L’aumento dei tassi americani era ormai già nell’aria da tempo. Adesso che il quadro è più chiaro, quali sono le prospettive dei mercati finanziari?
La Federal Reserve non ha deluso le aspettative dei mercati, decidendo di rialzare i tassi nell’ordine dello 0,25%-0,50% per poi procedere con graduali rialzi di un quarto di punto ogni trimestre per il prossimo anno.
I mercati finanziari di tutto il mondo stanno festeggiando l’annuncio della banca centrale americana vista la rivalutazione del Dollaro USA sulle altre monete e la rimozione dell’incertezza causata dall’attesa delle mosse della Fed. Nel dettaglio, si cercherà di capire i possibili effetti sui mercati finanziari dopo l’aumento dei tassi Usa dando ampio spazio ai commenti degli analisti.
Rialzo tassi USA: i commenti degli esperti
La Federal Reserve ha annunciato l’atteso rialzo dei tassi americani dopo un periodo prolungato di politica monetaria espansiva. La mossa della banca centrale statunitense pone fine ad un periodo, durato quasi un decennio, caratterizzato da quantitative easing e tassi di interesse quasi a zero.
L’annuncio della Fed ha innescato il rally di tutti i mercati finanziari, compresa Wall Street, che ritrovano fiducia nell’economia americana, la quale continua ad essere il traino dell’economia globale.
Bank of America: rialzo più lento del passato ma sopra le attese del mercato
Gli analisti di Bank of America-Merril Lynch hanno commentato senza sorprese l’aumento dei tassi annunciato dalla Federal Reserve. Gli esperti della banca statunitense hanno sottolineato come l’incremento previsto per il prossimo anno dei tassi di interesse, pari a 100 bp, sia molto più lento rispetto al passato anche se, tuttavia, rimane comunque al di sopra delle aspettative del mercato.
Gli strategist di Bank of America-Merrill Lynch hanno concluso il commento mettendo in evidenza l’importante messaggio lanciato dalla Fed. Secondo gli analisti della casa d’affari, il braccio finanziario della Fed si è dimostrato unito nella decisione e ha messo in evidenza la fiducia che il board ha nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Intesa San Paolo: rialzo dei tassi "semi-dovish"
Gli economisti di Intesa San Paolo hanno definito “semi-dovish” il rialzo operato dalla Fed. Secondo gli analisti della banca italiana, il Fomc si è dimostrato dovish quando ha sottolineato che il target dell’inflazione verrà attentamente monitorato (causando possibili ripensamenti nel caso non fosse raggiunto).
Meno da “colomba” è invece risultato il ritmo di rialzo dei tassi per il prossimo anno che l’istituto centrale americano intende attuare. Gli esperti di Intesa hanno infatti evidenziato come 4 rialzi nel 2016 siano un segnale piuttosto da “falco”.
BlackRock: aumento tassi USA buona notizia. Puntare su azionario UE e Giappone
Gli esperti del fondo americano BlackRock hanno dichiarato che il rialzo dei tassi della Fed deve suonare come una buona notizia per gli investitori. Tuttavia, questi ultimi, dovranno aspettarsi la permanenza di volatilità sui mercati in futuro.
Gli analisti del fondo USA hanno infine concluso di preferire il mercato azionario europeo e giapponese piuttosto che il mercato dei bond.
Capital Economics: rialzo potrebbe essere superiore al previsto
Fuori dal coro gli strategist di Capital Economics che invece hanno interpretato il grado di rialzo dei tassi americani da “ falco”.
Secondo gli esperti di Capital Economics, il ritmo dei rialzi potrebbe essere superiore al previsto, aspettandosi per la fine del 2016 un aumento dei tassi fino al 2% a causa di un aumento dell’inflazione superiore al previsto.
Rialzo tassi USA: le possibili evoluzioni dei mercati finanziari
Come abbiamo visto, buona parte degli analisti ha interpretato il rialzo dei tassi americani come un segnale positivo per l’economia globale. Anche la banca centrale russa e quella delle Filippine hanno sottolineato come l’aumento dei tassi USA gioverà alle economie dei mercati emergenti.
Il ritmo dei tassi di interesse che la Federal Reserve intende attuare e la coesione dimostrata dai membri del board, suggeriscono che la Fed si stia muovendo in questo senso con toni più da “falco”.
L’attenzione dell’istituto centrale americano nei prossimi mesi sarà proiettata più sull’andamento dell’economia americana che non su quello dell’economia globale il che, da una parte, potrebbe essere controproducente per gli stessi Stati Uniti.
Tuttavia, la rivalutazione del Dollaro potrebbe in qualche modo dare un respiro di sollievo soprattutto alle economie sviluppate come quelle dell’Eurozona e del Giappone che, insieme alla contemporanea svalutazione delle rispettive monete, dovrebbero giovare di un aumento delle esportazioni.
