Forexinfo intervista Luigi Guiso, Axa Professor di Household Finance presso l’Einaudi Institute for Economic and Finance.
Il professore ha risposto a delle domande sull’attuale situazione economica europea e non solo, dando utili suggerimenti per la crisi che stiamo affrontando.
Ecco le sue risposte.
1) La ripresa dell’Eurozona di cui si parlava per quest’anno pare essere stata rimandata; c’è però chi dice che anche se tale ripresa ci sarà, le famiglie non la sentiranno perché sarà troppo debole ancora. Ma quanto ancora pensa che dovremo aspettare per vedere finalmente un cambiamento?
R. Prevedere il punto di svolta di una recessione è molto difficile. Anche oggi è complesso dire se e quando si assisterà a un inizio di ripresa. Tuttavia, vi sono diversi elementi che suggeriscono che anche in Italia a un certo punto, nei prossimi mesi si assisterà prima a una interruzione del calo del reddito e dei consumi e poi a una loro ripresa. Gli elementi principali sono tre: a) la ripresa abbastanza decisa dell’economia americana che contribuirà a far risalire la domanda estera; b) quella dell’economia Giapponese che dovrebbe aggiungere altri effetti espansivi alla ripresa americana; c) l’effetto che le politiche monetarie espansive in questi paesi hanno sui tassi di interesse in paesi come l’Italia, riducendo il costo del debito per lo Stato e per l’economia. In tutti i casi la ripresa sarà molto lenta. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale suggeriscono che l’Italia si riporterà al livello di PIL del 2008 solo alla fine della legislatura.
2) Cosa pensa dell’Abenomics, il nuovo piano lanciato dal primo ministro giapponese che sembra stia dando i suoi primi frutti? Potrebbe essere applicato anche alle nostre malridotte economie?
R. Non credo sia possibile importare le politiche giapponesi. Vi sono due differenze cruciali. Primo, diversamente dal Giappone il debito pubblico in Italia e in Europa non è detenuto dai cittadini italiani o anche solo europei ma in parte notevole è sparso tra gli investitori dei vari continenti. Politiche fiscali espansive, soprattutto a livello di singoli paesi, non sarebbero praticabili. Secondo, la BCE ha come mandato principale la stabilità dei prezzi e difficilmente potrebbe replicare una politica aggressiva tipo quella della Banca del Giappone.
3) È favorevole ad un’uscita dell’Italia dall’euro? Sarebbe possibile e auspicabile secondo Lei un ritorno alla lira?
R. No. L’Italia senza l’Euro l’abbiamo vista e abbiamo visto i problemi a cui andava incontro: inflazione a due cifre ed enorme incertezza. Con l’euro abbiamo guadagnato in termini di stabilità, mobilità geografica, volumi di commercio. Il paese deve trovare il coraggio e la forza di fare quelle riforme che l’adesione alla moneta unica richiedono per darle competitività senza sognare illusorie svalutazioni.
4) Il tasso di disoccupazione non sembra voler scendere. Pensa che nella situazione attuale, la fuga di cervelli all’estero sia l’unica soluzione?
R. Con una ripresa lenta della produzione il tasso di disoccupazione continuerà a salire o al massimo si fermerà. Credo che la mobilità geografica dei lavoratori verso paesi dove la ripresa sarà più rapida e la domanda di lavoro più sostenuta, sia tra quelli con elevate skills che tra quelli con skills più basse, sarà una delle modalità con cui si reagirà a questo serissimo problema. Non bisogna vederlo come un danno ma anzi come una risposta da incoraggiare e facilitare. Si pensi che l’alternativa, rimanere in patria senza lavoro, non solo lascia questi giovani senza reddito, ma ne depaupera le loro abilità complicando ancora di più il loro inserimento futuro nel mercato del lavoro, quando la ripresa dovesse arrivare. Lavorare invece in un altro paese consente di guadagnare esperienza che facilita il ritorno in futuro.
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