Valute emergenti: cos’è cambiato negli ultimi sei mesi?

Ufficio Studi Money.it

19 Novembre 2018 - 07:00

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Il 2018 è stato un anno molto impegnativo per le valute emergenti, specialmente nella stagione estiva dove gli operatori hanno dovuto fare i conti con l’aumento della volatilità. L’ufficio studi di Money.it ha fatto il punto sulla situazione a distanza di sei mesi dall’ultima volta

Valute emergenti: cos’è cambiato negli ultimi sei mesi?

Il 2018 è stato un anno molto impegnativo per la maggior parte dei mercati emergenti. Il sentiment e la crescita de fondamentali hanno risentito delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina, dall’irrigidimento delle politiche monetarie globali e da un dollaro statunitense più forte. Questo insieme di fattori ha innescato un sentiment negativo sulle classi di attività finanziarie legate a questi Paesi che ha portato ad una grossa fuoriuscita di capitali dai mercati emergenti.

Il debutto dei dazi di Trump ha causato un indebolimento delle valute locali e il rafforzamento del dollaro ha aggiunto ulteriore volatilità. Particolarmente danneggiate sono state le valute di Paesi con fondamentali meno solidi e con una gran parte del loro debito denominato in dollari, ad esempio Turchia e Argentina, ma anche Brasile e Russia.

La diffusa negatività legata alle tensioni commerciali e ai timori riguardo la fine del ciclo economico e una Fed più aggressiva, hanno riportato le valutazioni ai livelli del 2015. Arrivati a questo punto c’è già chi, forse prematuramente o magari con un pizzico d’audacia, vede già delle possibilità di acquisto. I sostenitori di queste tesi sostengono che i fattori che influenzano negativamente i mercati emergenti stiano diminuendo.

In effetti il recente risultato delle elezioni di mid-term negli Usa è visto come un fattore negativo per il dollaro e quindi conseguentemente positivo per le valute emergenti, dal momento che le possibilità che vengano implementati nuovi stimoli fiscali sono destinate a diminuire.

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L’Ufficio studi di Money.it ha evidenziato il recupero messo in atto da alcune valute emergenti nei confronti del dollaro statunitense a seguito della crisi che ha trovato il suo massimo punto negativo durante i mesi estivi. In particolare si parla di Lira turca, Rublo russo e Real brasiliano. Queste tre valute nel 2018 sono state protagoniste di significativi deprezzamenti vs dollaro statunitense, come già evidenziato in una precedente analisi. In quest’ultimo trimestre dell’anno, però, appaiono in generale recupero negli ultimi quattro mesi. Ecco un quadro della situazione che può aiutare a capire come potrebbero evolversi gli scenari.

Lira turca

Usd/Try, grafico giornaliero da gennaio 2018. Fonte: Bloomberg

Dollaro Usa-Lira turca (Usd/Try): la Lira turca recupera il 25,87% circa dai minimi sul dollaro. I corsi del cambio, dopo i top registrati durante la seconda decade di agosto, hanno proseguito al ribasso dopo una prima ripresa dai minimi a 5,66 dollari segnati il 16 agosto, a seguito delle massicce derivanti dalla crisi turca di questa estate. Successivamente, dopo una parziale ripresa, i corsi hanno proseguimento disegnando un canale ribassista delimitato nella parte superiore dalla trendline che conta i principali massimi segnati ad agosto, nella prima ottava di settembre e nella prima decade di ottobre.

Solo recentemente i corsi hanno proseguito segnando un modello di consolidamento con le sedute della scorsa settimana, prima della rottura dello stesso effettuatosi con la candela di giovedì. Ai prezzi attuali un ulteriore recupero della Lira turca sembra imminente ed il prossimo livello dinamico degno di nota si trova a ridosso della media mobile a 200 periodi che al momento transita in prossimità del livello statico a 4,92 dollari. Questo livello coinciderebbe inoltre a livello di resistenza che ha interessato le quotazioni nei mesi di maggio, giugno e luglio.

Rublo russo

Usd/Rub, grafico giornaliero da gennaio 2018. Fonte: Bloomberg

Dollaro Usa-Rublo russo (Usd/Rub): il Rublo russo recupera il 6,24% circa dai minimi sul dollaro. I corsi da aprile hanno proseguito in un andamento sostanzialmente laterale disegnando un triangolo ascendente che ha portato ad un breakout che si è verificato solo quattro mesi più tardi, durante la prima decade di agosto.

Il Rublo russo ha proseguito il suo deprezzamento nei confronti del dollaro fino alla prima decade di settembre quando il cambio Usd/Rub arrivò a toccare i 70,59 dollari. Nelle ultime due sedute il Rublo russo ha ripreso vigore nei confronti del dollaro statunitense con un cambio che si attesta al momento della scrittura a 66,33 dollari.
Tuttavia il vero livello da oltrepassare è quello orizzontale a 65 dollari che i corsi sembrano avere nel mirino. La media mobile a 200 giorni dista ancora lontano, al momento transita a 62,84 dollari.

Real Brasiliano

Usd/Brl, grafico giornaliero da gennaio 2018. Fonte: Bloomberg

Dollaro Usa-Real brasiliano (Usd/Brl): il Real brasiliano recupera il 10,11% nei confronti del dollaro statunitense. Il cambio ha effettuato il recupero più marcato e lineare nei confronti del dollaro statunitense a partire dal mese di agosto.

I corsi nell’area compresa tra 4,20 e 4,03 dollari hanno proseguito in un andamento sostanzialmente laterale prima di invertire direzione ed arrivare a quota 3,60 a fine ottobre, proprio a contatto con la media mobile a 200 giorni.

Nelle ultime due ottave il Real brasiliano si è visto nuovamente deprezzarsi nei confronti del dollaro a seguito delle elezioni del nuovo presidente Jair Bolsonaro chiudendo il gap lasciato aperto tra le sedute del 5 e del 8 ottobre scorsi, ma per confermare un recupero del Real sarà necessaria, almeno a livello tecnico, una chiusura al di sotto di 3,66 dollari per parlare di ripresa.

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