Ucraina, ecco perché all’Italia non conviene mettersi contro la Russia

Vittoria Patanè

9 Marzo 2014 - 19:41

L’inasprimento dei rapporti con la Russia potrebbe lasciarci senza gas e petrolio, creando numerosi problemi a 160 aziende. Metterci contro Putin potrebbe essere un rischio che non possiamo permetterci

Ucraina, ecco perché all’Italia non conviene mettersi contro la Russia

La situazione in Ucraina continua ad essere tesa. Gli schieramenti sono ormai chiari: da una parte Stati Uniti ed Europa che continuano a contrastare le ingerenze della Crimea e la sua volontà di “diventare russa” in nome della sovranità e dell’integrità territoriale del Paese ucraino considerata inviolabile e legittima; dall’altra proprio la Russia che, basandosi sul diritto della popolazione (la maggioranza dei cittadini della Crimea si dichiara filo-russa) di scegliere e di autogovernarsi, continua a portare avanti la propria battaglia.

L’ultima mossa di Putin non è stata indolore. L’annuncio del colosso russo Gazprom di bloccare le forniture di gas che, attraverso l’Ucraina, arrivano nel vecchio continente potrebbe creare non pochi problemi ai paesi dell’Unione, Italia in primis.

Questo è uno dei motivi per cui i vertici italiani continuano a mantenere un profilo basso e a non alzare i toni contro la Russia.

Italia e Russia
I dati diramati nel 2012 dall’Oxford Institute For Energy Studies mostrano come l’Italia abbia profondi legami con Mosca che non può assolutamente permettersi di sottovalutare. Siamo infatti un Paese che importa il 90% del gas che consuma e le nostre forniture sono così distribuite:

  • il 31% arriva dalla Russia;
  • il 29% arriva dall’Algeria;
  • il 9% arriva dalla Libia.

Se a questo aggiungiamo il fatto che ¼ delle importazioni del petrolio greggio utilizzato nel nostro Stato provengono dalla Russia ( stessa percentuale dalla Libia) non risulta difficile comprende come un inasprimento dei rapporti non possa far altro che danneggiarci.

D’altro canto però, in quanto Paese appartenente alla Nato, all’Unione Europea e al G7 non possiamo esimerci dal prendere una posizione nel caso i nostri partner ce lo richiedessero.

Molti mesi prima che la crisi in Ucraina si rivelasse in tutta la sua gravità, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, aveva dichiarato che l’Europa avrebbe dovuto rinforzare i propri legami con il Paese di Putin proprio per assicurarsi una migliore gestione delle risorse energetiche. Le minacce di Gazprom non possono quindi aver lasciato indifferenti né i vertici italiani né quelli europei, tanto più che anche la Germania vanta una forte dipendenza energetica dalla Russia.

Nonostante il Governo abbia rassicurato tutti affermando che nel caso in cui la Russia stoppasse i rifornimenti, l’Italia avrebbe almeno altre due vie d’uscita grazie ai rigassificatori e agli intensi contatti con l’Azerbaigian che, tramite la Turchia e la Grecia, potrebbe far arrivar il Gas nel nostro Paese, attualmente entrambe le soluzioni appaiono alquanto utopiche.

Il comunicato di Washington
Lunedì scorso Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia e Giappone hanno rilasciato un comunicato congiunto nel quale condannavano le azioni russe.

Fonti molto vicine al G7 però affermano che la versione originale di questo comunicato fosse di gran lunga più severa rispetto a quella finale e che proprio l’intervento di Italia e Germania, preoccupate per i propri interessi, avrebbe spinto ad abbassare i toni.
L’Europa non può permettersi di perdere la Russia, dalla quale dipende il 40% delle forniture di gas dei Paesi UE e Putin questo lo sa.

L’Italia poi si trova in una situazione ancor più delicata se si tiene conto che aziende come Eni, Buzzi Unicem e Finmeccanica, banche come Unicredit hanno investito in Ucraina miliardi e miliardi di euro. Insomma la nostra è una posizione scomoda, molto scomoda e nel caso in cui il conflitto si inasprisse, potremmo dover affrontare dei problemi tanto inaspettati quanto gravi.

Per adesso dunque, non ci resta che sperare che la via del dialogo vada a buon fine.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it