Russia: altro che Brexit o Trump, la vera paura resta l’inflazione

Marco Frattaruolo

16 Gennaio 2017 - 18:36

L’economia russa non sembra essere preoccupata dall’elezione di Trump o dalla Brexit. Il vero timore dei mercati russi continua ad essere l’inflazione.

Russia: altro che Brexit o Trump, la vera paura resta l’inflazione

L’economia russa non teme gli effetti della Brexit e dell’elezione di Donald Trump, bensì i dati sull’inflazione.

La Brexit e il trionfo alle elezioni di Donald Trump erano inaspettati, ma l’economia e i mercati finanziari russi non hanno subito ripercussioni significative da esse”. A pronunciare queste parole è stata Ksenia Yudaeva, primo vice-governatore della Banca Centrale di Russia, al programma Squawk Box in onda sul canale statunitense CNBC.

Secondo Yudaeva, quindi, la politica macroeconomica della Russia non avrebbe subito in alcun modo il contraccolpo dal voto popolare britannico sulla Brexit e dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. La banca centrale russa avrebbe infatti retto l’urto destabilizzante degli eventi, mostrando la sua forte stabilità ed affidabilità.

Ciò che spaventa maggiormente gli analisti e gli addetti ai lavori della finanza russa sarebbe invece l’inflazione, considerata la minaccia più grande per la crescita economica, ancor di più di un eventuale aumento delle sanzioni internazionali.

A tal proposito, solo un mese fa l’Unione Europea aveva deciso di estendere le sanzioni contro la Russia di altri sei mesi come risposta ai conflitti sul territorio ucraino, e per i timori di una alleanza con il neo-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Mentre, ancora più eclatante almeno dal punto di vista mediatico, erano state le misure punitive adottate dall’amministrazione Obama (come uno dei suoi ultimi atti volto a mettere il bastone tra le ruote al suo successore) contro la Russia di Vladimir Putin lo scorso 30 dicembre, che avevano visto cinque alti funzionari del Cremlino venire espulsi dal suolo americano in risposta ai presunti cyber-attacchi da parte di hacker russi nel corso dell’ultima tornata elettorale a stelle e strisce.

Russia: le paure della Banca centrale

La Yudaeva ha comunque sottolineato che “la nostra preoccupazione principale per il prossimo anno è l’attestazione dell’inflazione al 4%, ci aspettiamo di raggiungere questo obiettivo alla fine dell’anno”.

A tal proposito occorrerà vedere quali scenari si apriranno subito dopo l’insediamento di Donald Trump, che più di una volta si è espresso a favore di un’apertura diplomatica con la Russia del suo omonimo Vladimir Putin.

L’ultimo dato registrato, tendenzialmente positivo, in Russia è stato la diminuzione dell’inflazione al 5,6% fatta registrare nel mese di novembre rispetto al 6,1% di ottobre.

La crescita dei prezzi - hanno fatto sapere dalla Banca centrale russa - è rallentata notevolmente in tutti i settori e gli indicatori di inflazione mensili destagionalizzati hanno fatto registrare una diminuzione…Allo stesso tempo, un ribasso più marcato nella crescita dei prezzi ad esclusione del settore alimentare è necessario per una discesa sostenibile dell’inflazione”.

In attesa dell’impatto che Trump e la Brexit avranno nei prossimi mesi sui mercati, la Banca centrale russa ha lasciato invariati i tassi di riferimento al 10%, comunicando che una prossima eventuale revisione è prevista per il 3 febbraio.

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