La BCE sta per fare qualcosa di molto stupido a danni dell’Italia (e non solo)

Flavia Provenzani

01/03/2017

La BCE ha perso il senso espresso nella frase “tutto il necessario” e sta per fare qualcosa di molto stupido a danni dell’Italia, e non solo.

La BCE sta per fare qualcosa di molto stupido a danni dell’Italia (e non solo)

La BCE sta per fare uno grosso sbaglio di politica monetaria a danni dell’Italia, ma anche di Grecia e Spagna.

Nel 2012 il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi dichiarava: “la BCE è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro”. Sembra, però, si sia dimenticato della sua promessa.

La BCE non ha nemmeno iniziato ad adempiere al suo voto fino a marzo 2015, quando ha dato il via ad un programma di allentamento quantitativo (QE) del valore di 60 miliardi di euro al mese.
In parole povere, la BCE ha iniziato a stampare euro dal nulla e ad utilizzarli per comprare diversi asset finanziari. A marzo 2016 la BCE ha aggiunto ancora più stimolo, aumentando gli acquisti di asset a 80 miliardi al mese.

I risultati sono stati mediocri: la Grecia, l’Italia, la Spagna rimangono bloccate sotto dei gravi strati di depressione. Il tasso di disoccupazione in Italia è fermo al 12 per cento, e il debito è aumentato dal 123 al 133 per cento del PIL. La Grecia ha un tasso di disoccupazione del 23 per cento e un carico di debito che è cresciuto in quattro anni dal 159 per cento al 183 per cento della sua economia mica. In Spagna la disoccupazione è ancora oltre il 18 per cento.

Il che è un grosso problema.

"Proprio come un individuo non riesce a pagare i conti se il suo stipendio rimane piatto o scende, un paese non può ridurre il suo debito senza espandere la sua economia",

ha osservato recentemente il New York Times. Fino a quando queste economie non verranno curate, la zona euro rimane suscettibile ad una distruzione.
Eppure Draghi & Co. sembrano guardare a questa situazione pensando “ce l’abbiamo fatta, la missione è compiuta!”.

La BCE sta per fare una cosa molto stupida

Dallo scorso ottobre si parla della possibilità che la BCE inizi a ridurre il QE, un’attività nota come “tapering”. Una decisione a riguardo è attesa dal mercato il 9 marzo, in occasione della riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo. I mercati finanziari internazionali stanno già diventando nervosi, e i rendimenti dei titoli greci e italiani, in particolare, stanno salendo dato il calo di domanda.

Questo è l’esatto opposto di ciò che la BCE dovrebbe fare. Come dimostra la situazione in Italia, Grecia e Spagna, il programma finora è stato insufficiente e poco mirato. Il problema principale non è solo quello di ridurre il suo debito: un paese deve riuscire a far crescere la sua economia più velocemente rispetto al peso del suo debito. E per far sì che la propria economia torni a funzionare, un paese deve prima aumentare il proprio debito.

La spesa in deficit inietta denaro nell’economia - attraverso tasse più basse, pensioni più generose, un maggior sostegno sociale da parte dello Stato, investimenti pubblici e un diretto coinvolgimento del governo - così che la gente possa iniziare a comprare e vendere, investire e ad assumere di nuovo. Al contrario, gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa riducono il deficit risucchiando i soldi dall’economia reale, ostacolandola e impedendone il recupero.

I salvataggi non funzionano

Ma quando si tratta della Grecia in particolare, la Germania e il resto della zona euro non vogliono salvare il Paese incondizionatamente. Chiedono che la Grecia, in cambio dei prestiti di cui ha bisogno, metta in campo una massiccia austerità, così che possa registrare un surplus di bilancio e ripagare i suoi creditori.

Il destino della Grecia rimane così incastrato in un ciclo infinito: i salvataggi dell’Eurozona danno soldi alla Grecia solo per far sì che l’austerità imposta dall’Eurozona metta di nuovo in crisi in paese.

La “strana” impostazione del QE della BCE

Ma i salvataggi da parte di altri governi nazionali non sono l’unico modo per portare denaro all’interno di un’economia. Il programma di allentamento quantitativo della BCE si concentra sull’acquisto di obbligazioni - vale a dire debito nazionale. Francoforte potrebbe aumentare l’acquisto di obbligazioni e concentrarsi su paesi come l’Italia, la Grecia e la Spagna, stimolando le loro economie e in questo modo evitando tutta una serie di politiche difficili e di qui pro quo con altri paesi, come la Germania e la Francia.

Purtroppo, la BCE ha fatto l’esatto contrario. La maggior parte del QE finora si è rivolto ai titoli tedeschi, con acquisti totali per oltre 300 miliardi. La Francia è seconda con circa 250 miliardi. L’Italia è al terzo posto con poco più di 200 miliardi, mentre la Spagna è al quarto con circa 150 miliardi.

Niente di tutto questo ha senso: l’Italia e la Spagna hanno bisogno di aiuto molto più che la Francia e la Germania.

Intanto (e ancora peggio), i titoli greci sono ancora esclusi dal QE.
Secondo Draghi, la BCE includerà i titoli greci una volta che il paese avrà riformato la sua situazione di bilancio e il suo carico di debito sarà diventato più sostenibile. Il che è un paradosso, dato che il carico del debito della Grecia non diventerà sostenibile fino quando i suoi titoli non saranno inseriti nel QE. Le autorità monetarie della zona euro hanno già anche messo pressione sull’Italia e la Spagna affinché riducano i loro deficit di bilancio come condizione da parte della BCE per mantenere l’iniezione di denaro nelle loro economie.

Questo è il motivo per cui queste economie non riescono a riprendersi.
Tutto ciò è completamente folle. La BCE non è un’impresa a scopo di lucro e può letteralmente stampare tutti gli euro che vuole. Non ha bisogno di essere rimborsata. In definitiva, l’unico limite importante al QE è il rischio di iper-inflazione. E l’inflazione nella zona euro non riesce a salire sopra il 2 per cento dal 2013. La BCE dovrebbe premere sul gas, non sul pedale del freno.

La BCE può tutto, ma non vuole

Se lo volesse, la BCE potrebbe tranquillamente decidere - anche domani - di iniettare più denaro in Italia, Grecia e Spagna.
Il punto focale di un sistema bancario centrale è che si possono far nascere soldi dal niente. Questo è lo scopo di una banca centrale: essere prestatore d’ultima istanza.

Ma Draghi e il resto delle élite della zona euro o non capiscono che i salvataggi forniti dal sistema monetario non funzionano allo stesso modo dei bilanci degli altri membri della zona euro o si sentono politicamente obbligati a far finta che funzionino allo stesso modo.
Le condizioni del nostro paese, e non solo, sembrano destinate a proseguire, almeno fino a quando la zona euro non si lacererà.

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