Licenziamento perché senza green pass: spetta la NASpI?

Simone Micocci

24 Dicembre 2021 - 16:25

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Ci sono dei casi in cui l’assenza del green pass può anche portare al licenziamento. Ma paradossalmente si avrebbe diritto alla NASpI.

Licenziamento perché senza green pass: spetta la NASpI?

Il green pass per lavorare sarà obbligatorio (almeno) fino al 31 marzo 2022; lo stesso vale per quelle categorie di lavoratori obbligati a vaccinarsi, i quali senza vaccino saranno sospesi fino al termine dello stato di emergenza.

Fermo restando che vi è comunque il divieto di licenziamento per coloro che sono senza green pass, ci sono comunque delle situazioni che potrebbero legittimare l’azienda a interrompere il rapporto di lavoro con il dipendente non vaccinato. Si pensi, ad esempio, al dipendente che prova ad accedere sul posto di lavoro pur non avendo il green pass, esponendo anche l’azienda a una sanzione, oppure chi presenta delle certificazioni false. Si tratta di situazioni che possono far venir meno il rapporto di fiducia e che di conseguenza possono anche legittimare il licenziamento per giusta causa.

E - ma in rari casi - potrebbe essere il dipendente che, stanco di dover rispettare le regole sull’obbligo del green pass, decide di dimettersi e di dedicarsi, ad esempio, a un’attività di formazione. La domanda che in entrambi i casi ci si pone è: spetta l’indennità di disoccupazione NASpI in tali situazioni? Facciamo chiarezza.

Dipendente licenziato per mancanza del green pass: spetta la NASpI?

Ribadiamo che per poter scattare il licenziamento non è sufficiente che il dipendente sia senza green pass. Anzi, la legge tutela chi si trova in questa situazione, stabilendo sì la sospensione del servizio e il relativo blocco della retribuzione, ma allo stesso tempo garantendo il diritto alla conservazione del posto di lavoro.

Nulla può, tuttavia, la legge quando dalla mancanza di green pass si travalica a un’altra situazione, come ad esempio può essere il dipendente che impreca o si ribella contro l’azienda che decide di non farlo accedere sul posto di lavoro perché sprovvisto di certificazione.

In tutte quelle situazioni in cui la mancanza del green pass è solamente la causa scatenante di un effetto, e laddove questo effetto comporti la perdita del rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente, il licenziamento per giusta causa sembra essere legittimo (fermo restando che poi dovrebbe essere il giudice a valutare se esistono gli estremi per una tale decisione).

Cosa succede in tal caso? La legge stabilisce che l’indennità di disoccupazione NASpI spetta in tutte quello occasioni in cui la perdita del lavoro non dipende dalla volontà del dipendente. Ebbene, tra queste figura anche il licenziamento per giusta causa.

Paradossalmente, quindi, il dipendente che senza green pass non può lavorare e quindi non ha neppure diritto alla retribuzione, in caso di licenziamento tornerà a godere di un’entrata mensile, in quanto - sempre che ne sussistano gli altri requisiti - avrebbe diritto alla NASpI.

Lavoratore senza green pass: allora conviene dimettersi?

A questo punto si potrebbe pensare che tanto vale dimettersi anziché restare con lo stipendio bloccato per chissà quanti mesi. Ebbene no, perché l’unico caso di dimissioni che danno diritto alla NASpI è quello della giusta causa.

Non rientra comunque nella giusta causa il dimettersi perché sprovvisti del green pass, o perlomeno da parte della giurisprudenza non ci sono state ancora pronunce a riguardo. La giusta causa, d’altronde, è prevista nei casi d’inadempimento o condotta grave del datore di lavoro, a tal punto da riconoscere al dipendente il diritto di recedere immediatamente il rapporto di lavoro senza dover dare un preavviso.

Chi è senza green pass e si dimette, quindi, deve sapere che oltre a dover osservare un periodo di preavviso - che tra l’altro deve essere lavorato - non avrà neppure diritto alla NASpI; per questo, si tratta di una decisione da valutare in maniera approfondita.

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