Johnson presenta il nuovo Regno Unito post-Brexit

Violetta Silvestri

6 Ottobre 2021 - 15:53

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C’è molto ottimismo nel discorso di Boris Johnson alla conferenza del Partito Conservatore. Il premier ha presentato la nuova economia post-Brexit del Regno Unito, con salari più alti e meno tasse.

Johnson presenta il nuovo Regno Unito post-Brexit

Johnson prevede un futuro di grandi opportunità per l’economia del Regno Unito.

La nazione si appresta a entrare nella nuova era post-Brexit con fiducia e ottimismo, stando alle parole del premier.

Non c’è alcun cenno alla frustrazione per la grave crisi attuale del Paese, pressato da prezzi energetici da record, inflazione in crescita, grave carenza di manodopera, industrie al collasso e scaffali vuoti. Neanche al commercio indebolito dagli oneri della burocrazia post-Brexit, alla disputa per i diritti della pesca nella Manica e alla volatilità della sterlina degli ultimi tempi.

In occasione della conferenza del Partito Conservatore, Johnson ha di fatto inaugurato il nuovo corso del Regno Unito. Vediamo cosa ha detto il premier sul futuro dell’economia inglese.

L’economia del Regno Unito secondo Johnson

Boris Johnson ha enunciato i punti salienti della grande svolta economica che trasformerà il Regno Unito.

La nazione ha imboccato una strada nuova che si dirigerà verso mete diverse da quelle raggiunte finora e lo farà con coraggio, anche se ci saranno momenti difficili: questa la sintesi dell’ottimismo di Johnson.

Il riferimento, seppur velato, è alle attuali e profonde criticità che il Paese sta attraversando, frutto di fattori internazionali imprevedibili, ma anche di vulnerabilità proprie del Regno Unito.

Manodopera introvabile, produzione in stallo e prezzi alti sono solo eventi di passaggio causati da una terapia d’urto al sistema economico e alle sue debolezze strutturali che era necessaria.

Il vecchio modello di crescita basato su “salari bassi, crescita bassa, bassa competenze e bassa produttività”, facilitato anche dall’immigrazione a basso costo impiegata nel mondo del lavoro, sta per finire secondo Johnson.

Grazie anche alla Brexit, voluta dalla popolazione, un altro tipo di crescita sosterrà il Regno Unito, con salari più alti, maggiori competenze, produttività più elevata e tasse più basse.”

Il mondo dell’industria e del business in generale non dovrà più trovare l’alibi della manodopera disponibile a salario basso proveniente dall’UE per scoraggiare investimenti sul personale.

D’altronde Johnson, pressato dalla penuria di camionisti di questi giorni, ha spesso ripetuto che il settore non ha abbastanza investito su innovazione, miglioramento delle condizioni di lavoro, formazione professionale.

Il premier, quindi, ha rivendicato le scelte fatte finora, divorzio dall’UE in primis. Proprio la Brexit consentirà alla nazione di conquistare l’autonomia necessaria per imbastire nuove relazioni commerciali nel mondo, con un faro sempre acceso sul rapporto con gli USA.

Scienza, innovazione e capitalismo: i pilastri di Johnson

Il nuovo corso del Regno Unito sarà segnato anche dalla lotta alle ineguaglianze e dagli sforzi per migliorare le condizioni di vita di tutti.

Come? La ricetta di Johnson poggia su tre pilastri: scienza, innovazione e capitalismo. Proprio quest’ultimo, secondo il premier, ha salvato la nazione in preda alla pandemia con i vaccini:

“il capitalismo ci ha dato il vaccino, creato dal settore privato, e il vaccino ha salvato la nostra società aperta e la nostra libera economia di mercato.”

In quello che è sembrato ad alcuni analisti politici come un discorso privo di veri contenuti, Johnson ha comunque chiarito almeno due aspetti della sua visione economica del Paese: ottimismo e capitalismo.

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