Pensione base: a quanto ammonta?

Simone Micocci

03/06/2021

02/12/2022 - 15:09

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Esiste una pensione base? Se ne discute da anni, ma per adesso lo strumento che più si avvicina a questa idea è quello dell’integrazione al minimo della pensione.

Pensione base: a quanto ammonta?

Molti si chiedono se esiste una pensione base, ossia un importo sotto al quale non si può andare.

Ebbene, non esiste un livello minimo, ma vi è comunque la possibilità di godere di un’integrazione qualora la pensione sia molto bassa e non si disponga di redditi elevati: questo strumento si chiama appunto integrazione al minimo, ma ci sono diversi motivi per cui comunque non si può parlare di pensione base.

Anzi, in realtà da tempo è in atto un dibattito riguardo alla possibilità di fissare una pensione base sotto alla quale non si potrà andare in futuro: ci si confronta sulla possibilità di prevedere una pensione di garanzia, un importo minimo garantito al raggiungimento di determinate condizioni. Allora sì che si potrebbe parlare di una pensione base, mentre oggi non funziona propriamente così.

Esiste oggi una pensione base?

Come anticipato, oggi l’unico strumento che più si avvicina all’idea di una pensione base è l’integrazione al trattamento minimo. Questo strumento prevede che la pensione venga integrata di una certa soglia nel caso in cui sia molto bassa.

L’importo di riferimento per l’integrazione al minimo della pensione è soggetto ogni anno a rivalutazione (così come il resto delle pensioni). Nel dettaglio, nel 2021 la soglia è di 515,58€.

Questo, però, non significa che esiste un importo base di circa 515€ e che nessun trattamento previdenziale possa andare al di sotto di questa soglia.

L’integrazione al trattamento minimo, infatti, funziona così:

  • se il pensionato solo ha un reddito totale inferiore a 6.702,54€ questo ha diritto a un’integrazione piena. Dunque, se questo prende 300€ di pensione avrà diritto a un incremento fino a 515,58€. In quel caso sì che si può parlare di “pensione base”;
  • se il pensionato solo ha un reddito superiore ai 6.702,54€ ma inferiore a 13.405,08€, allora ha diritto a un’integrazione ma solamente parziale. Pensiamo a un pensionato che prende 300€ di pensione ma ha un reddito di 12.000€ annui. Questo avrà diritto a un’integrazione di 1.405,08€ (reddito massimo - reddito percepito) che diviso per tredici mensilità dà come risultato circa 108€. Di conseguenza, la sua pensione arriverà a 408€: è quello il suo “importo base”, il quale comunque varierà ogni anno in base al proprio reddito personale.

Ci sono poi delle soglie di reddito per chi è coniugato: 20.167,62€ per l’integrazione piena, 26.810,16€ per quella parziale.

Non è detto, dunque, che l’importo base sia uguale per tutti.

C’è un altro motivo per cui non si può parlare di pensione base nel caso dell’integrazione al minimo: da questo strumento sono esclusi tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e quindi rientrano interamente nel regime di calcolo contributivo dell’assegno.

In futuro avremo una pensione base?

Ed è proprio per tutelare coloro che rientrano nel contributivo si sta riflettendo sulla possibilità d’introdurre una pensione base in futuro. Una pensione di garanzia, un importo minimo sotto il quale non si potrebbe andare.

D’altronde con il sistema di calcolo contributivo si rischia di avere un assegno mensile d’importo molto basso, specialmente per coloro che non sono riusciti ad avere una carriera lavorativa continua e con stipendio d’importo medio-alto. Un caso che, viste e difficoltà del mercato del lavoro, riguarda molte persone.

Esiste, dunque, un dibattito sulla possibilità di fissare una soglia base della pensione, ma per adesso l’unico strumento che - seppur con qualche differenza - più vi si avvicina è proprio l’integrazione al minimo.

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