PIR: agevolazioni fiscali anche per l’equity crowdfunding

Giulia Adonopoulos

18 Aprile 2019 - 12:14

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Le quote di società offerte tramite equity crowdfunding sono investimenti qualificati dei PIR e possono accedere al regime di tassazione agevolato. Quali i benefici per il mercato?

PIR: agevolazioni fiscali anche per l’equity crowdfunding

Le quote di società offerte al pubblico tramite campagne di equity crowdfunding sono da considerarsi “investimenti qualificati” di un piano di risparmio a lungo termine, e rientrano quindi nel regime di tassazione agevolato dei PIR. Fermo restando il rispetto delle regole previste, come il divieto di detenzione di partecipazioni qualificate e il limite alla concentrazione degli investimenti.

A chiarirlo è stata l’Agenzia delle Entrate con una risposta all’interpello n. 96 del 2019 di un’azienda che intende investire le “proprie eccedenze finanziarie in strumenti finanziari partecipativi (SFP) emessi da start-up innovative costituite in forma di SRL”.

Un’altra novità per l’equity crowdfunding che va ad aggiungersi a quelle introdotte dalla Legge di Bilancio 2019 per dare slancio alla piccola imprenditoria e all’innovazione in Italia. Tra queste ne ricordiamo alcune come le agevolazioni fiscali, con l’aumento di detrazioni e deduzioni dal 30 al 40% per chi investe in progetti sulle piattaforme di equity crowdfunding, e i benefici per le startup innovative che possono iscriversi al registro delle imprese risparmiando sui costi amministrativi e accedere in modo gratuito e diretto al Fondo Centrale di Garanzia.

Un’ottima opportunità per CrowdFundMe

“Il riconoscimento degli investimenti in Srl tramite equity crowdfunding come ’qualificati’ per i Pir darà un forte impulso alla raccolta delle campagne. È l’ennesima dimostrazione di come la legislazione miri con sempre maggior forza a incentivare il settore dell’equity crowdfunding, che è in rapido sviluppo e sostiene l’economia reale. E i benefici raddoppiano per CrowdFundMe perché siamo l’unico portale quotato su Borsa Italiana, e quindi siamo il solo punto di contatto tra l’equity crowdfunding e i mercati finanziari” ci ha detto Tommaso Baldissera Pacchetti, founder e Ceo di CrowdFundMe, che abbiamo raggiunto per un commento.

La piattaforma di equity crowdfunding autorizzata da Consob, approdata sul listino AIM a marzo 2019, sarà una delle realtà che più beneficeranno di questa apertura dei PIR all’equity crowdfunding: gli analisti ritengono infatti che per CFM si tratta di un’ottima opportunità per mettersi in luce in Borsa.

Leggi anche La storia di CrowdFundMe: da startup autofinanziata a società quotata in Borsa

PIR e crowdinvesting: e il P2P Lending?

Resta per il momento escluso dai PIR il peer-to-peer lending poiché i prestiti non sono considerati strumento finanziario e, dunque, non possono rappresentare oggetto di investimento ai fini della applicazione del regime PIR.

I PIR, istituiti con la Legge di Bilancio 2017, sono uno strumento finanziario rivolto ai piccoli investitori per veicolare i risparmi verso le piccole e medie imprese con stabile organizzazione in Italia. Se li mantengono per 5 anni, i risparmiatori godono dell’assenza di tassazione.

Il beneficio fiscale consiste nella deduzione dal reddito di impresa del 30% della somma investita in SFP che prevedono clausole di convertibilità in quote di start-up innovative, a condizione che la conversione abbia effettivamente luogo. Non è prevista l’agevolazione nel caso in cui essi si configurassero come meri strumenti di credito.

Diverse novità previste dalla Legge di Bilancio 2019 sul fronte Piani di risparmio individuale a lungo termine. Da aprile 2019 è previsto infatti che i PIR debbano investire in fondi italiani di venture capital e in azioni di PMI quotate sul listino AIM di Borsa Italiana almeno il 3,5% del patrimonio. Per maggiori approfondimenti leggi PIR, novità 2019: cosa cambia con la riforma in arrivo?

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