Putin va già oltre l’Isis: “La lotta al terrorismo in Siria sta per finire”

Alessandro Cipolla

22 Novembre 2017 - 16:36

Dopo l’incontro con Assad, Vladimir Putin ora riunisce a Sochi anche Turchia e Iran: l’Isis è vicino alla sconfitta in Siria ma ancora ci sono molte questioni in sospeso.

Putin va già oltre l’Isis: “La lotta al terrorismo in Siria sta per finire”

Vladimir Putin serra le fila in Medio Oriente lasciando trapelare anche dell’ottimismo riguardo una vicina sconfitta dell’Isis in Siria. Oltre alle accuse che lo vedrebbero ispiratore di un disegno per influenzare le prossime elezioni politiche in Italia, il leader russo è alle prese con una serie di importanti incontri internazionali.

Dopo aver ricevuto in visita il presidente siriano Bashar al Assad, ecco che a Sochi è in programma un vertice alla presenza della Turchia e dell’Iran. Al centro del dibattito ci sarà il futuro della Siria una volta decretata la caduta definitiva dello Stato Islamico.

Gli incontri di Putin

Alla fine è ancora Vladimir Putin a tessere le varie trame geopolitiche per quanto riguarda la Siria. Lunedì infatti in gran segreto il presidente russo ha incontrato il suo collega, oltre che grande alleato, Bashar al Assad.

Un faccia a faccia che alla fine è stato sigillato da strette di mano e volti sorridenti. Le ultime sconfitte inflitte all’Isis infatti hanno spinto i due leader a sbilanciarsi nell’ipotizzare che il terrorismo in Siria sia vicino all’essere sconfitto.

Dopo la caduta di Raqqa, che si va a sommare a quella dell’altra principale città in passato governata dai jihadisti ovvero Mosul, al califfato non rimane che il controllo della zona intorno alla città di Deir el-Zor.

Un ottimismo questo che ha spinto il Cremlino a pensare già a quello che potrebbe essere il dopo-Isis. Il vertice organizzato a Sochi dove sono stati invitati Recep Erdogan e Hassan Rouhani, rispettivamente a capo di Turchia e Iran, dovrà servire soprattutto a fare maggiore chiarezza su quello che potrebbe essere il destino della Siria.

Erdogan nei giorni scorsi non era stato tenero nei confronti degli Stati Uniti, accusando apertamente Washington di non essere interessata alla lotta contro il terrorismo ma soltanto a estendere il proprio dominio in Medio Oriente.

Con i rapporti tra Usa e Iran ai minimi storici grazie anche alle recenti accuse di Donald Trump rivolte a Teheran, ecco che tocca a Vladimir Putin vestire i panni del paciere per cercare di trovare una soluzione condivisa alla questione siriana.

Il presidente russo infatti ha auspicato che il processo politico in Siria sia seguito con un ruolo attivo dall’Onu, con Assad che gli ha fatto eco dichiarando di essere disponibile ad ascoltare chiunque si andrà a porre in una posizione di dialogo.

Al momento infatti nel territorio siriano vige una sorta di armistizio tra tutte le varie componenti ostili all’Isis. Una volta però che lo Stato Islamico sarà definitivamente sconfitto, cosa che a quanto pare è imminente, ecco che dunque tutte quelle problematiche ora accantonate potrebbero di colpo esplodere di nuovo.

La partita in Siria

Il timore generale è che in Siria possa succedere quello che è accaduto in Iraq dopo la fine di Saddam Hussein. Al momento il nemico comune si chiama Isis ma ben presto il califfato è destinato a soccombere.

Caduto lo Stato Islamico, riprenderà il conflitto tra i ribelli ora alleati dei curdi e il governo centrale di Damasco? A chi andrà il controllo dei ricchi territori che sono stati appena sottratti al gioco dell’Isis?

Queste sono soltanto due dei tanti interrogativi che aleggiano sopra il futuro della Siria. Proprio in quest’ottica, con il vertice di Sochi l’idea di Putin è quella di rilanciare le quattro zone di de-escalation promosse durante i negoziati di pace di Astana tra Assad e i ribelli.

Va sempre ricordato a riguardo che il governo di Damasco gode dell’appoggio e del sostegno, anche militare, della Russia e dell’Iran. I ribelli anti Assad invece sono spalleggiati dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti.

Il timore è che questi due storici blocchi di potere possano tornare a scontrarsi anche militarmente in Siria è alto, ecco perché la diplomazia russa è già a lavoro con il Cremlino che aggiorna in maniera costante Washington sugli sviluppi.

Al momento quindi sembrerebbe esserci la volontà di trovare fin da subito una soluzione alla questione siriana anche perché la popolazione, stremata da anni di conflitti e dalla violenza dell’Isis, non potrebbe sopportare anche una possibile guerra civile.

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