Nonostante la smentita di Donald Trump, la politica dei dazi sta iniziando a dare i suoi frutti negativi negli Stati Uniti e diversi prodotti oggi costano già di più.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sempre giustificato la politica dei dazi come il modo per restituire potere d’acquisto al popolo americano. Trump ha più volte negato che dazi così rigidi sui prodotti importati potessero generare inflazione e aumenti dei prezzi. Tuttavia, dopo la recente introduzione dei dazi aggiornati, alcuni segnali indicano che, seppure lentamente, i prezzi dei prodotti negli Stati Uniti stanno iniziando a salire.
Gli analisti concordano sul fatto che i prezzi non stiano aumentando con la stessa velocità di qualche anno fa, come accadde nel periodo pandemico o dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Restano però segnali evidenti che mostrano come gli americani presto inizieranno a registrare rincari nei supermercati, su Amazon e in altri canali di acquisto.
Secondo l’indice CPI, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,2% a luglio rispetto al mese precedente, contenuti dal forte calo del costo del petrolio registrato nello stesso periodo.
Le categorie di beni dove i prezzi sono cresciuti
Per alcune categorie di beni l’aumento è evidente, soprattutto per quelli la cui disponibilità dipende dalle importazioni. A luglio i prezzi dei giocattoli sono cresciuti dello 0,2%, dopo gli incrementi già segnati a giugno (+1,8%) e maggio (+1,3%). Gli elettrodomestici, al contrario, hanno registrato un calo dello 0,9% a luglio, invertendo la tendenza positiva di giugno (+1,9%) e maggio (+0,8%). Mobili e biancheria da letto hanno invece accelerato, passando dal +0,4% di giugno al +0,9% di luglio, dopo il -0,8% di maggio. In crescita anche utensili e ferramenta, con un +1,2% a luglio, in linea con i dati di giugno (+1,2%) e maggio (+1,1%).
Pure le attrezzature per attività all’aperto mostrano un incremento (+2,2% a luglio, dopo il -0,1% di giugno e il +0,5% di maggio), così come gli articoli sportivi (+0,4% a luglio, rispetto al +1,4% di giugno e al +0,3% di maggio). L’abbigliamento, in gran parte importato, appare invece stabile (+0,1% a luglio, dopo il +0,4% di giugno e il -0,4% di maggio). Questa apparente stabilità, tuttavia, nasconde un forte rincaro delle calzature, cresciute dell’1,4% a luglio, dopo il +0,7% di giugno e il -0,4% di maggio.
Heather Long, economista della Navy Federal Credit Union, ha dichiarato che «alcuni beni stanno diventando più costosi a causa dei dazi, ma ciò non ha ancora avuto un impatto significativo sui consumatori, anche grazie al basso costo del carburante». Tuttavia, l’esperta ritiene che sia solo questione di tempo prima che i prezzi si facciano più pesanti.
Per ora l’impatto sui consumatori sarà graduale: molte aziende hanno accumulato scorte prima dell’entrata in vigore delle nuove misure, i costi aggiuntivi sono stati distribuiti lungo la catena produttiva e non tutte le disposizioni sono già operative. L’aumento, quindi, non sarà rapido né improvviso, ma progressivo, erodendo man mano il potere d’acquisto dei cittadini.
Eppure, se quasi tutti gli analisti concordano con questa previsione, alla Casa Bianca resta una posizione diversa. «I dazi non hanno causato inflazione o altri problemi al nostro Paese», ha scritto Donald Trump sulla sua piattaforma Truth Social. «Non ci sono ancora prove di inflazione indotta dai dazi», ha ribadito anche uno dei suoi consulenti economici, Stephen Miran.
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