La Grecia ha votato NO al piano di austerità dell’Europea, ma è crisi di liquidità. Ecco cosa succederà ora: accordo, bail-in o ritorno della dracma?
Dopo cinque anni di piano di salvataggio, revisioni di bilancio e l’economia in difficoltà, la Grecia sta per diventare il primo Paese a lasciare l’Euro.
Se ne parla ormai da diversi mesi di una possibile Grexit, ovvero la decisione della Grecia di abbandonare la moneta unica. L’uscita della Grecia potrebbe diventare realtà molto presto, dato che tutto ciò di cui molti avevano paura, si è verificato o si sta verificando in queste ore.
Il governo della Grecia la scorsa settimana non ha effettuato il pagamento di parte della rata dei finanziamenti concessi dal Fondo Monetario Internazionale, e le sue banche sono state costrette a chiudere.
E al referendum di Domenica, i greci hanno votato, con un ampio scarto a sorpresa, per respingere le proposte di austerità da parte dell’Europa legate ai finanziamenti al Paese.
Le banche elleniche ora sono a rischio crollo imminente, e la Grecia potrebbe essere costretta a lasciare l’unione monetaria con una decisione storica e senza precedenti.
Così come siamo arrivati qui, e che cosa significa questo per la Grecia, l’Europa e il resto dell’economia globale?
Questa è la risposta breve: grazie ad una moneta che è un dispositivo stile giorno del giudizio per trasformare le recessioni in depressioni.
Ecco invece una risposta più approfondita.
Qual è la situazione in Grecia ora?
Nel referendum di domenica, la Grecia ha respinto il piano di austerità che i leader europei hanno proposto in cambio della concessione di ulteriore assistenza finanziaria.
L’essenza della questione all’interno del referendum era se la Grecia dovesse accettare l’austerità dell’Europa - o no.
In altre parole, tagliare la spesa sociale ancora di più, come gli europei vogliono, o ridurre il deficit aumentando le tasse, come vogliono i greci?
Syriza, il partito di sinistra che è arrivato alla vittoria grazie al suo messaggio anti-austerity quest’anno, ha spinto affinché i cittadini respingessero le richieste dell’Europa. Molti pensavano che il NO non avrebbe vinto, in parte perché, nonostante ai greci non piaccia il programma europeo, rimangono comunque contrari a lasciare l’Eurozona.
Ma Domenica, in via definitiva, la Grecia ha mostrato di voler tracciare il proprio corso.
Ora Syriza potrebbe avere una presa più forte al tavolo dei negoziati. Ma il partito ha anche l’onere di proteggere la Grecia da ciò che potrebbe diventare molto presto una dolorosa crisi finanziaria e umanitaria.
Grecia: cosa succede ora?
Se la Grecia avesse votato sì, avremmo probabilmente assistito a nuove elezioni in Grecia, dopo di che le trattative sarebbero continuate sulla stessa linea precedente.
Le banche greche potrebbero rimanere a corto di contanti già dall’inizio della settimana. C’è un bisogno urgente di trovare liquidità, ma la Grecia non può stampare Euro da sola. Ed è qui che la nasce la possibilità che il governo di Tsipras inizia a rilasciare degli IOU (i vecchi “pagherò”, riconoscimenti di debito).
Le decisioni dei creditori europei e del governo greco modelleranno il futuro della Grecia e dell’Eurozona.
Intanto cresce l’attesa per il vertice dei Paese della zona euro di Martedì per discutere della crisi. Anche se ha vinto, Syriza potrebbe cedere alla pressione di accettare un accordo migliore, dato che i greci non vogliono lasciare l’euro.
Grecia, crisi di liquidità: bail-in o ritorno alla dracma?
Ma se la Banca centrale europea non darà alle banche greche la liquidità di cui hanno bisogno, la Grecia ha solo altri due modi per trovare dei soldi. In caso contrario, il Paese andrà in bancarotta.
La Grecia può o prelevare i soldi dei clienti delle banche o stampare nuova moneta. La prima opzione, fenomeno noto come bail-in, è quello che ha fatto Cipro quando la BCE ha smesso di fornire la liquidità di emergenza due anni fa.
Ma la seconda opzione è possibile solo se la Grecia avesse una moneta che può stampare. Ma in questo momento non ce l’ha. Ha l’euro.
La Grecia dovrebbe quindi uscire dall’Euro, rifiutare la moneta unica e stampare la vecchia dracma se volesse ricapitalizzare le banche tramite la stampa di moneta. Entrambe le vie sono dolorose, ma il default e la svalutazione potrebbero esserlo molto di più.
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