo italiano

A tal proposito il Fondo Monetario Internazionale consiglia al Governo la strada da seguire per scongiurare questo scenario prima che sia troppo tardi. Se non si farà qualcosa in tempo, infatti, l’invecchiamento della popolazione porterà la spesa per la previdenza al 2,5% del PIL, con il rischio di una crescita incontrollata del debito pubblico.

Il suggerimento che il Fondo Monetario Internazionale dà ai Governi è di approvare una riforma delle pensioni che sia in grado di colmare i divari di genere nella partecipazione alla forza lavoro, oltre ad introdurre delle misure volte a favorire l’allungamento delle carriere lavorative.

Anziché cercare di andare in pensione il prima possibile, infatti, gli anziani dovrebbero continuare a lavorare; il Governo potrebbe agevolare questo fenomeno riconsiderando tutte quelle tasse e benefici che “favoriscono il pensionamento anticipato”.

Pensioni, rischio insostenibilità: cosa devono fare i giovani

Con il sostegno dello Stato, i giovani devono cominciare fin da subito a pensare alla loro vita dopo il lavoro iniziando a risparmiare per garantirsi una pensione. In caso contrario c’è il rischio che chi smetterà di lavorare dopo il 2050 non percepirà alcun trattamento previdenziale.

Per questo motivo il FMI consiglia ai Governi di incoraggiare un maggiore risparmio da parte dei singoli lavoratori, incrementando il ricorso al secondo (fondi pensione di categoria) e terzo pilastro (previdenza integrativa individuale) previdenziale.

Le soluzioni quindi sono due: da una parte bisogna cominciare già da adesso a mettere da parte dei risparmi destinandoli ad un fondo pensionistico, mentre dall’altra si deve continuare a lavorare per più anni possibili. Solo al realizzarsi di queste due ipotesi, sarà possibile mantenere degli standard pensionistici più o meno simili a quelli previsti al giorno d’oggi.

Salvini contro il FMI: “Non indovinano una previsione

A pochi giorni dalla pubblicazione del report sull’invecchiamento, FMI ha anche tagliato le stime di crescita dell’Italia provocando la dura reazione dei vertici della maggioranza.

Le parole più dure nei confronti del Fondo Internazionale Monetario le ha spese Matteo Salvini, pubblicando il seguente post su Twitter:

“Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il FMI ad essere una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”.

Il Ministro dell’Interno - uno dei fautori della riforma delle pensioni appena attuata - quindi non sembra credere nelle previsioni del FMI, né per quelle che sono le stime di crescita sull’Italia né tantomeno sugli avvertimenti in merito all’insostenibilità del sistema previdenziale. Insomma, con Quota 100 si andrà avanti senza intoppi, almeno per il momento: se il FMI avrà avuto ragione o meno lo scopriremo tra qualche anno, quando però potrebbe essere troppo tardi per correre ai ripari.

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