Riforma delle Pensioni 2015, Lega Nord: ecco quali sono le proposte del Carroccio sulla Previdenza

Simone Casavecchia

24 Marzo 2015 - 13:39

La Lega Nord interviene anche sul dibattito relativo al cantiere della Previdenza e chiarisce quali sono le sue proposte per la riforma delle pensioni: in questo caso sono frutto di Armando Siri di Italia Nuova.

Riforma delle Pensioni 2015, Lega Nord: ecco quali sono le proposte del Carroccio sulla Previdenza

Il cantiere della Previdenza è un campo ancora del tutto indefinito, talmente aperto e passibile di interventi di riforma anche radicali che non poteva essere trascurato dalla Lega Nord, il partito di Matteo Salvini che intende giocare la propria partita politica anche sul campo delle pensioni e delle previdenza sociale.

In questo caso Salvini è ricorso alle idee di uno dei suoi consiglieri economici, Armando Siri, leader della formazione politica Italia Nuova e acceso sostenitore della Flat Tax che costituisce il fulcro del programma politico della Lega Nord in ambito fiscale.

Ed è proprio su un principio molto simile a quello della flat tax che si articolano le proposte della Lega Nord sulle pensioni, dal momento che il Carroccio chiede un’uniformità dei trattamenti, prevista soprattutto per quelli che il sistema previdenziale considera come giovani, ossia per i contribuenti che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995 e che, quindi, essendo totalmente soggetti al sistema contributivo, percepiranno, verosimilmente un trattamento pensionistico molto basso. La proposta è strutturata nel modo seguente.

  • Lavoratori Dipendenti: pensione in 14 mensilità, variabile in base al periodo contributivo:
    • 35 anni di contributi = 800 euro;
    • 40 anni di contributi = 1000 euro;

In questo caso il datore di lavoro è tenuto a pagare 5000 euro annui di contributi mentre al lavoratore spetta la cessione del 10% della busta paga.

  • Lavoratori Autonomi: pensione in 14 mensilità variabile in base alla quantità di contributi versati e al tempo per cui li si è versati:
    • 3500 euro annui, per 35 anni = 500 euro;
    • 3500 euro annui, per 40 anni = 600 euro;
    • 5000 euro annui, per 40 anni = 1000 euro;

Nella proposta della Lega Nord non viene fissato alcun limite all’età pensionabile; il nuovo sistema contributivo sarebbe riservato ai contribuenti con meno di 10 anni di contributi che, qualora il datore di lavoro avesse versato più di 5000 euro annui di contributi annui, avrebbero diritto a una indennità "una tantum" a titolo di rimborso.

Tutti i contribuenti avrebbero diritto a integrare i contributi versati al fine di raggiungere il trattamento pensionistico migliore (1000 euro) mentre i contribuenti con più di 25 anni di contributi versati potrebbero accedere al nuovo sistema contributivo solo se la loro pensione presunta è superiore (in base ai calcoli) ai 1000 euro; in questo caso avrebbero diritto a un rimborso erogato per tre anni a titolo di restituzione della differenza.

Chi ci guadagna e chi ci perde? Di certo si arriverebbe a un sistema previdenziale standardizzato con prestazioni dello stesso importo sia per lavoratori dipendenti che per lavoratori autonomi:

"Il principio è lo stesso della Flat Tax. Tutti percepiranno la stessa pensione, indipendentemente dal reddito"

Grandi favoriti da questo modello di riforma sarebbero di certo i datori di lavoro che sarà soggetto a un tetto massimo di contributi per ogni dipendente, fissato a 5000 euro annui:

"Oggi più un lavoratore guadagna, più aumenta il costo del lavoro per il datore, che paga maggiori contributi pensionistici. Con questa riforma, invece, il datore di lavoro pagherà 5000 euro l’anno per ciascun lavoratore indipendentemente dal suo reddito. Oggi il versamento dei contributi è obbligatorio per evitare che lo Stato debba sostenere costi sociali eccessivi"

Come ha chiarito, ancora, Siri:

"In sintesi, il costo previdenziale diventa uguale per tutti, il datore di lavoro, grazie al combinato con la Flat Tax, risparmierà sul costo del lavoro e ogni lavoratore avrà una busta paga più consistente nella certezza che, quando andrà in pensione, lo Stato garantirà a tutti una somma dignitosa per vivere"

Di certo tutti percepiscono lo stesso trattamento pensionistico. Meno certo, invece, che il costo previdenziale diventi uguale per tutti, dal momento che una Partita IVA, considerata come autonomo, si troverebbe gravata (come già avviene nell’attuale sistema previdenziale) della totalità dei costi previdenziali che, nel caso dei lavoratori dipendenti, vengono ripartiti con il datore di lavoro.

Meno certa, di conseguenza, anche l’affermazione che lo Stato garantirà a tutti una somma dignitosa per vivere: se questo è vero nel caso dei lavoratori dipendenti (ammesso e non concesso che, soprattutto in una grande città del Nord, 800 euro possano essere considerati una somma dignitosa per vivere), diviene del tutto falso per i lavoratori autonomi per quali, come descritto sopra, nonostante l’uniformità del trattamento pensionistico per tutti, vengono previste pensioni più basse.

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