Proclamato lo sciopero della Sanità pubblica per lunedì 23 febbraio 2018: medici e infermieri protestano contro il mancato rinnovo del contratto.
Ospedali a rischio tilt: proclamato lo sciopero di medici e infermieri per lunedì 23 febbraio.
La Sanità non ha ancora un nuovo contratto e per questo il 23 febbraio 2018 è stato proclamato uno sciopero al quale aderiscono dirigenti sanitari, medici e infermieri.
A causa dello sciopero la Sanità pubblica italiana rischia di andare in tilt; ne sono consapevoli i sindacati di medici, veterinari e dirigenti sanitari i quali però hanno deciso comunque di andare avanti per protestare per il mancato inizio delle trattative per il rinnovo del contratto.
Infatti, mentre per la maggior parte dei contratti del pubblico impiego è arrivata la firma sull’accordo per il rinnovo, la contrattazione per il personale della Sanità pubblica italiana è ancora in alto mare. Il tavolo delle trattative non è stato ancora aperto ed è per questo che medici e dirigenti sanitari hanno deciso di incrociare le braccia per tutta la giornata di lunedì 23 febbraio 2018.
Alle proteste aderiscono anche gli infermieri del SSN, i quali hanno dovuto anticipare la loro protesta in programma per il 26 febbraio così da rispettare le norme che regolano il diritto allo sciopero.
Lunedì 23 febbraio quindi si preannuncia come una giornata nera per la Sanità pubblica, con un rischio concreto di un blocco degli ospedali e delle sale operatorie.
Per i medici e i dirigenti sanitari, inoltre, prima del 23 febbraio sono in programma diverse iniziative con l’obiettivo di sbloccare le trattative per il rinnovo del contratto 2016-2018.
Sciopero dei medici, proteste dal 12 al 23 febbraio
Senza rinnovo del contratto per i dipendenti della Sanità pubblica si preannuncia un mese di febbraio ricco di proteste; lo sciopero del 23 febbraio, infatti, è solo l’ultima di una serie di iniziative che coinvolgeranno medici, veterinari e dirigenti sanitari.
Come confermato dal sindacato Anaao, allo sciopero del 23 febbraio hanno aderito la maggior parte delle sigle sindacali, per un totale di circa 150mila professionisti rappresentati.
Questi chiedono un incontro urgente con il Ministro della Funzione pubblica, chiedendo una maggiore vigilanza sull’attività dell’Aran colpevole per non aver ancora aperto il tavolo delle trattative per un rinnovo del contratto della Sanità pubblica.
Come se non bastasse hanno intenzione di presentare una denuncia alle Procure della Repubblica per omissione di atti di ufficio rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale del 2015 con la quale è stato definito incostituzionale il blocco dei contratti.
Per questo motivo, prima dello sciopero del 23 febbraio 2018 è previsto un presidio alla sede Aran per il 15 febbraio, più un’assemblea di tutte le Aziende Sanitarie per il 22 febbraio.
Niente di sicuro però perché medici e dirigenti sanitari sono disposti a tornare sui loro passi qualora dall’amministrazione arrivi un segnale di apertura per la contrattazione. Perché non è “possibile continuare a negare a migliaia di professionisti in barba alla Costituzione il diritto a contrattare le condizioni che regolano il proprio lavoro”, ha concluso Anaao.
Sciopero degli infermieri
Se medici e dirigenti hanno deciso di spostare la data dello sciopero dal 9 al 23 febbraio per “non procurare ulteriori disagi ai pazienti”, gli infermieri hanno dovuto fare altrettanto per rispettare le norme sul diritto allo sciopero.
Oltre ai medici, quindi, anche gli infermieri incroceranno le braccia per tutto l’arco della giornata, come confermato dal sindacato Nursing Up. I livelli essenziali di assistenza saranno comunque garantiti, ma il rischio è che ospedali e sale operatorie vadano in tilt anche perché alla protesta parteciperanno anche le altre professioni sanitarie, come tecnici radiologi e di laboratorio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA