A casa oltre 1.900 dipendenti Alitalia. Scatta oggi il licenziamento collettivo

Giorgia Paccione

31 Ottobre 2025 - 11:03

Fine della cassa integrazione straordinaria: quasi 2.000 ex lavoratori della storica compagnia aerea restano senza impiego. Possibile proroga straordinaria della Naspi, ma le polemiche non si placano.

A casa oltre 1.900 dipendenti Alitalia. Scatta oggi il licenziamento collettivo

Oggi, 31 ottobre 2025, scatta ufficialmente il licenziamento collettivo per oltre 1.900 ex dipendenti di Alitalia, rimasti fino a ora in cassa integrazione straordinaria. Dopo anni di proroghe e promesse, si chiude così una vicenda lunga e dolorosa che coinvolge quasi duemila persone, rimaste intrappolate tra la dismissione della vecchia compagnia di bandiera e la nascita di ITA Airways. Le lettere di licenziamento, inviate via PEC nelle scorse settimane, sono entrate oggi in vigore, sancendo la fine di un capitolo importante della storia del trasporto aereo italiano.

Molti di questi lavoratori si sentono “traditi dal governo”, come racconta un’ex hostess che ricorda le promesse fatte nel 2022: “Ci avevano assicurato che sarebbe stato ripristinato il legame tra Alitalia e ITA. Invece, un decreto interpretativo ha chiuso ogni possibilità di reintegro”. Le sentenze della Corte Costituzionale e dei tribunali italiani hanno infatti confermato la linea della “discontinuità aziendale” stabilita dal governo Draghi e avallata da Bruxelles, permettendo a ITA di scegliere liberamente chi assumere e chi lasciare fuori del vecchio personale.

Il futuro incerto dei lavoratori: verso una proroga della Naspi

Dietro i numeri, ci sono storie personali e professionali segnate oggi da illusioni e rabbia. “Per anni ho servito Alitalia con dedizione, rinunciando a ferie e momenti familiari. Ora mi ritrovo senza nulla”, racconta una ex assistente di volo con oltre vent’anni di servizio. C’è chi ricorda l’arrivo di Etihad nel 2014, chi la stagione dell’amministrazione straordinaria, chi il sogno infranto del 2021, quando ITA Airways decollò promettendo un nuovo inizio, lasciando invece a terra centinaia di professionisti.

Molti di loro avevano già ottenuto, in passato, pronunce giudiziarie favorevoli al reintegro. Ma la “norma di interpretazione autentica” introdotta dal governo Meloni ha ribadito la netta separazione tra le due aziende, vanificando ogni possibilità di ritorno al lavoro.

Sul fronte istituzionale, il governo e i sindacati cercano ora una soluzione per evitare che i quasi 2.000 licenziati restino senza sostegno economico. Al Ministero del Lavoro è in discussione una misura che prevede la proroga della Naspi, l’indennità di disoccupazione, fino a tre anni per la maggior parte degli ex dipendenti, con un’estensione a quattro anni per i circa 400 lavoratori che matureranno la pensione entro il 2029.

Il finanziamento arriverebbe dal Fondo Straordinario del Trasporto Aereo, che coprirebbe anche i contributi previdenziali. Una rete di sicurezza necessaria, ma non sufficiente, secondo le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporto Aereo e Anpac, che negli scorsi giorni avevano denunciato: “Serve un intervento strutturale e la sospensione dei licenziamenti per tutelare la dignità di chi ha dedicato la vita al volo”.

Ma la decisione sui licenziamenti è ormai definitiva e ITA Airways, oggi pienamente operativa, continua a essere accusata di rappresentare una “continuità mascherata” con la vecchia Alitalia.

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