L’annuncio di Vladimir Putin è arrivato. Una nuova legge cambia tutto dal 1° gennaio 2026

Ilena D’Errico

3 Dicembre 2025 - 17:00

Prosegue le trattative con l’abituale atteggiamento, ma di certo non arresta. Il nuovo annuncio di Putin parla chiaro: la Russia non intende cedere.

L’annuncio di Vladimir Putin è arrivato. Una nuova legge cambia tutto dal 1° gennaio 2026

I colloqui tra Russia e Stati Uniti procedono, ma Putin continua a prepararsi per ogni eventualità, preoccupandosi di finanziare la macchina bellica il più possibile. Arriva così un temuto annuncio ai cittadini russi, che si preparano a subire ancora più duramente le conseguenze delle decisioni del proprio leader. La nuova legge in vigore dal 1° gennaio 2026, una nuova stretta fiscale, sarà un duro colpo per i russi, cui viene richiesto un sacrificio sempre maggiore pur di mandare avanti la guerra.

Non importa, infatti, quanto si parli di una tregua né come anche Zelensky sia oggi più fiducioso rispetto a una possibile risoluzione. La Russia non è davvero pronta a scendere a compromessi, indipendentemente dalle speranze occidentali. Ciò non vuol dire che sia impossibile spingere verso scenari migliori, anche di pace magari, ma sicuramente il Cremlino non intende dare segnali di debolezza o tantomeno far vedere che la pressione economica sia una leva in mano all’Occidente.

Così, pure con un’economia dissestata e un popolo sempre meno contento, Mosca continua a fare della guerra la priorità da portare avanti, costi quel che costi. Putin dovrebbe aver ormai preso in considerazione che di questo passo non soltanto resterà poco dell’Ucraina ma pure della Russia stessa, però ha scelto di mantenere la posizione. Tutto viene mosso, sapientemente bisogna riconoscere, per finanziare il conflitto e dimostrare così di non avere nulla da perdere.

La nuova legge russa dal 2026

Un’altra dura stretta fiscale si scaglia sui cittadini russi, che dal 1° gennaio 2026 subiranno un aumento dell’Iva. Quest’ultima passerà dal 20% attuale al 22%, con l’obiettivo di riscuotere almeno 15,5 miliardi di dollari l’anno. Riscossioni che dovrebbero ristorare i conti pubblici, ma che il ministero delle Finanze destina in modo specifico alla difesa e alla “sicurezza nazionale”, in altre parole: la guerra in Ucraina. Un’autentica bomba fiscale che non coglie davvero di sorpresa.

Come potrebbe essere altrimenti, con un’economia logorata dal conflitto? Portare avanti l’invasione dell’Ucraina sta costando parecchio al Cremlino, colto di sorpresa da una guerra più lunga del previsto (grazie all’appoggio di Stati Uniti e Ue a Kiev) e dalle sempre più dure sanzioni occidentali. Le principali fonti di crescita economica della Russia, a partire dal settore energetico, sono schiacciate più o meno direttamente dal conflitto, mentre le opportunità di risalita si fanno sempre più remote.

Inevitabile quindi l’ennesima riforma fiscale per rimpinguare le casse statali con quel poco che ancora può essere tolto al popolo e alle imprese. Una misura disperata che non sembra nemmeno giustificata da obiettivi coerenti con i veri bisogni della nazione, visto che l’ulteriore gettito fiscale servirà a coprire le spese militari.

Iva agevolata e salari minimi non basteranno

Nonostante la necessità, però, anche il Cremlino ha dovuto mitigare la stangata, decidendo di escludere dall’applicazione dell’Iva maggiorata le spese essenziali. Per farmaci, beni alimentari e per l’infanzia di prima necessità e altri prodotti analoghi resta infatti in vigore l’aliquota agevolata del 10%. Non che questo basti a compensare gli effetti sulle fasce più fragili della popolazione, tantomeno per il complessivo andamento del Paese.

Come confermato anche da un’analisi dell’Isw, la manovra non farà altro che aggravare la situazione già esistente, accelerando la crescita dell’inflazione e riducendo all’osso qualsiasi spazio di crescita economica. A poco serve pure l’aumento dei salari minimi, che arriva a 27.093 rubli (circa 300 euro), l’ennesima mossa controproducente che non allevia la perdita del potere d’acquisto dei consumatori.

Nel frattempo, peraltro, proseguono a pieno ritmo le privatizzazioni di massa delle aziende pubbliche. Grazie ai sostenitori privati interni e ai Paesi amici, Mosca sta intensificando la centralizzazione economica statale, di fatto sacrificando senza remore i bisogni civili a beneficio della guerra.

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