Mercati azionari: titoli europei e giapponesi suscitano interesse
In effetti, come sottolineato dagli analisti di BlackRock, gli investitori potrebbero decidere di puntare sul mercato azionario europeo e su quello nipponico puntando gli investimenti proprio sulle società esportatrici.
Molti esperti sono concordi nel dire, riguardo al mercato europeo, che i titoli azionari più appetibili sono quelli di Italia e Spagna visto che le esportazioni di questi due Paesi potrebbero rimbalzare in maniera più vigorosa rispetto agli altri Stati dell’Eurozona.
L’avversione al rischio si dovrebbe ridurre con la diminuita incertezza derivante dall’aumento dei tassi di interesse, quindi i mercati azionari torneranno probabilmente a farla da padrone.
Puntare sui mercati emergenti sembra ancora rischioso visto che l’aumento dei tassi americani può rappresentare un’arma a doppio taglio.
Da una parte è vero che la rivalutazione del Dollaro aiuterà le economie emergenti a ritrovare un vantaggio competitivo nelle esportazioni ma dall’altro mette a repentaglio i debiti delle aziende denominati in dollari.
L’aumento di valore della moneta statunitense potrebbe infatti causare alcune difficoltà a quelle aziende che detengono il debito denominato in valuta americana come per esempio le aziende cinesi. Un ulteriore rallentamento dell’economia di Pechino potrebbe mettere in seria difficoltà la ripresa dei mercati emergenti.
Wall Street in futuro potrebbe iniziare a stornare la rivalutazione del Dollaro americano che dovrebbe rallentare le vendite all’estero delle aziende americane. Tuttavia, l’atteggiamento in parte "dovish" della Fed potrebbe non fermare il rialzo degli indici americani. I titoli ad alto rendimento non dovrebbero comunque sortire particolari effetti.
Obbligazioni: Us Treasuries nel mirino degli investitori
Per quel che riguarda il mercato obbligazionario, la situazione sui bond sovrani europei non cambia e anzi, se la BCE dovesse aumentare in futuro le politiche monetarie come già fatto recentemente, i rendimenti delle obbligazioni statali dovrebbero scendere ulteriormente.
Diverso il discorso per i Treasuries americaniche nell’ultimo periodo sono tornati nelle mire degli investitori, registrando ieri un picco che non si registrava da 5 anni.
I bond statunitensi tornano appetibili con l’aumento dei tassi di interesse tuttavia vanno maneggiati con attenzione.
Nel caso in cui l’economia americana non crescesse al ritmo desiderato dalla Fed, è possibile che i tassi di interesse tornino a zero o, come paventa l’ex-presidente della Fed, Ben Bernake, il rischio è che i tassi USA possano girare addirittura in negativo se l’economia americana tornerà in recessione.
Commodities: settore potrebbe continuare a scendere
Il mercato delle commodities rimarrà sotto pressione. I futures sul petrolio WTI, dopo l’annuncio e le spiegazioni della Fed sull’aumento dei tassi, solo nella seduta di ieri sera hanno perso il 5%. Ancora oggi i prezzi del greggio sono in calo con il Brent a quota 37,18$ ed il WTI a 35.23$.
Il prezzo del petrolio dipenderà non solo dall’aumento dei tassi della Federal Reserve ma anche dalle politiche di produzione che l’Opec intenderà adottare nel 2016. Al momento fare previsioni sul greggio è molto difficile vista l’intricato intreccio di variabili che incide sui prezzi del bene.
L’aumento graduale dei tassi americani, con possibilità addirittura di un ritorno ad una politica accomodante, potrebbe comunque sortire effetti più lievi sul mercato petrolifero e sulle commodities in generale che hanno comunque già in gran parte prezzato l’aumento dei tassi di interesse statunitensi.
Stesso discorso vale per le altre materie prime che, nella giornata di oggi, segnano diffusi ribassi. Sotto pressione nella seduta di oggi si registrano il Palladio e il Platino anche se, come detto, le materie prime sono tutte in rosso.
Il rialzo dei tassi di interesse americani di per sé non ha un grande effetto sulle materie prime poiché queste ultime sono influenzate dall’andamento del Dollaro americano e dallo stato dell’economia cinese.
La Cina infatti è il più grande importatore al mondo di commodities e se l’effetto dell’aumento dei tassi risultasse negativo per la propria economia, con lo Yuan pronto a svalutarsi rispetto al Dollaro americano, si potrebbe verificare una diminuzione della domanda di commodities.
L’Oro ha perso negli ultimi tempi lo stato di bene rifugio, status che da sempre appartiene al metallo prezioso. Con il Dollaro in rivalutazione ed i rendimenti dei Treasuries americani in aumento, gli investitori potrebbero decidere di dirottare i propri fondi su questi ultimi che ormai sembrano essere tornati i beni rifugio per eccellenza.
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