Imu e Tasi: ecco le città dove si paga di più

Martina Cancellieri

13 Dicembre 2018 - 14:50

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Imu e Tasi più salate a Roma, è quanto emerso dal rapporto 2018 con la classifica delle città con i costi più alti relativi alle imposte sulla casa. In vista della scadenza del saldo ecco dove si paga di più.

Imu e Tasi: ecco le città dove si paga di più

Imu e Tasi: le imposte sulla casa più salate si pagano a Roma, è quanto emerso dal rapporto 2018 del Servizio Politiche Territoriali della UIL.

Il primato della città italiana dove si pagano l’Imu e la Tasi più alte spetta alla Capitale con una media di 2.064 euro, seguita appena dopo da Milano e Bologna dove le imposte sulla casa costano mediamente poco meno.

Il rapporto Imu e Tasi 2018 che illustra la classifica delle città italiane più care tiene conto dei costi di un’abitazione con rendita catastale derivante dalla media ponderata delle abitazioni di ogni Comune.

Vediamo nel dettaglio tutti i costi presenti nella classifica delle città italiane che pagano le aliquote Imu e Tasi più alte secondo quanto emerso dal rapporto 2018 sui costi delle imposte sugli immobili.

Imu e Tasi: classifica delle città italiane più care

Il rapporto Imu Tasi 2018 è stato pubblicato il 12 dicembre dal Servizio Politiche territoriali della UIL e mostra la classifica delle città italiane con le aliquote più care per quel che riguarda le imposte sugli immobili.

Lo studio annuale in oggetto tiene conto dei costi dell’Imu e della Tasi sulle seconde case, sull’abitazione principale di lusso, sulle seconde pertinenze con focus sulle città capoluogo di provincia.

Per tutti i casi citati il Servizio Politiche Territoriali della UIL ha elaborato da una parte le classifiche delle città con Imu e Tasi più care e dall’altra quelle dei Comuni con i costi delle imposte sulla casa più bassi.

In vetta alla classifica delle città più care c’è Roma dove i proprietari di seconde case pagano 2.064 euro, che sono le entrate medie totali dell’Imu e della Tasi previste per la scadenza del saldo delle imposte sugli immobili fissata al 17 dicembre 2018.

La città più cara dopo Roma è Milano dove a breve i possessori di seconda casa pagheranno 2.040 euro in media, poco meno a Bologna dove si pagheranno 2.038 euro, a seguire ci sono le città di Genova, con 1.775, e Torino con 1.745.

I Comuni con Imu e Tasi più basse sono Asti dove si pagheranno in media 580 euro, Gorizia con soli due euro in più e Catanzaro dove si verseranno in media 659 euro.

Imu e Tasi 2018: ecco quanto si paga in vista della scadenza del saldo

In vista del pagamento del saldo Imu Tasi da effettuare entro il 17 dicembre 2018 ecco i dati che sono emersi dal Rapporto annuale delle imposte sulla casa:

  • alla scadenza del saldo Imu Tasi gli italiani verseranno 10,2 miliardi di euro, mentre il costo totale previsto per la fine del 2018 è pari a 20,4 miliardi;
  • il pagamento di Imu e Tasi riguarderà 25 milioni di proprietari di immobili di cui il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati;
  • nei capoluoghi di provincia si è calcolato un pagamento medio annuo pari a 1.070 per Imu e Tasi, mentre nelle grandi città si supereranno i 2.000 euro;
  • il costo delle imposte sulle abitazioni di lusso sarà in media di 2.610 euro, ma nelle grandi città si valicheranno i 6.000 euro;
  • ben 3,5 milioni di proprietari di prima casa pagheranno in media 56 euro per l’Imu e la Tasi sulle seconde pertinenze come garage e cantine, arrivando fino a picchi pari a 110 euro annui;
  • sono 480 Comuni ad applicare la maggiorazione della Tasi nell’aliquota massima consentita, di cui 18 città capoluogo di provincia.
Rapporto Imu Tasi 2018 - Servizio Politiche Territoriali UIL
Il Rapporto Imu Tasi 2018 a cura del Servizio Politiche Territoriali della UIL con la classifica delle città italiane con le imposte sugli immobili più alte.

Maggiorazione della Tasi: pressione fiscale in aumento dal 2019

Il Governo ha approvato la proroga della maggiorazione della Tasi nel Ddl di Bilancio 2019 che insieme alla mancata conferma del blocco delle aliquote locali significa che dal 2019 i Comuni che finora hanno rispettato l’aliquota ordinaria potrebbero aumentarla fino al limite massimo previsto.

Difatti così facendo, senza la proroga del blocco delle aliquote nella Legge di Bilancio 2019 il Governo del Cambiamento “passa la patata bollente” ai Comuni ai quali attribuisce la possibilità nonché la grande responsabilità di “fare le proprie scelte fiscali”, almeno questa è la motivazione rilasciata dalla Maggioranza.

Ma con lo sblocco delle aliquote locali non c’è solo il rischio dell’aumento di Imu e Tasi in quei Comuni dove fino ad ora i cittadini hanno pagato l’aliquota ordinaria.

Lo scenario che si prospetta dal 2019 con lo sblocco delle aliquote locali è un generale aumento della pressione fiscale che oltre alla tassa sui servizi indivisibili del comune potrebbe colpire pesantemente anche le addizionali Irpef.

Tuttavia, anche se la possibilità di una proroga del blocco delle aliquote sembra ormai un’utopia, non è ancora detta l’ultima parola, infatti il Governo ha ancora una manciata di giorni per tornare sui suoi passi e introdurre la misura nel testo definitivo della Legge di Bilancio 2019.

Si ritiene necessario che il Governo tenga seriamente conto del malcontento generale manifestato non solo dai cittadini ma anche dall’ANCI, che ha definito “debole” l’aspetto della riorganizzazione della fiscalità comunale così come previsto dalla Manovra che sarà approvata entro fine anno.

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