Salvini contro di Maio: “Referendum sull’Euro una sciocchezza, no a un governo con loro”

Alessandro Cipolla

20 Dicembre 2017 - 10:29

Intervistato da Radio Capital, Salvini bolla come “una sciocchezza” la proposta di Di Maio di un Referendum sull’Euro, escludendo anche ogni ipotesi di governo con i 5 Stelle.

Salvini contro di Maio: “Referendum sull’Euro una sciocchezza, no a un governo con loro”

Matteo Salvini è contro un Referendum per una eventuale uscita dell’Italia dall’Euro, con l’ipotesi che viene definita come “una sciocchezza”. Una risposta netta questa a quella extrema ratio paventata qualche giorno fa da Luigi Di Maio.

Il tema della moneta unica quindi infiamma questo inizio di campagna elettorale delle elezioni politiche 2018 ma non solo. Sempre Salvini infatti ha annunciato che, in caso di pareggio elettorale, la Lega non darà l’appoggio a un governo dei 5 Stelle anche perché il diritto per primi di formare un nuovo esecutivo spetterebbe al centrodestra.

Salvini contrario al Referendum sull’Euro

Sono in parte distanti quindi le posizioni dei due partiti più scettici riguardo l’Euro. Luigi Di Maio infatti aveva parlato di come Bruxelles in futuro dovrà ascoltare le argomentazioni dell’Italia e, se questo non dovesse accadere, come “extrema ratio” ci potrebbe essere anche un Referendum su una eventuale uscita.

Matteo Salvini invece, intervistato dalla trasmissione Circo Massimo di Radio Capital, concorda sul fatto che il rapporto tra il nostro paese e l’Europa vada riformato, ma esclude comunque un ricorso al Referendum visto che questo sarebbe anche in contrasto con la Costituzione.

La vera emergenza è portare il lavoro in Italia: l’euro fa parte delle regole europee che devono cambiare. Da 15 anni ci sentiamo dire che bisogna chiudere gli ospedali per ridurre il debito che invece è aumentato. Quella del referendum è una sciocchezza.

Per il leader della Lega Nord quindi l’Italia dovrebbe come rientrare nell’Euro ma con nuove regole, che tengano conto della forza economica e produttiva del nostro paese. Se non dovesse funzionare questa strategia, ci sarebbero però altre soluzioni per pagare il debito anche rimanendo dentro la moneta unica.

In sostanza sia Salvini che Di Maio sono pronti a dare battaglia a Bruxelles per modificare le regole. In caso di insuccesso però, mentre i 5 Stelle sarebbero propensi a un Referendum, il carroccio invece cercherebbe altre strade pur sempre restando dentro il perimetro dell’Euro.

No ad alleanze post voto

La distanza però tra Lega Nord e Movimento 5 Stelle non sarebbe soltanto relativa alla questione del Referendum sull’Euro. Durante l’intervista radiofonica, Matteo Salvini infatti ha anche escluso la possibilità di un appoggio post voto a un governo dei 5 Stelle.

Luigi Di Maio nei giorni scorsi aveva dichiarato che, in caso di un probabile pareggio elettorale, il Movimento 5 Stelle rompendo il dogma del divieto ad alleanze di governo sarebbe disposto a chiedere l’appoggio di altre forze politiche a un loro governo che segua il programma pentastellato.

Essendo accreditato dagli ultimi sondaggi politici come il primo partito del paese, i 5 Stelle quindi vorrebbero che Mattarella interrogasse prima loro per cercare di formare un esecutivo. A quel punto, Di Maio presenterebbe la sua squadra e il suo programma chiedendo la fiducia degli altri partiti.

Un’ipotesi questa che viene rispedita al mittente da Matteo Salvini, anche perché il leader della Lega è convinto che alle prossime elezioni il centrodestra possa raggiungere la tanto agognata soglia del 40%.

Di Maio non sa come funziona, qualcuno deve spiegarglielo. Il presidente della Repubblica non gli dirà ’sei simpatico, elegante, vai a letto in giacca e cravatta e ti affido il mandato, ma lo affiderà a chi ha la maggioranza per governare. E l’unica coalizione che può avere il 40% è quella del centrodestra. Matterella chiamerà noi a formare il governo.

Un tanto temuto “governo dei populisti”, ovvero M5S, Lega e Fratelli d’Italia, al momento quindi sembrerebbe essere lontano. Non è detto però che chiuse le urne, magari mettendo in campo un governo e un programma condiviso, le cose possano cambiare visto che stando ai sondaggi soltanto questa triplice alleanza potrebbe avere i numeri per dare vita al prossimo esecutivo.

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