Accordo dazi Trump-UE, per Meloni positivo, mentre in Italia si invoca cacciata von der Leyen. I post verità di Carnevale-Maffè

Laura Naka Antonelli

28 Luglio 2025 - 10:10

Accordo Trump-UE su dazi al 15%. L’ira delle opposizioni al governo Meloni, con il segretario di Azione Calenda che invoca la cacciata di Ursula von der Leyen.

Accordo dazi Trump-UE, per Meloni positivo, mentre in Italia si invoca cacciata von der Leyen. I post verità di Carnevale-Maffè

Donald Trump lo ha definito un “ accordo molto potente, una intesa molto grande, la più grande di tutte ”, mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato di un “buon accordo”, addirittura di “ un accordo enorme ”, siglato dopo “ dure trattative ”.

L’intesa sui dazi raggiunta ieri, domenica 27 luglio 2025, in Scozia tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, che prevede l’applicazione di tariffe pari al 15% sui prodotti che l’America importa dall’Europa, è stata salutata con favore anche dal governo Meloni, come dimostrano le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la nota congiunta firmata dalla premier, insieme ai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e i commenti dei partiti di maggioranza, che sottolineano come con l’intesa sia stata sventata la prospettiva di una guerra commerciale che avrebbe provocato soltanto danni all’Italia e all’Europa.

Accordo Trump-UE su dazi al 15%, i commenti di Giorgia Meloni, Salvini e Tajani

Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ieri, subito dopo la notizia dell’accordo sui dazi, nel rilasciare il suo primo commento da Addis Abeba:

Giudico positivo che ci sia un accordo ma non posso giudicare il merito se non conosco i dettagli”.

Stamattina, tornando a parlare con i giornalisti, la premier Meloni si è poi così espressa:

Giudico positivamente il fatto che si sia raggiunto un accordo. Io continuo a pensare che un’escalation commerciale avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, potenzialmente devastanti. La base di dazi al 15%, se ricomprende quelli precedenti che in media erano al 4,8, secondo me è una base sostenibile. Poi bisogna andare nei dettagli, essere certi che ci siano alcuni settori particolarmente sensibili, come farmaceutica e auto, che siano all’interno del 15%, bisogna verificare le possibili esenzioni, come su alcuni prodotti agricoli”.

Parlando sempre da Addis Abeba, Meloni ha tenuto comunque a precisare che, in riferimento all’ “acquisto di gas e investimenti, non sono in grado di valutarlo finchè non ho i dati chiari”.

Nella serata di ieri era stato diramato un comunicato congiunto contenente le dichiarazioni di Meloni, del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e del ministro degli Affari esteri Antonio Tajani:

“Il Governo italiano accoglie positivamente la notizia del raggiungimento di un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti sui dazi e le politiche commerciali, che scongiura il rischio di una guerra commerciale in seno all’Occidente, che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili. La soluzione negoziata è un risultato a cui le Istituzioni europee e gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno lavorato con grande impegno e facendo squadra comune, evitando di cadere nella trappola di chi chiedeva di alimentare uno scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico”.

E ancora: “ L’accordo garantisce stabilità , aspetto fondamentale per i rapporti tra due sistemi economici e imprenditoriali fortemente interconnessi tra loro come sono quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Nelle more di valutare i dettagli dell’intesa, giudichiamo sostenibile la base dell’accordo sui dazi al 15%, soprattutto se questa percentuale ricomprende e non si somma ai dazi precedenti, come invece era previsto inizialmente”.

Il comunicato congiunto si è così concluso:

“Allo stesso tempo, continuiamo a lavorare a Bruxelles per rafforzare il Mercato Unico, semplificare le nostre regole, tagliare la burocrazia, diversificare le relazioni commerciali e ridurre le nostre dipendenze. Infine, siamo pronti ad attivare misure di sostegno a livello nazionale, ma chiediamo che vengano attivate anche a livello europeo, per quei settori che dovessero risentire particolarmente delle misure tariffarie statunitensi. Il Governo italiano continuerà a perseguire l’obiettivo di mantenere salda l’unità dell’Occidente, con la consapevolezza che ogni divisione ci renderebbe tutti più deboli ed esposti alle sfide globali”.

Piazza Affari e mercati in rialzo, cosa prevede l’accordo USA-UE sui dazi

Ma si tratta davvero del meglio a cui l’Unione europea poteva ambire nelle trattative serrate condotte con l’America di Trump, culminate nell’annuncio di ieri?

Rimangono sicuramente interrogativi su alcuni dettagli specifici, così come sulla tabella di marcia degli investimenti che l’Unione europea si è impegnata a effettuare negli Stati Uniti.

Per ora i mercati finanziari accolgono in modo positivo la notizia, semplicemente perché l’intesa ha messo la parola fine a quelle settimane di incertezza che hanno accompagnato i negoziati prima dell’arrivo del 1° agosto, data in cui le tariffe scatteranno. L’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha aperto la giornata di contrattazioni in territorio positivo, così come è solida la performance dei futures sugli indici azionari di Wall Street S&P 500, Nasdaq e Dow Jones Industrial Average.

Qualche progresso innegabile l’UE, nel trattare con Trump, lo ha sicuramente fatto, se si considera che Bruxelles è riuscita a sventare il terribile spettro di dazi al 50% che era stato presentato dal presidente americano alla fine di maggio.

I dazi sono stati inoltre dimezzati da quelli minacciati agli inizi di luglio, quando l’amministrazione USA aveva annunciato tariffe pari al 30%.

Con l’annuncio sull’accordo, il presidente USA Donald Trump ha reso noto che i dazi sulle esportazioni europee negli Stati Uniti, incluse quelle sulle auto, saranno appunto pari al 15%, mentre Ursula von der Leyen ha affermato che alcuni beni, come prodotti chimici e farmaceutici, sono stati esclusi dall’intesa.

La numero uno della Commissione europea ha aggiunto inoltre che i nuovi dazi del 15% non saranno aggiunti ad altre tariffe già in vigore.

Sta di fatto che per molti, quel 15% risulta comunque una sconfitta, se si considera che l’UE aveva sperato in dazi inferiori, pari al 10%.

Esplode così in Italia la rabbia delle opposizioni al governo Meloni, che non condividono affatto l’entusiasmo di chi, in primis di von der Leyen, ha presentato l’accordo.

D’altronde, di mezzo non ci sono soltanto le tariffe del 15%, ma anche quegli investimenti di ben $750 miliardi che, come ha annunciato Trump, Bruxelles si è impegnata a fare acquistando energia USA, e altri investimenti del valore di $600 miliardi.

Trump ha precisato che il blocco “acquisterà centinaia di miliardi di dollari di attrezzature militari”, pur non fornendo una cifra precisa.

Rimane tra l’altro la spina dei dazi imposti sull’acciaio e l’alluminio, inchiodati al 50%, anche se il New York Times non esclude che passi avanti possano essere fatti anche su questo dossier.

La fonte interpellata dal quotidiano newyorchese ha aggiunto che è stata la stessa von der Leyen ad affermare che quei dazi del 50% potrebbero essere, di fatto, sforbiciati. Sarà.

Intesa Trump-UE, Calenda: “von der Leyen dovrebbe essere mandata via seduta stante”

Ma i partiti delle opposizioni al governo Meloni in Italia sono furiosi.

In evidenza le dichiarazioni del segretario di Azione Carlo Calenda, che ha bocciato in toto l’operato di Ursula von der Leyen. Così in una nota:

“Quello presentato da Trump non è un accordo ma una capitolazione dell’Europa. Tariffe a zero VS 15% e acquisti di energia per 750 miliardi e armi a piacere, più 600 miliardi di investimenti europei in USA. Stasera mi vergogno di essere europeo. La von der Leyen ha fatto la figura della scolaretta e dovrebbe essere mandata via seduta stante”.

La reazione all’accordo sui dazi di M5S e PD

Un accordo che merita solo di essere bocciato anche per il M5S, con i parlamentari delle Commissioni bilancio e finanze di Camera e Senato, che hanno così tuonato:

Doveva essere zero a zero sui dazi, invece Ursula e la ’pontiera’ Meloni rimediano una disfatta bella e buona. Tra l’altro ai dazi del 15%, come denunciato da settimane da tutte le principali associazioni imprenditoriali, bisogna aggiungere anche la svalutazione del dollaro, da inizio anno ormai del 13%, che penalizza ancor di più le esportazioni europee e italiane. L’appiattimento europeo e italiano è stato agghiacciante. Ancor prima delle trattative, e poi durante Italia e Ue avevano concesso di tutto a Trump: incremento delle spese in armi al 5% del Pil entro il 2035 deciso in sede NATO; esenzione delle multinazionali Usa dalla global minimum tax decisa in sede G7; atteggiamento subalterno sulla web tax; maggiori acquisti di armi a stelle e strisce e del più costoso GNL (gas naturale liquefatto) americano, già decisi dal Piano Tajani per l’export redatto fine marzo 2025, con l’Italia che nei primi sei mesi dell’anno ha già raddoppiato gli acquisti dello stesso GNL americano, con costi che si rifletteranno sulle già salate bollette italiane. Adesso parte la conta dei danni, con Confindustria che aveva stimato 23 miliardi di minor export con i dazi al 15% e circa 100mila posti di lavoro a rischio. Molti settori avranno ripercussioni negative. Il tutto a impattare su un’economia italiana che il Governo Meloni ha già ridotto a tre anni consecutivi di crescita zero e a 29 mesi su 31 di Governo con un calo della produzione industriale. Alla prova dei fatti la ’sovranista’ Meloni sì è rivelata una premier che più appiattita non si può. I toni battaglieri della Meloni di lotta e opposizione hanno lasciato il posto a timidi pigolii”.

