Uscire dall’Euro: insostenibile per Salvini e Berlusconi. Ma è davvero così?

Lorenzo Baldassarre

10 Gennaio 2018 - 18:00

Berlusconi sostiene che l’Italia non può fare a meno dell’euro e che Salvini è d’accordo. Ma è davvero così? Approfondiamo la visione europeista e quella sovranista sulla moneta unica europea.

Uscire dall’Euro: insostenibile per Salvini e Berlusconi. Ma è davvero così?

Berlusconi in un’intervista a Radio Capital ha sostenuto che “non si può fare a meno dell’euro”, ma soprattutto che anche Matteo Salvini è d’accordo con lui. Il leader della Lega Nord si è sempre espresso con posizioni molto dure nei confronti dell’euro, e stupisce l’affermazione del leader di Forza Italia in merito al più grande punto di divergenza fra i due maggiori partiti del centrodestra: la questione sulla moneta unica europea.

Anche se poco prima di Natale Matteo Salvini aveva definito il referendum sull’euro proposto dal Movimento 5 Stelle una “sciocchezza”, dal momento che non è previsto dalla Costituzione, non ha mai abbandonato del tutto l’idea di uscire dall’euro, invocando con decisione un cambiamento delle regole della moneta.

La Lega Nord ha davvero cambiato idea sulla sovranità monetaria? Il leader di Forza Italia è stato subito gelato da Claudio Borghi, responsabile economico del Carroccio, con la seguente dichiarazione:

“Un secondo dopo che la Lega siederà al Governo, metterà in atto tutte le possibili preparazioni per arrivare alla sovranità monetaria. E’ una questione di sicurezza nazionale”.

L’uscita dall’euro è un tema spesso ricorrente e ora che siamo in campagna elettorale sembra essere tornato centrale nel dibattito pubblico. Ha ragione Berlusconi nel definire insostenibile l’uscita dell’Italia dall’euro?

Perché Berlusconi ha ragione

Eliminazione dei tassi di cambio
Il maggior beneficio derivato dall’euro è quello relativo all’assenza di tassi di cambio fra i Paesi dell’eurozona. Le aziende esportatrici infatti dalla sua introduzione hanno potuto vendere i propri prodotti in tutta Europa eliminando rischi e costi dovuti al cambio di valuta e facilitando gli scambi commerciali. L’euro si inserisce infatti all’interno del mercato unico europeo, che ha aumentato sia le esportazioni sia le importazioni fra i Paesi dell’eurozona.

Inflazione stabile: meno interessi sul debito pubblico
Secondo gli europeisti la moneta unica ha inoltre consentito all’inflazione di stabilizzarsi, di impedire una notevole fluttuazione dei prezzi e di dare la possibilità ai cittadini europei di non perdere il proprio potere d’acquisto.
La presenza dell’euro infatti non permette la svalutazione monetaria, misura adottabile dai Paesi con valuta nazionale per favorire le esportazioni. Sebbene dal punto di vista teorico quest’ultimo punto sia vero, è bene spiegare che l’aumento dell’inflazione derivato dalla svalutazione porterebbe a un crollo della competitività per via di altri fattori. Per effetto contrario salirebbe il prezzo delle importazioni, che potrebbe portare a un generale aumento dei prezzi incidendo sia sul salario reale sia sul potere d’acquisto.
La stabilità dei prezzi imposta dalla BCE (target massimo dell’inflazione del 2%) ha permesso inoltre la non svalutazione dei mutui e minori interessi da pagare sul debito pubblico soprattutto durante la crisi iniziata nel 2008.

Scudo contro la crisi e fattore culturale
I sostenitori della moneta unica europea affermano che durante la crisi mondiale del 2008 l’euro ha salvato i Paesi europei da una recessione ancora più pesante di quella che abbiamo conosciuto, soprattutto per quelle Nazioni che adottavano una moneta debole, come la lira italiana.
Infine l’introduzione dell’euro ha anche un carattere prettamente culturale, volto all’unione di un continente che ha trovato una pace duratura dopo secoli di conflitto.

Perché Berlusconi ha torto

Partiamo dal presupposto che non si può uscire dall’euro se non attivando l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che prevede l’uscita dall’Unione Europea, proprio come fece il Regno Unito. Dunque uscire dall’euro significherebbe anche uscire dall’Unione Europea. In ogni caso di seguito spiegheremo in cosa consiste la visione di chi sostiene la sovranità monetaria. Idea a lungo inseguita in Italia principalmente dal leader della Lega Nord Matteo Salvini e a fasi alterne da alcuni esponenti di spicco del Movimento 5 Stelle, come Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, sebbene quest’ultimo ha recentemente comunicato di aver cambiato idea sull’argomento.

Maggiore crescita economica
Innanzitutto la sovranità monetaria consiste nella possibilità di uno Stato di stampare moneta e adottare una propria politica monetaria, dunque senza essere soggetti alle scelte della BCE.
Secondo gli euroscettici la svalutazione monetaria porterebbe maggiore competitività industriale e il rilancio del settore manifatturiero. Di conseguenza i sostenitori della valuta nazionale stimano un aumento dell’occupazione e quindi una maggiore crescita economica.

Euro causa di aumento dei prezzi
Un punto degli euroscettici riguarda la crescita esponenziale dei prezzi fra il 2002 e oggi. È percezione comune infatti che il tasso di cambio lira euro sia passato sempre più a 1:1000, sostanzialmente arrivando a un raddoppio dei prezzi.

Strapotere tedesco
Più volte gli euroscettici hanno puntato il dito contro la Germania, diventata Paese egemone dell’eurozona con l’introduzione della moneta unica.
Secondo i sovranisti l’euro ha inoltre aumentato le distanze fra i Paesi più in difficoltà come quelli del Sud-Europa, tra cui l’Italia, e quelli più solidi come quelli scandinavi e la Germania. Distante che si sono accentuate durante la crisi mondiale dei mutui sub-prime e la successiva crisi dell’euro che ha portato la Grecia ad un passo dalla bancarotta.

I trattati europei
Gli euroscettici protestano infine contro i vari Trattati europei firmati dall’Italia, specialmente contro il Patto di Stabilità e Crescita (PSC), che prevede misure molto restrittive, lasciando poco spazio di manovra nel bilancio dei Paesi membri. Infatti secondo il Patto gli Stati membri non possono portare il rapporto deficit/pil sotto il -3% e il debito pubblico sul Pil sotto al 60%. Dal momento che quest’ultimo parametro viene rispettato da una manciata di Nazioni (l’Italia ha un debito pubblico sul Pil del 132%), il Patto impone un avvicinamento alla soglia del 60% per chi vi si trova al di sopra.

I sovranisti si dividono a loro volta in chi è solo contro la moneta unica, ma a favore di un Europa unita, e chi invece vorrebbe una vera e propria Italexit, sulla scia del referendum britannico del giugno 2016 sulla Brexit.

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