Per quanto prudenti Fed e BoE decideranno quasi sicuramente di alzare i tassi d’interesse nel 2015: ecco quali potrebbero essere le conseguenze sulle borse europee.
Se nello scenario continentale il 2015 sembra, con sempre maggiori probabilità, l’anno del messa in campo del quantitative easing, ritenuto sempre più necessario per scongiurare il pericolo, non ancora scampato, della deflazione, sul versante atlantico sono altre le scelte che gli operatori finanziari si attendono dalle banche centrali. Mentre la BCE, e anche la Bank of Japan, continueranno a dimenarsi in scenari recessivi con un PIL sempre più prossimo allo zero, le attese più cariche di interesse, riguardano le scelte della Federal Reserve e della Bank of England, da cui ci si aspetta un aumento del costo del denaro. FED e BoE si trovano, infatti, in una situazione molto simile, dal momento che iniziano a raccogliere i frutti di anni di politiche monetarie espansive e, di fronte a una ripresa economica sostenuta (PIL USA = +5% e PIL Regno Unito = +2,6%), dovranno mettere in campo una stretta al credito. Quel che maggiormente ci si domanda è chi farà la prima mossa.
Bank of England
Lo scorso Giugno Mark Carney, governatore della BoE, durante il tradizionale discorso di Mansion House, aveva dato per imminente il primo aumento di tassi che avrebbe portato al rafforzamento della sterlina e che sarebbe potuto
"arrivare prima che i mercati se lo aspettino"
Ciò, tuttavia, non è avvenuto, per diversi ordini di ragioni. Da Luglio la sterlina ha smesso di crescere e si è, anzi, indebolita contro dollaro e euro. Accanto all’andamento della moneta sono arrivati segnali poco incoraggianti anche dall’economia reale: la produzione manifatturiera è rallentata e, a causa della recessione europea, anche le esportazioni rimangono deboli. Le scelte della BoE, tuttavia, sono state influenzate non solo dai dati economici ma anche da quelli politici. A maggio, infatti, avverrà sul suolo inglese una delle tornate elettorali più pericolose del 2015, quella che potrebbe sancire il successo dell’Ukip di Nigel Farage, il partito più euroscettico dell’Eurozona; dal momento che la campagna elettorale sarà, con ogni probabilità incandescente, la BoE deve aver posticipato le sue decisioni al fine di creare un clima di maggiore stabilità e distensione.
Federal Reserve
Nonostante la lentezza e la cautela dimostrata dalla Fed in questi ultimi mesi, in questo caso, il percorso verso il rialzo dei tassi sembra maggiormente probabile e maggiormente imminente, potrebbe essere, quindi la Fed la prima a decidere di aumentare di un +0,25% i tassi di interesse, nel prossimo Giugno 2015, dal momento che i dati relativi alla ripresa economica sono maggiormente solidi, rispetto a quelli inglesi, sebbene l’inflazione USA, rimanga ancora lontana dalla soglia del 2%. Anche nel caso della Fed la cautela rimane comunque d’obbligo.
Le possibili conseguenze
Certo è che da più di 40 anni a questa parte i rialzi dei tassi della Fed non hanno determinato crolli dei principali indici di Wall Street, S&P500 in testa e anche se la stessa Fed mantiene una strategia estremamente cauta per non innervosire i mercati, le preoccupazioni sull’addio a una politica monetaria accomodante appaiono di molto esagerate, agli occhi di molti analisti finanziari, dal momento, che, alla luce della recente storia finanziaria americana, i possibili crolli di borsa legati a un aumento di tassi negli USA sarebbe facilmente recuperati, come è già avvenuto in passato (1987 e 2000).
Non solo, gli operatori finanziari americani non attendono scossoni dal rialzo dei tassi perché questa operazione sarà condotta, con ogni probabilità, con molta gradualità e un aumento lento e progressivo nei prossimi 18 mesi non avrà impatto negativo sui titoli americani che, invece, potrebbero essere influenzati maggiormente, solo da un rialzo repentino dei tassi.
Le conseguenze in Europa, dove i tassi della BCE sono ai minimi storici, se non, come in alcuni casi, già negativi, sarebbero poche o nulle, quanto meno sui mercati azionari, mentre maggiore beneficio potrebbero trarne le esportazioni. Le scadenze che in realtà l’Europa deve tenere a mente per la stabilità e la buona salute dei mercati azionari, e soprattutto per le piazze dei Paesi Mediterranei che sono maggiormente esposte alle turbolenze, sono altre e ben più imminenti: la prima riunione di politica monetaria della BCE, fissata al 22 Gennaio 2015 e, tre giorni dopo, le elezioni politiche in Grecia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA