La Consulta mette la parola fine alla lunga battaglia giudiziaria dei dipendenti esclusi dal passaggio a Ita Airways: la procedura liquidatoria giustifica il licenziamento.
Con la sentenza n. 99 depositata l’8 luglio 2025, la Corte Costituzionale ha sancito la legittimità del licenziamento dei circa 2000 ex dipendenti di Alitalia non assorbiti nella nuova compagnia Ita Airways. Si chiude così uno dei capitoli più controversi della recente storia del trasporto aereo italiano, segnato da anni di ricorsi, proteste e incertezze per migliaia di famiglie coinvolte nella transizione tra la vecchia compagnia di bandiera e il nuovo vettore nazionale.
La Consulta ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Roma in merito al decreto del 2023 che aveva blindato l’esclusione dei lavoratori Alitalia dal passaggio a Ita. Secondo i giudici, la cessione del ramo Aviation è avvenuta nell’ambito di una procedura di amministrazione straordinaria a fini liquidatori, e non come trasferimento di azienda o di ramo d’azienda. Questo aspetto è stato determinante. In caso di liquidazione, infatti, non si applica la tutela della continuità lavorativa prevista dall’articolo 2112 del codice civile.
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Il contesto della sentenza, dalla crisi Alitalia alla nascita di Ita Airways
Il fallimento di Alitalia, dopo anni di difficoltà finanziarie e tentativi di rilancio, ha portato nel 2021 alla nascita di Ita Airways, società interamente controllata dallo Stato e successivamente avviata verso la privatizzazione. Nel passaggio, però, solo una parte dei dipendenti è stata assunta dalla nuova compagnia, mentre circa 2000 lavoratori, in particolare quelli del cosiddetto “lotto Aviation”, sono rimasti esclusi e collocati in cassa integrazione fino a ottobre 2025.
Questi lavoratori hanno promosso numerosi ricorsi in tutta Italia, sostenendo che la cessione a Ita configurasse una continuità aziendale e che, quindi, avrebbero dovuto essere riassorbiti. Il governo, per tutelare la procedura di privatizzazione di Ita e scongiurare rischi di contenziosi, è intervenuto con un decreto interpretativo nell’autunno 2023, specificando che la nuova compagnia non era obbligata ad assumere il personale Alitalia escluso dalla selezione.
Le motivazioni della Corte: prevale la natura liquidatoria
La Corte Costituzionale ha motivato la propria decisione sottolineando che le operazioni condotte dai commissari straordinari di Alitalia non erano finalizzate al recupero e alla riorganizzazione dell’attività, ma esclusivamente alla liquidazione dei beni e dei contratti della società. In questo scenario, le norme che garantiscono la continuità del rapporto di lavoro nei trasferimenti di azienda non trovano applicazione.
Il carattere liquidatorio della procedura, inoltre, è stato ritenuto conforme anche alle prescrizioni del diritto dell’Unione Europea. La Consulta ha evidenziato come la disciplina italiana, in questi casi, preveda una deroga esplicita alla continuità occupazionale, giustificata dalla necessità di tutelare l’interesse pubblico e la sostenibilità economica della procedura stessa.
Cosa cambia ora per i lavoratori e il settore?
La sentenza della Corte mette fine alle speranze di reintegro per i circa 2000 ex dipendenti Alitalia esclusi dal passaggio a Ita Airways. Dal prossimo autunno, terminato il periodo di cassa integrazione, scatteranno i licenziamenti definitivi. Per molti di loro, si apre ora la difficile prospettiva di ricollocarsi in un settore, quello del trasporto aereo, ancora segnato da incertezze e ristrutturazioni.
La decisione della Consulta avrà un impatto rilevante anche per il futuro delle crisi aziendali in Italia. Viene confermata la possibilità, in caso di liquidazione, di derogare alle tutele occupazionali normalmente garantite nei trasferimenti di azienda, un precedente che potrebbe influenzare le strategie di gestione delle crisi in altri settori strategici, dove la tutela dei lavoratori si scontra spesso con le esigenze di risanamento e rilancio delle imprese.
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