Nicola Zingaretti, capodelegazione Pd al Parlamento europeo, ha inoltre commentato l’intesa sui dazi, affermando che “ più che un accordo mi sembra un’imposizione di Trump contro l’Europa divisa e dei nazionalismi”, facendo notare che “dopo il cedimento sulla Global Minimum Tax, vedo solo tariffe contro gli europei, le aziende e concessioni al Presidente americano”.

L’economista e docente della Bocconi Carnevale-Maffè spiega accordo dazi Trump-UE

Ma per avere un’idea obiettiva e non condizionata da logiche meramente politiche dell’accordo sui dazi che è stato siglato ieri, occhio ai commenti rilasciati su X da Carlo Alberto Carnevale-Maffè, docente di Strategia della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi.

Così Maffè, che insegna in programmi con business school internazionali (tra cui Wharton School - University of Pennsylvania, Stern School of Business - New York University, HEC Paris, Steinbeis University Berlin, International Management Institute New Delhi, Athens University of Economics) e in diversi corsi universitari (Business Strategy, Management Consulting), si è così espresso, nel commentare l’accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti:

“Al contrario di quanto si legge da parte di alcuni agitatori ideologizzati: politicamente, la UE si conferma un blocco commerciale unito, sbugiardando i sovranisti che invocavano accordi nazionali separati, e un soggetto istituzionale affidabile e rispettoso degli accordi internazionali, che conferma il proprio capitale di credibilità agli occhi dei mercati internazionali”.

L’economista ha fatto notare che “la storica debolezza geopolitica europea, che è il vero trigger dell’annuncio sui dazi, ne esce ovviamente conclamata, ma è eredità di 80 anni di frammentazione nazionalistica, non certo risultato negoziale di ieri”.

Tra l’altro, “ in compenso, con questi atti di brigantaggio commerciale, gli USA stanno distruggendo la propria credibilità contrattuale agli occhi dei mercati , con un danno strutturale che sarà difficile riparare anche dopo Trump”.

Carnevale-Maffè, “sovranismi nazionali hanno mostrato loro volto irrazionale”

Non è mancato l’appello di Carlo Alberto Carnevale-Maffè all’Europa:

“Ora l’Europa faccia un esame critico delle proprie debolezze e una valutazione pragmatica delle proprie forze: i sovranismi nazionali hanno mostrato il loro volto irrazionale, menzognero e distruttivo, la sfida storica è affermare politicamente ed economicamente una nuova sovranità europea. Non sarà facile, ma è l’unica via per la pace, la sicurezza e lo sviluppo economico e sociale del Vecchio Continente”.

Occhio al valore del dazio medio ponderato

In un altro post pubblicato su X, Carnevale-Maffé ha consigliato di non affrettarsi a tirare subito le somme senza aver fatto prima bene i conti, scrivendo che “prima di commentare, meglio guardare i numeri”.

Ovvero?

Il dazio medio ponderato differenziale per le merci europee derivante dagli accordi di ieri è stimabile al 10,9%”, ha spiegato l’economista, ricordando che “per valutare in termini economici reali l’abusiva e illegale imposizione di tariffe da parte dell’amministrazione USA, è necessario stimare il valore dei Dazi Medi Ponderati, calcolati come il totale dei dazi pagati diviso per il totale delle esportazioni, applicando i dazi attuali (0% per esentati, 15% per la maggior parte delle non esentate, 50% per acciaio e alluminio)”.

Carnevale-Maffé ha fatto notare di conseguenza, dopo aver riportato alcuni calcoli, che “ il dazio medio ponderato attuale risulta quindi di circa il 12,4% ”, ricordando che “prima dell’amministrazione Trump, il dazio medio ponderato sulle esportazioni UE verso gli USA era circa 1,47%, basato su dati pre-2017”.

Di conseguenza, “la differenza risulta quindi del 10,93% per la UE e di circa l’11,01% per l’Italia, che risulta leggermente penalizzata dal mix di export”.

L’economista ha concluso con una frase che dice tutto sia su Trump che dei suoi cosiddetti amici: “ Alla faccia degli amici di Trump... ” (inclusi quelli, ovviamente, rappresentati dai sovranisti italiani).

L’impressione, di fatto, è che non ci sia nella partita nessun vincitore. Più certezza su chi invece ha perso: sicuramente i sovranisti, dell’Italia, dell’Europa intera e dell’America di Trump.

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