WeWork: ecco l’IPO più controversa del 2019

C. G.

9 Settembre 2019 - 13:37

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L’IPO di WeWork è stata ribattezzata come una delle più controverse del 2019. Ecco perché

WeWork: ecco l’IPO più controversa del 2019

L’IPO di WeWork sta suscitando l’interesse dell’intero mercato, desideroso di sapere come se la caverà dopo aver riportato ingenti perdite negli ultimi tempi.

La società è stata fondata nove anni fa a SoHo (New York) da Adam Neumann e Miguel McKelvey, i quali hanno dato vita a una realtà innovativa in grado di fornire spazi di lavoro condivisi.

Nel giro di pochissimo tempo l’azienda ha ampliato il proprio business ed è diventata famosa (e operativa) in tutto il mondo, Italia compresa. Poi nel 2019 si è fatto sempre più pressante il desiderio di sbarcare in Borsa. L’IPO di WeWork ha attirato l’attenzione di Wall Street e del mercato azionario globale e questo soprattutto nel momento in cui accanto a numeri di crescita stupefacente sono iniziate a emergere perdite imponenti.

IPO WeWork: i dubbi del mercato

Mentre We Co, la società madre, ha più che quadruplicato i ricavi dal 2016 al 2018, WeWork ha registrato un rosso di $700 milioni nella prima metà del 2019, una perdita di $1,6 miliardi nel 2018, una di $900 milioni nel 2017 e ancora una di $400 milioni nel 2016.

“Abbiamo una storia di perdite e, specialmente se continueremo a questa velocità, potremmo non essere in grado di raggiungere la redditività a livello aziendale in un futuro prevedibile.”

Tutto ciò ha spinto numerosi analisti a guardare con sospetto le sue manie di quotazione a Wall Street.

Il primo passo verso l’IPO di WeWork è stato compiuto lo scorso 14 agosto, quando la società ha dichiarato la sua intenzione di sbarcare sul mercato azionario a settembre.

Non sono state rilasciate informazioni ufficiali in merito al prezzo, ma l’ultimo round di finanziamenti dell’azienda ha permesso di stimare una valutazione di circa 47 miliardi di dollari. Se così fosse, l’IPO di WeWork sarebbe una delle più grandi del 2019, seconda soltanto a quella di Uber.

Eppure i dubbi del mercato non sono tardati ad arrivare. Qualcuno ha addirittura definito l’Initial Coin Offering dell’azienda come una delle più pericolose e ridicole dell’anno (“WeWork Is the Most Ridiculous IPO of 2019” ha titolato un recente articolo di Forbes). Altri hanno parlato della possibile revisione della valutazione a poco più di $20 miliardi.

La società è stata accusata di non aver portato alcuna innovazione in un business model già utilizzato da altri: il riferimento è alla belga IWG che opera in tal campo sotto il nome Regus.

Nessuna novità, soltanto rischi crescenti, hanno tuonato i più scettici. Ad oggi, ha continuato l’analisi di Forbes, la società utilizza un alto discount rate dell’8,2% per calcolare il valore dei suoi leasing operativi in bilancio e ciò sta a significare che l’azienda rischia di finire in default in caso di recessione.

“Per contro, IWG usa un tasso di appena il 3,7%. La differenza tra i due discount rate dimostra come WeWork abbia aggressivamente rischiato per incrementare così velocemente la propria crescita.”

Durante l’ultimo ciclo di espansione, i ricavi dell’azienda sono aumentati da quota $886 milioni nel 2017 a quota $1,8 miliardi nel 2018. Allo stesso tempo però, gli utili economici sono crollati da -1,2 miliardi a -2,2 miliardi nello stesso arco di tempo.

Se WeWork non è stata capace fino ad ora di invertire questo trend discendente, cosa accadrà quando la recessione tanto attesa colpirà l’economia?

Nelle numerose critiche lanciate contro la società non è stato risparmiato neanche il CEO Adam Neumann accusato di aver perseguito interessi personali e dunque di aver dato vita a pratiche di pessima Corporate Governance.

L’IPO di WeWork sarà un vero e proprio banco di prova per l’azienda che testerà una volta per tutte il reale interesse degli investitori.

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