La riforma della giustizia è un tema di scottante attualità nel nostro Paese, in parte per vicende che vedono coinvolti importanti leader politici, ma anche grazie alla lunga e meritoria battaglia del Partito Radicale che, da mesi, porta avanti in tutta Italia una campagna di raccolta firme per 12 quesiti referendari, la metà dei quali dedicati alla giustizia: responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere, rientro dei magistrati fuori ruolo, abuso della custodia cautelare e abolizione dell’ergastolo.
Eppure, ben lontano dalle luci della ribalta, da troppi anni in Italia si consuma il dramma delle inefficienze della giustizia civile, proprio il settore che dovrebbe essere a tutela dei molteplici diritti ed interessi che sono alla base del vivere quotidiano e dei rapporti soggettivi e commerciali.
Le criticità che affliggono il nostro sistema giudiziario sono ben note. Ormai da molti anni l’Italia detiene il triste primato della durata dei procedimenti civili: i tempi del primo grado di giudizio e quelli per la definizione delle controversie nei tre gradi sono quasi il doppio rispetto alla media dei Paesi Ocse,
ha dichiarato il presidente del Senato, Pietro Grasso alla presentazione del rapporto Ocse sull’efficienza della giustizia.
Sulla necessità di una giustizia efficiente per rilanciare l’economia italiana era già intervenuto l’ex Guardasigilli Paola Severino, nel corso del Forum Ambrosetti 2012:
Il funzionamento della macchina giustizia rappresenta un tassello centrale in questo processo orientato alla ripresa della competitività. La giustizia è l’istituzione fondamentale che fa da sfondo a tutti gli interventi, che ne assicura un’efficace applicazione. È ormai ampiamente condivisa – sul piano dell’analisi e dell’esperienza concreta – la convinzione che un efficace funzionamento del sistema giudiziario abbia effetti rilevanti per il sistema economico di un paese. Le norme possono essere pienamente efficaci solo se accompagnate da un sistema efficiente che ne garantisca la tempestiva e uniforme applicazione.
Quanto ci costa questa inefficienza?
Il rapporto Doing Business 2013 della Banca Mondiale evidenzia chiaramente le criticità dei tempi necessari alla giustizia civile per risolvere una controversia commerciale tra due imprese: in Italia, per concludere un processo e ottenere una sentenza definitiva, sono necessari 1.210 giorni, a fronte dei 331 impiegati in Francia e i 394 in Germania. Insomma, 692 giorni in più rispetto alla media degli altri Paesi avanzati.
Il malfunzionamento della giustizia civile costa agli italiani, secondo la Banca d’Italia, l’1% del PIL, rallentando così la crescita del sistema imprenditoriale e ostacolando l’attrazione di investitori stranieri.
Nel 2011, l’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, affermava:
Va affrontato alla radice il problema di efficienza della giustizia civile: la durata stimata dei processi ordinari in primo grado supera i mille giorni e colloca l’Italia al 157esimo posto su 183 paesi nelle graduatorie stilate dalla Banca mondiale.
Quattro milioni di cause civili, a cui aggiungere oltre 1,5 milioni di processi penali. Numeri denunciati dalla Guardasigilli Annamaria Cancellieri nella relazione sul programma del ministero alla commissione Giustizia del Senato. Un autentico macigno che asfissia il nostro sistema giudiziario, e che rappresenta anche un forte aggravio per la spesa pubblica: dal Rapporto 2012 del Cepej emerge che la macchina della giustizia costa agli italiani 73 euro a persona all’anno, contro una media europea di 57,4 euro.
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