Salvini non rinuncia a Berlusconi e non vuole Di Maio come premier: condizioni inaccettabili per il Movimento che riallaccia un canale con il PD.
Brusca frenata nelle trattative per la formazione di un governo Movimento 5 Stelle-Lega, con i due leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini che sono arrivati al primo muro contro muro dopo l’intesa raggiunta la scorsa settimana per l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato.
I nodi sono due: il segretario del carroccio vorrebbe che anche Di Maio rinunciasse a fare il premier così come è disposto a fare lui, in più la Lega non vuole spaccare il Centrodestra e quindi della partita dovrebbe far parte per forza anche Forza Italia.
Due ipotesi queste impraticabili per il Movimento 5 Stelle che, nel timore di poter rimanere solo, ha riallacciato anche un flebile contatto con un Partito Democratico che, più che sornione, in questi giorni sta assistendo da mero spettatore agli sviluppi parlamentari.
Movimento 5 Stelle e Lega distanti
Il mantra di facciata che viene ripetuto dal Movimento 5 Stelle e dal Centrodestra, fin da prima del voto, è che ogni eventuale alleanza di governo dovrà basarsi esclusivamente su un ben preciso patto programmatico.
Mentre sui temi ci sono convergenze, si litiga invece per il motivo che tutti a parole ribadiscono essere assolutamente secondario: le poltrone. Luigi Di Maio Presidente del Consiglio e Forza Italia fuori dalla maggioranza, due temi questi sui quali i 5 Stelle non trattano.
Matteo Salvini negli ultimi giorni si è detto disposto a mettere da parte la Flat Tax e ad accettare il Reddito di Cittadinanza, ma ha fatto anche un ragionamento molto semplice su come dovrebbe essere articolata questa alleanza.
Così come il segretario della Lega è disposto a rinunciare a Palazzo Chigi, lo stesso deve fare anche Di Maio. In più Salvini adesso parla da leader del Centrodestra e non più solo del carroccio, quindi i pentastellati dovrebbero accollarsi tutta la coalizione, Berlusconi compreso.
I grillini a queste condizioni non ci starebbero. Una parte del proprio elettorato già è in subbuglio per questi ammiccamenti con la Lega, per questo è fondamentale mettere a capo del governo Di Maio per dare così un indirizzo ben preciso all’ipotetico esecutivo.
In più imbarcare all’interno anche Silvio Berlusconi sarebbe troppo anche per questo nuovo Movimento 5 Stelle più aperto al dialogo rispetto al passato. Due ostacoli questi che al momento sembrerebbero minare ogni prospettiva di alleanza di governo.
Torna in ballo il PD
Visti i problemi che si sono creati a destra, il Movimento 5 Stelle sembrerebbe essere disposto a guardare di nuovo anche a sinistra. In teoria non si tratterebbe di una soluzione di ripiego, ma di quello che inizialmente era il piano più auspicato.
Il problema è che finché il Partito Democratico sarà comunque gestito da Matteo Renzi, nonostante le dimissioni da segretario è sempre lui a muovere i fili, non sembrerebbero esserci i presupposti neanche per un inizio delle trattative.
Renzi vuole che il PD in questa legislatura sia all’opposizione lasciando il pallino del gioco in mano a Di Maio e Salvini. Una scelta questa che secondo l’ex premier sarebbe l’unica percorribile per cercare di far ripartire i dem.
Il problema di fondo è che a questa situazione di impasse difficilmente si potrà trovare una soluzione. Nessun leader è disposto a fare da spalla a un suo avversario, con i possibili programmi di governo che a questo punto sembrerebbero essere l’ultimo dei problemi.
Cosa succederà quindi dopo Pasqua quando inizieranno le consultazioni? Il sentore è che senza un accordo già in tasca nessuno vorrebbe che Mattarella gli affidasse un mandato esplorativo. Rischierebbero infatti di bruciarsi così come fu per Bersani nel 2013.
L’ipotesi di nuove elezioni quindi non sembrerebbe essere così strampalata, ma prima servirebbe un governo di scopo o tecnico per cambiare l’attuale legge elettorale. Al momento dunque questa intricata matassa politica è ancora ben lontana dall’essere sbrogliata.
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