Guerra e sanzioni: quale impatto sull’Italia? Cosa rischia il nostro Paese

Violetta Silvestri

25/02/2022

25/02/2022 - 12:57

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Quali effetti avranno - e stanno avendo - guerra e sanzioni sull’Italia? Mentre l’invasione ucraina da parte di Putin avanza, si fanno i conti economici: cosa e quanto rischia l’economia italiana.

Guerra e sanzioni: quale impatto sull’Italia? Cosa rischia il nostro Paese

Guerra in Ucraina e sanzioni contro la Russia: cosa significano per l’Italia?

L’impatto economico del conflitto in corso e delle misure di ritorsione verso Mosca stanno mettendo in scena una tempesta perfetta, con il risultato di maggiori e gravi incertezze sulla ripresa.

L’Italia stessa è a rischio. L’invasione ucraina da parte delle forze russe ha scatenato l’impennata del gas e del petrolio, aggravando la crisi energetica. In corsa verso nuovi record anche i prezzi delle materie prime alimentari, con evidenti ricadute su consumatori e imprese. In più, la prospettiva di sanzioni economiche potrebbe oscurare l’import/export nazionale.

Quali effetti subirà - e sta già scontando - l’economia italiana con guerra e sanzioni?

Economia italiana colpita da guerra e sanzioni

Si sta palesando un pericoloso effetto a catena sull’economia italiana con lo scoppio della guerra.

Da Confindustria è arrivato l’allarme: “L’Italia, come sappiamo, è particolarmente esposta sul gas e il rischio di conseguenze peggiori in relazione a quanto sta avvenendo in queste drammatiche ore si aggiunge alle grandi difficoltà che, negli ultimi mesi, hanno colpito le imprese e frenato la ripresa italiana.”

Il settore energetico è ovviamente al centro delle preoccupazioni. Ma non solo. Dinanzi a scenari di guerra incerti e a sanzioni economiche, finanziarie e di tipo commerciale a tremare è anche la tenuta dell’import/export.

Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del Governo, nel 2020 l’interscambio tra Italia e Russia è stato di oltre 20 miliardi di euro. A pesare soprattutto i nostri acquisti da Mosca, pari a 12 miliardi di euro, a fronte di esportazioni verso il territorio russo di circa 7 miliardi di euro.

Questi numeri aiutano a capire un potenziale impatto sulle nostre produzioni e approvvigionamenti con sanzioni. Lo ha chiarito anche Romano Prodi oggi sul Corriere, in una sintetica ma lucida analisi:

“l’Italia e la Germania sono le economie che esportano più beni strumentali alla Russia. Se le sanzioni pongono limiti molto forti all’esportazione di tecnologie per l’industria, sicuramente l’Italia e la Germania ne avrebbero un danno...Certo per noi la perdita non sarebbe solo temporanea, per la durata delle sanzioni, perché i nostri clienti russi ci sostituirebbero con prodotti cinesi che poi sarebbe molto difficile scalzare. Se si guardano i dati, l’intensificazione dei rapporti di scambio fra Russia e Cina già oggi è impressionante”

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha espresso preoccupazione per il Made in Italy diretto a Mosca. Non solo per l’effetto sanzionatorio che congelerebbe alcune attività di scambio russe, ma anche per le conseguenze della guerra sul deprezzamento del rublo verso l’euro (che scoraggia l’acquisto di prodotti italiani).

Vino, pasta, articoli florovivaistici potrebbero subire pesanti arresti nell’export verso Mosca. Per esempio, la vendita di piante vive in Russia e Ucraina vale 13 milioni e dalla Sicilia e Liguria partono carichi di fiori (crisantemi in Siberia) verso i due Paesi in guerra.

A lanciare l’allarme sono anche le industrie dell’arredamento e del design italiano, con un’export verso Mosca di circa 400 milioni di euro l’anno. Anche i settori della ristorazione e farmaceutico temono arresti nelle vendite. “Il nostro Paese ha esportato in media nel 2020-2021 oltre 310 milioni di euro all’anno di prodotti farmaceutici verso Russia e Ucraina, che sono importanti anche per l’export di tutta la filiera”, ha annunciato Farmindustria.

Infine, da sottolineare anche gli aspetti logistici. Sulle pagine del Corriere, per esempio, il produttore di pasta e dolci Divella ha denunciato il blocco di un suo carico di grano tenero nel Mare d’Azov. L’incertezza della guerra significa anche questo.

La spirale del gas che blocca l’Italia

La guerra tra Russia e Ucraina ha fatto esplodere i prezzi del gas nella giornata di ieri, preannunciando scenari davvero cupi per il caro bollette in Europa e in Italia.

Sebbene non sia affatto sicuro che le forniture dalla Russia si interromperanno, le tensioni stanno comunque muovendo verso nuovi picchi il gas. E questo è un grave problema per l’Italia, al quale si aggiunge l’impennata del petrolio innescata anche dall’invasione russa.

I colpi all’economia italiana ci sono tutti: il rincaro del gas ha fatto aumentare i prezzi energetici e costretto alcuni settori produttivi nazionali a limitare o fermare la produzione.

Coldiretti ha allertato: 1 azienda florovivaistica su 3 (31,2%) è costretta a ridurre le produzioni con l’esplosione dei costi delle bollette; i rincari dei fertilizzanti, legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, sono schizzati del 170%.

Inoltre, l’Italia sta subendo proprio in questi giorni lo sciopero e il blocco degli autotrasportatori e dei Tir, che protestano contro il prezzo del carburante. Di nuovo il settore energetico sta soffocando la produzione. Senza le consegne, Molisana e Divella hanno interrotto la produzione e prodotti agroalimentari freschi non sono arrivati nei grandi centri di distribuzione.

C’è, dunque, una situazione assai complessa che mette a rischio la ripresa italiana. E la guerra in Ucraina, con lo spettro sanzioni, sta peggiorando lo scenario.

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